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Call Center invadenti e maleducati: è vero marketing?

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Prima il “trucco” dell’anonimo, ora le chiamate da numeri fissi, con prefisso solitamente riconducibile ad altra regione. Il comun denominatore? Si tratta nella (quasi) totalità dei casi di operatori telefonici che vogliono proporre la miglior offerta per convincerci ad abbandonare il nostro attuale gestore e passare alla concorrenza.

La tecnica è spesso ricorrente: voce cordiale e discorsiva all’inizio della conversazione, salvo poi cambiare bruscamente di tono al primo accenno di rifiuto di proposta da parte del ricevente.

L’ultima segnalazione arrivata sul nostro portale ci ha spinto però a compiere una doverosa riflessione: è vero marketing quello che le aziende telefoniche (spesso rappresentate da soggetti terzi ai quali viene appaltato l’intero apparato commerciale) riescono a fare con i potenziali clienti?

La risposta, molto probabilmente, è no. Emblematico il caso successo pochi giorni fa a una signora di 86 anni e raccontato al nostro portare dal figlio e la nuora. Dopo aver risposto ad una chiamata arrivata da un numero facente riferimento a un prefisso regionale del nord, la ricevente è stata invitata ad ascoltare l’offerta proveniente da un noto operatore telefonico. Al primo segnale di diniego – la donna ha utilizzato una scusa, asserendo di non essere la titolare della linea telefonica – la centralinista è andata su tutte le furie, cominciando ad accusare la sua interlocutrice di dichiarare il falso e utilizzando un tono minatorio per costringerla ad ascoltare l’offerta che le doveva essere proposta.

Un metodo aggressivo che – stando anche ad altre segnalazioni giunte nelle scorse settimane – avrebbe l’effetto di incutere una certa sudditanza psicologica nei soggetti, per costringerli quantomeno a prolungare la conversazione e – chissà – cambiare la propria posizione iniziale.

Un modus operandi che – siamo sicuri – non giova agli interessi delle compagnie telefoniche promotrici, le quali – è bene ricordarlo – subappaltano spesso le commissioni riguardanti il marketing a soggetti terzi, ma che probabilmente ignorano – o non sono totalmente a conoscenza – dei metodi talvolta spartani adottati dai centralinisti ingaggiati, il cui unico scopo è creare volume d’affari a discapito della fidelizzazione dell’utente.

Il risultato – ormai ampiamente comprovato – è quello di una totale sfiducia da parte del potenziale cliente, che interpreta la chiamata dell’operatore telefonico come una pura e semplice “scocciatura” da risolvere nel più breve tempo possibile. Se poi a tutto questo si aggiunge la maleducazione dell’operatore, ecco che alla fine il disturbo di chi riceve la chiamata diventa un vero e proprio fastidio.

La riflessione finale è quella che le compagnie telefoniche dovrebbero fare molta attenzione a scegliere l’azienda cui affidare un simile compito. Il nome del soggetto promotore dichiarato da chi chiama, infatti, non lascia spazio ad interpretazioni e il rischio concreto è quello di una pubblicità “al contrario”. Vale davvero la pena trattare male un potenziale cliente solo per tentare un feedback altrimenti irraggiungibile con i metodi tradizionali? La buona condotta paga sempre e il consiglio è quello di scegliere sempre con cura le società chiamate a rappresentare nomi così importanti.

Spesso le stesse aziende sono ignare di ciò che accade, ma l’abbrutimento dei metodi – pur generando un potenziale incremento delle vendite nel breve periodo – non porta certamente i suoi frutti a lungo termine. Con il rischio che la totale sfiducia faccia sempre più da deterrente a una sostanziale chiusura di quello che – ad oggi – rimane uno dei principali cavalli di battaglia degli operatori telefonici: la migrazione ad un’altra compagnia.