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Rifiuti, il Comitato Residenti Colleferro torna all’attacco: “Dopo l’inganno, il bluff della Regione”

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Lo scorso 2 Agosto la Giunta della Regione Lazio ha approvato il testo del nuovo Piano di Gestione del Rifiuti (http://www.regione.lazio.it/binary/rl_main/tbl_documenti/RIF_DGR_592_02_08_2019_Allegato_3.pdf.).

L’iter proseguirà alla Pisana, in Commissione e in Aula, per l’esame e l’approvazione entro la fine dell’anno in corso, con il termine di 60 giorni per le osservazioni di comitati e associazioni, più altri 30 per le controdeduzioni. Scarsa, praticamente nulla, la possibilità che qualche modifica venga accolta. E’ un documento corposo di 389 pagine, che analizza lo stato di fatto del ciclo dei rifiuti e programma gli interventi con una stima dei flussi da qui al 2027.

<Il nuovo compound industriale di Colleferro – si legge nel comunicato del Comitato Residenti Colleferro”, un impianto da almeno 500.000 ton/anno, è il fulcro sul quale si regge tutta la strategia di gestione dei rifiuti della Regione. Infatti, secondo le stime della Regione, allorchè gli impianti del compound di Colleferro andranno a regime, non prima del 2022 (ovvero fra tre anni), verranno abbattute le quantità di rifiuti destinate allo smaltimento in discarica ed al recupero di energia con gli inceneritori. Sostiene sempre la Regione, che il “miracoloso” compound tratterà scarti e sovvalli provenienti dai TMB “tradizionali” di tutto il Lazio (in specie AMA di Roma Capitale), recuperando quote significative di materiali da detti scarti e quindi diminuendo le quantità non recuperabili da smaltire in discarica.

“Passiamo all’economia circolare!” annuncia trionfalmente la Giunta regionale. In realtà il bluff sta proprio nell’aver indicato che prima del 2022 il compound non andrà a regime, e quindi prima di quella data che si fa? Si utilizzano a pieno regime tutti gli impianti (discariche, TMB e inceneritore di S. Vittore) delle Province del Lazio a supporto del fabbisogno della Capitale che – è esplicitamente dichiarato nel Piano – non è autosufficiente né per il trattamento dei rifiuti urbani (TMB), né per lo smaltimento (discarica). Perciò, almeno per i prossimi tre anni – sempre se va tutto “liscio” – la monnezza capitolina non cambierà la rotta migratoria diretta agli impianti della Provincia di Frosinone, Latina e Viterbo.

E Colleferro? Dal 2022 tutta la monnezza dei TMB della Regione passerà attraverso il nuovo compound per il trattamento; prima di allora resta qualche dubbio sulla chiusura della discarica a fine 2019 e sulla riattivazione di almeno uno degli inceneritori, ora fermi. La Regione scrive espressamente che c’è assoluta necessità di nuove volumetrie per soddisfare il fabbisogno regionale di smaltimento in discarica, ma per realizzare un impianto nuovo occorrono almeno due-tre anni e senza le volumetrie di Colle Fagiolara l’intero ciclo regionale potrebbe collassare. Perciò il rischio di una replica di quanto accaduto a Roccasecca, dove la Regione ha ottenuto la sopraelevazione dell’invaso sulla scorta della motivazione del rischio di una emergenza che avrebbe coinvolto tutto il territorio regionale e tutte le Province, esiste anche per colle Fagiolara.

Siamo alle solite: la Regione dichiara esplicitamente che Roma ha necessità di una discarica ma non usa i poteri sostitutivi per imporne la realizzazione al Campidoglio. E anche se ciò accadesse oggi, ci vorrebbero due-tre anni affinchè il nuovo impianto sia realizzato e funzionante. Nel frattempo? Ci sono sicuramente Roccasecca e forse colle Fagiolara.

L’Amministrazione comunale di Colleferro si sgola per ribadire che la discarica chiuderà, ma nulla potrebbe di fronte ad un provvedimento emergenziale della Regione o addirittura del Ministero dell’Ambiente. Mentre per gli inceneritori di colle Sughero, un ambiguo passaggio del Piano fa scattare l’allarme: “l’intervento di Colleferro potrebbe non essere considerato alternativo alla valorizzazione di sezioni impiantistiche di stabilizzazione già presenti nei vari TMB, quantomeno per il transitorio, e/o in quota parte anche per le strategie a regime. Ciò potrebbe consentire anche una distribuzione territorialmente più equilibrata dei carichi, soprattutto in transitorio alla realizzazione del complesso dell’impiantistica di trattamento.” 

Ergo, se il compound non funzionerà, si torna all’antico sistema TMB-Inceneritore-Discarica, con un ruolo ancora potenzialmente determinante per gli impianti di colle Sughero. In conclusione, i siti di Colleferro, ben lungi dall’essere dismessi e riconvertiti, in realtà divengono centrali e fondamentali nella gestione del ciclo dei rifiuti nel Lazio, sia che il nuovo Piano vada a regime, sia che si torni – ovvero si resti – all’attuale strategia di gestione.

A questo si aggiunga il piano industriale del Consorzio Minerva che prevede la realizzazione di almeno altri tre impianti (biogas o biometano, recupero frazioni differenziate, e trattamento dei RAEE). Tali decisioni, che risalgono ad accordi presi nell’estate del 2017, con all’epoca assessore regionale Buschini, sono state imposte e calate sul territorio senza una reale consultazione e partecipazione dei cittadini, ingannati dalle “stese” avanti le ruote dei TIR e distratti da un roboante movimentismo ambientalista che dopo una prima fase, che ha portato alla chiusura degli inceneritori, nella seconda fase, con la previsione di nuovi impianti, ha visto negati tali risultati.

In più, la politica ha calato l’asso dello sviluppo economico e dei posti di lavoro, così da tacitare ogni eventuale voce dissenziente. Un bluff riuscito perfettamente. Nel mese di settembre il comitato dedicherà un’intera sessione alla problematica sanitaria e ambientale della valle del Sacco, testimoniando al processo in piedi presso il Tribunale di Velletri sulle emissioni odorigene della discarica, che abbiamo denunciato nel 2014, incontrando i vertici di Lazio Ambiente spa (il Comune di Colleferro non ha assentito), opponendoci alla proroga dell’ordinanza Zingaretti sull’emergenza rifiuti e dimostrando in piazza, il 27 settembre, che i cittadini hanno il diritto di scegliere il proprio futuro. La comunità vuole uscire dal settore dei rifiuti con un piano straordinario per le bonifiche delle aree inquinate, senza ulteriori lentezze>.

Ina Camilli Rappresentante CRC, aderente al Coord. Interprov. Ambiente e Salute valle del Sacco e bassa valle dell’Iri