“Dove pensi di andare, senza sapere da dove vieni?”
VENERDI 17 GIUGNO SALA PETRASSI ORE 18 AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Ingresso gratuito previa distribuzione di biglietti a partire dalle ore 11 di sabato 11 giugno presso la Biglietteria dell’Auditorium: massimo 2 biglietti a persona, fino a esaurimento posti disponibili
All’indomani dello spettacolo Mistero Buffo, La storia della tigre e altre storie, abbiamo invitato il maestro Dario Fo a incontrare il variegato universo teatrale di Roma fatto di giovani e meno giovani, tra studenti, studiosi, artisti, teatranti, operatori, per raccontare di un teatro che formi e informi tra storia e inchiesta; per confrontarsi sulle necessità della cultura e dello spettacolo oggi, le sue sfide, le possibilità da esplorare, le difficoltà, i bisogni comuni. L’incontro con Dario Fo nasce dalla richiesta di giovani attori e appassionati che vorrebbero fermarsi a parlare di teatro con lui, di vedere e ascoltare Dario Fo raccontare di teatro. Ebbene, ci piace accogliere in festa il grande maestro, dopo il bel compleanno dello scorso marzo, dicendogli grazie, visto il regalo che ci ha fatto con questa nuova tournée di uno spettacolo così importante: Mistero Buffo.
“Dario Fo è un maestro che non fa il maestro perché vive le cose insieme a te e ti dà fiducia” dice Paola Cortellesi che sarà al suo fianco in questa serata. Dario Fo e Paola Cortellesi avranno una lista di domande del pubblico a cui rispondere e il pubblico avrà il piacere di ascoltarli. Dario Fo vive l’arte teatrale, spiega e sembra che reciti: racconta e ogni volta riflette in sé tutte le tecniche e le abilità dell’uomo totale di teatro.
Il maestro riesce sempre a rendere familiare, ad adattare, qualsiasi tema alla sua platea, abbattendo l’aura di sacralità in cui vengono spesso immersi argomenti e personaggi legati al mondo ufficiale della storia artistico-culturale. Dario Fo, viaggiando da un capo all’altro della storia, tira in causa i più grandi nomi del teatro e della cultura e mette a confronto la loro arte, rende viva la loro poetica, non già per dimostrare come si faceva allora ma come bisogna fare oggi, rielaborando gli stili dei grandi maestri. A proposito di Ciullo D’Alcamo, Ruzzante, Caravaggio, Giotto, Francesco d’Assisi, come leggere, usare e giocare documenti, scritture, sculture, testi, liberandoli dalla facile menzogna dei censori e dalla diffusa ignoranza, per cercare le ragioni della loro storia e della loro arte? L’incontro di Dario Fo e Paola Cortellesi, punta l’attenzione all’importanza di immergersi nella concreta esperienza delle cose, coltivando la passione per il dubbio, l’amore per ciò che è continuo divenire, diffidando per ciò che si cristallizza in autorità e certezza. La costruzione di un personaggio, come di una situazione, è un momento politico, animato dal tentativo di essere obiettivi. Per Fo, lo spazio quotidiano è laboratorio permanente. Dario Fo ci insegna cosa concretamente voglia dire “fare” teatro, fabbricarlo, agirlo nel lavoro quotidiano, ci fa scoprire la materiale vitalità e il senso stesso dell’arte teatrale.
DARIO FO:
Antico è il “gioco” del teatro e, conoscerne le origini, è essenziale. Se non sappiamo da dove veniamo è molto difficile capire dove pensiamo di arrivare. “Cantate uomini la vostra storia” incitava Savinio (il poeta). Quanti sono gli uomini che preferiscono affondare piuttosto che vedere la realtà!
Bisogna coinvolgere i ragazzi in questo antico “gioco”, sono loro che devono portarci delle testimonianze, fare ricerche a loro volta, portarci la verità, fare inchiesta, ricercando e mettendo in
dubbio, avere il senso del dubbio, leggere e studiare, confrontare sempre quel che ci viene detto,
con le proprie inchieste. Mai dimenticare che il teatro, soprattutto quello comico, ha bisogno di un coinvolgimento totale da parte di chi lo conduce, e di procurare divertimento a coloro che vi partecipano da spettatori, come in un gioco.
Nel nostro tempo, avrete notato, in tutte le arti e i mestieri, si tende a creare degli specialisti assoluti. In poche parole si tritano le professioni e il sapere e questo vale anche per il teatro. Per non rischiare il mestiere di routine, l’uomo di teatro deve farsi coinvolgere nell’intera conduzione dell’allestimento, vivere la messa in scena dello spettacolo con una partecipazione palese e costruttiva. Per stare in scena bisogna conoscere tutto della rappresentazione.
Il problema è la cultura! Quante volte io sento parlare di cultura e mi rendo conto che si sgattaiola fuori dal problema di esprimere concretamente, che cosa vuol dire cultura, quando la si vuol fare, a che cosa serve e come la si vuole organizzare fino in fondo. Questo discorso si evita perché in certi casi, la cultura è fastidiosa. Cultura non significa soltanto il bello. È fondamentale che ci sia il bello la meraviglia, lo stupore, per un pittore che ci sia il croma, la ritmica, gli spazi, che sia il colore a stupire e così per un musicista le note, la musica, il ritmo, l’orchestra, il canto e per l’architetto è egualmente una questione di spazi, di invenzione, di fantasia, ecco, è necessaria una enorme quantità di fantasia.
Noi teatranti, intellettuali del nostro tempo, dobbiamo fare l’impossibile perché i giovani traggano dal nostro lavoro la forza e il bisogno di raccontare a loro volta con slancio, fantasia e spietata ironia, la loro indignazione. Per una vita, Franca ed io, abbiamo montato e recitato, migliaia di spettacoli in teatri, fabbriche occupate, Università in lotta, perfino in chiese sconsacrate, in carceri, in piazza, col sole e la pioggia, sempre insieme. Abbiamo sopportato vessazioni, cariche della polizia, insulti dei benpensanti e aggressioni. Lei, più di tutti, sulla sua pelle, ha pagato per la solidarietà che davamo agli umili e ai battuti. Raccontavamo le storie del nostro tempo giocate con un’astuzia particolare, parlavamo del medioevo ma trattavamo dell’oggi per un teatro di satira. Il teatro è finzione del reale che sa diventare verità e dramma. Lo spettacolo era l’apertura totale al diritto di pensare: la libertà.
Info 06-80241281
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