Il colloquio di lavoro è una tappa fondamentale da cui passiamo tutti, prima o poi. Vediamo quali sono i principali consigli per affrontarlo al meglio.
La comunicazione è multimodale, quindi dobbiamo cercare di tenere conto del linguaggio verbale, paraverbale e non verbale. Stiamo dunque attenti all’immagine che mostriamo, alle parole e al tono di voce che usiamo.
La prima domanda a cui rispondiamo è come presentarsi a un colloquio nel miglior modo? Bisogna vestirsi in maniera adeguata utilizzando abiti e scarpe pulite. Ci facciamo un’idea delle persone già nei primi 8 secondi e presentarci con le scarpe sporche o da ginnastica non è un buon biglietto da visita. Inoltre, bisogna evitare gonne troppo corte o scollature esagerate per quanto riguarda le donne. Se si tratta di un lavoro creativo, vestirsi in maniera originale può essere una buona idea. Prima ancora del face to face, c’è il contatto telefonico. Bisogna rispondere anche alle chiamate anonime e mostrarsi subito reperibili e disponibili a un incontro improvvisato. Tuttavia, dobbiamo prenderci il tempo necessario per prepararci adeguatamente.
Non tutti risultano spontanei e vispi durante una situazione di forte stress. La timidezza e il sudore freddo talvolta bloccano anche i migliori. Bisogna pensare a questo atto come fosse un esame all’università. Dobbiamo prepararci a memoria alcune domande e risposte standard facendo prove con amici, parenti o anche davanti allo specchio. E’ l’unico modo per risultare il più possibile a proprio agio. Bisogna prepararsi a una recita. Ciò non significa snaturarsi, ma mostrare il meglio di noi.
Prima di presentarci al colloquio di lavoro, dobbiamo aver studiato il più possibile l’azienda nella quale lo andremo a fare. E’ buona prassi anche chiedere il nome della persona che si occuperà di noi e il ruolo che ha all’interno della società. Potremo così reperire le informazioni su internet per fare un buon aggancio. Ad esempio, se leggiamo un articolo della persona tenuta a valutarci, possiamo dirgli di averlo letto e aver apprezzato determinati punti, spiegando il motivo. Oppure, dimostrare di essere in grado di descrivere minuziosamente le l’attività svolta dall’azienda: un punto a cui molti datori tengono.
I consigli per il colloquio di lavoro: come affrontarlo al meglio
Una volta seduti, vengono fatte le classiche domande tipo “Parlami di te”, “che esperienza hai nel settore?”, ecc. A questo proposito bisogna prepararsi e imparare a memoria una breve presentazione di sé (condensata in 30, massimo 60 secondi). La si deve ripetere più volte ad alta voce e imparare a usare la giusta tonalità. Anche se la domanda è “Parlami di te”, non vogliono sapere che hobby abbiamo o le nostre caratteristiche personali. Gli interessa sapere se siamo adatti a ricoprire la posizione vacante. Se spieghiamo che abbiamo lavorato per tale azienda, dobbiamo specificare che competenze abbiamo maturato e quali responsabilità avevamo. Quindi, si deve andare dritti al punto e raccontare chi siamo parlando al presente. Si può dire, ad esempio, “Sono un ingegnere con tre anni di esperienza alle spalle e ho lavorato su un progetto XXX guidando un team composto da 30 persone, ecc.”. Bisogna personalizzare la propria presentazione in base alla nostra esperienza e al lavoro per il quale ci stiamo candidando. Questa sezione si chiama elevator pitch e serve ad attirare subito l’attenzione del selezionatore. Bisogna studiare per bene il proprio CV: potrebbero farci una domanda riguardante qualcosa che abbiamo scritto. Quindi, meglio non scrivere falsità.
Di norma verranno fatte le classiche domande o si compilerà un questionario in cui si chiede se il candidato è disponibile a trasferte, a fare turni, ecc. In caso di domande orali è bene prepararsi una risposta brillante che dia garanzie, altrimenti mostrarsi disposti a tutto (sempre se si è veramente interessati a quel posto di lavoro). I selezionatori sono dei dipendenti e per ridurre il margine di errore vogliono garanzie (anche inconsce) sui seguenti campi: Sai svolgere la mansione? Vuoi fare questo lavoro? Farai questo lavoro? Hai una filosofia/cultura adatta a questo tipo di impiego?
Vogliono sapere se abbiamo le competenze adatte a svolgere la professione o se possediamo quelle potenziali per imparare al meglio a ricoprire il ruolo. Le soft skill sono quelle innate: creatività, leadership, onestà, ecc. Le hard skill sono quelle che puoi imparare soltanto tramite studio e pratica: usare un software, lavorare con il tornio, ecc. Le prime sono propedeutiche alle seconde.
Vogliono conoscere se siamo fortemente motivati a fare questo lavoro: si sa, per fare una cosa bene bisogna avere passione. Vogliono sapere se è questo il settore che ci interessa per evitare che abbandoniamo il ruolo senza preavviso, se siamo affidabili. Infine, se abbiamo la filosofia e cultura adatta per integrarci a quella dell’azienda. Domanda tipiche per conoscere queste risposte possono essere: “Quali competenze/esperienza hai?”, “Cosa ti piace di questo settore?”, “Come ti vedi fra 5 anni?”, “Hai già lavorato in team?”. Bisogna preparare una risposta ideale che non solo dia le giuste garanzie, ma che sia anche in grado di stupire positivamente per la buona volontà e creatività dimostrata. A questo proposito, può essere utile progettare una serie di domande tipo, trovare la risposta ideale e impararla a memoria. Attenzione alle domande “infami”. Talvolta potranno chiedervi se ad esempio pensate sia professionale avere tatuaggi o di schierarvi contro qualcuno o qualcosa. E’ una trappola: pensate bene prima di rispondere e cercate di essere onesti.
Il colloquio di lavoro termina sempre con il selezionatore che ci chiede se abbiamo domande da fargli. Dobbiamo sempre averne un paio a disposizione. Non devono mai riguardare il compenso. Domande intelligenti possono essere “Qual è la filosofia di lavoro della vostra compagnia?”, oppure “Mi descriva una giornata tipo di lavoro qui”. Dobbiamo mostrare che siamo interessati a svolgere il lavoro e che abbiamo intenzione di farlo al meglio.
La prova è terminata. Ora bisogna essere pro-attivi. Chiediamo il contatto della persona con cui abbiamo parlato per chiedergli gentilmente se possiamo utilizzarlo in caso di ulteriori dubbi. Verranno presi alla sprovvista e diranno di sì. Nel follow-up, possiamo chiedere informazioni su come funziona il processo di selezione e annunciare che ci faremo vivi per sapere come è andata. Ovviamente lo faremo nel giro di qualche giorno, tramite e-mail o con una telefonata. Qui avremo modo di riorganizzare le idee e correggere il tiro sulle cose che secondo noi non hanno funzionato al colloquio. Inoltre, è una buona occasione per tirare di nuovo fuori l’elevator pitch, modificarlo per far sì che risulti ancora più sintetico (possibilmente, utilizzando anche parole differenti). Se nella conversazione sono state menzionate delle competenze, scrivere che le abbiamo e infine ripetere che siamo interessati a quel lavoro.
I consigli per il colloquio di lavoro: come affrontarlo al meglio
Esistono anche i colloqui di gruppo: i cosiddetti assestment. In quel caso, lo scopo è dare un punteggio al nostro comportamento. Ci verranno proposti dei test in cui non esiste una vera e propria soluzione, ma ciò che conterà sarà come lavoriamo in team e come sappiamo gestire la leadership trascinando dalla nostra parte il resto del gruppo.
Ci hanno chiamati per un secondo colloquio. Sono interessati. Dobbiamo essere meno telegrafici e diretti. Vogliono avere la risposta al quarto quesito di prima: se ci integreremo bene. Cerchiamo di restare tranquilli e dargli tutte le garanzie che cercano. La fase successiva sarà quella della contrattazione dello stipendio.
Di seguito, alcuni video che consigliano alcuni comportamenti da adottare e da evitare tratti da famose pellicole. Adesso, non resta che studiare e prepararci al meglio. Perché cercare lavoro è un lavoro.
https://www.youtube.com/watch?v=L7O6qPXBshA
https://www.youtube.com/watch?v=1sveCkVpq3o