Il Tribunale di Roma riconosce le responsabilità del Policlinico Gemelli per la vicenda della Tbc e apre la strada ai risarcimenti in sede civile in favore delle famiglie coinvolte nel gravissimo scandalo sanitario che colpì la capitale.
A deciderlo il Gip Elisabetta Pierazzi, che ha assolto medici e dirigenti del nosocomio per mancanza di colpa, confermando però le responsabilità dell’ospedale sul fronte della violazione delle norme di sicurezza.
Scrive il Tribunale nell’ordinanza di archiviazione:
“presso il reparto maternità del Policlinico Gemelli nel periodo in esame si è avuta una esposizione al rischio di contagio tubercolare che si è verificata con certezza in almeno un caso […] tale contagio è avvenuto per la violazione delle normative antinfortunistiche da parte dei responsabili del Policlinico Gemelli.
E’ evidente che la mera possibilità di sviluppare una malattia in futuro non è compatibile con la struttura del reato di lesioni colpose, o di epidemia colposa, e come tale la richiesta sconti la sovrapposizione del piano della tutela civile rispetto a quella penale, più volte emerso nel corso del procedimento, che è marciato in parallelo a numerose quanto comprensibili istanze risarcitorie”.
Il Tribunale ha assolto medici e dirigenti perché non ha ravveduto la colpa, ma ha confermato come il Gemelli violò in modo palese le leggi vigenti in tema di sicurezza negli ospedali – spiega il Codacons –.
L’aspetto più importante dell’ordinanza, però, è quello sulla possibilità per le famiglie di agire in sede civile ai fini del risarcimento danni.
Per tale motivo l’associazione avvierà ora un’azione risarcitoria al tribunale civile contro il Policlinico Gemelli, volta a far ottenere ai genitori dei bimbi coinvolti nello scandalo tbc un equo indennizzo per lo stress subito e la paura patita, e per le pesanti conseguenze derivanti alla profilassi imposta ai bimbi dal nosocomio.
I genitori si sono inoltre rivolti a Papa Francesco, attraverso una lettera con la quale chiedono l’aiuto e l’intercessione del Pontefice nella loro battaglia legale.