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La regione Lazio penalizza la valle del Sacco e l’Ospedale di Colleferro: la protesta del Comitato Residenti

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La professione del Medico deve potersi svolgere nel “rispetto della vita, della salute fisica e psichica, della libertà e della dignità della persona”, dichiara l’articolo 5 del Codice deontologico, ma lo stesso può dirsi per tutti gli operatori del settore e i pazienti del servizio sanitario.

Principi costituzionali ed universali che all’Ospedale di Colleferro, come in molte aziende e strutture di cura del nostro Paese, non sono pienamente garantiti a causa dello stato di insicurezza e di instabilità in cui versano i servizi, gli operatori e gli utenti, determinato dalle scelte politico-economiche della regione Lazio, che poco hanno a che fare con i diritti dei pazienti e dei lavoratori.

Il personale ospedaliero e della nostra Asl svolge un tenace, paziente, perseverante e faticoso lavoro quotidiano, insufficiente a far fronte alle continue carenze funzionali dell’organizzazione, con immediate conseguenze per tutti. E’ in crisi il buon funzionamento dei servizi igienico-sanitari e le condizioni di sicurezza in cui lavora il personale, che chiede, attraverso i rappresentanti sindacali, di vedere garantito il rispetto dei principi deontologici, il decoro e la dignità professionale.

Su questo stato di cose – rapporto tra servizi e risorse disponibili – va fatta una considerazione elementare, che riguarda i motivi reali per i quali l’Amministrazione ospedaliera non vuole studiare una soluzione. Deve essere lo stesso motivo per il quale la regione si rifiuta di attuare gli impegni presi a favore del nostro territorio con i Sindaci del distretto, lo scorso 5 luglio, un anno fa, o con la SOIM srl!

E’ questo il senso della richiesta di attenzione che più sindacati hanno rivolto al Direttore Generale Asl Roma 5, dottor Vitaliano De Salazar, ed al Sindaco del Comune di Colleferro, Pierluigi Sanna.

Proprio in questi giorni riceviamo risposta a due interrogazioni che abbiamo sollecitato in Consiglio regionale sulle ricadute dell’organizzazione della rete ospedaliera, sulle criticità del sistema sanitario regionale e sul blocco del turn over all’Ospedale di Colleferro. La regione – si legge nella elusiva risposta – opera nel “rispetto degli attuali vincoli normativi ed economico-finanziari e degli obiettivi del Piano di rientro”, lasciando inevase le domande sull’UOS di epatologia e malattie infettive, sul depotenziamento, sul deficit di personale medico ed infermieristico, sull’attuazione dei servizi sostitutivi e sulla inappropriatezza organizzativa della rete di emergenza-urgenza.

Ricordiamo che il ricorso al Consiglio di Stato, presentato da 12 Sindaci del comprensorio della valle del Sacco, con l’intervento ad adiuvandum del gruppo Consulta le Donne, Comitato residenti Colleferro e Cittadini, contro il Commissario ad acta sulla sanità, Zingaretti, regione Lazio, Asl RmG, Comune di Palestrina e Ministero della Salute, sull’atto di trasferimento di 4 reparti dell’Ospedale di Colleferro a Palestrina, non è stato ancora esaminato!

Il Consiglio di Stato infatti ha rinviato la decisione al TAR del Lazio, non ha fissato la data per la discussione del merito, ha confermato (purtroppo) l’efficacia dell’atto di trasferimento ed ha accolto il nostro “appello cautelare, ai soli fini della sollecita fissazione del merito da parte del Tar Lazio”, lasciando a quest’ultimo la responsabilità della decisione definitiva.

Attendiamo la giustizia, ma non ha senso attendere ancora i “tempi brevi” della regione Lazio, poco credibile, vista l’inadempienza rispetto agli impegni sottoscritti il 5 luglio scorso e la noncuranza e l’indifferenza con cui tratta le problematiche di dipendenti e pazienti, mentre prosegue senza sosta lo sciacallaggio e lo sfruttamento ambientale dei nostri territori.

Se la regione vuole dare risposte e dimostrare che non c’è la volontà politica di chiudere l’Ospedale adotti immediatamente i provvedimenti richiesti dal personale! Se la valle del Sacco sarà privata anche di questo presidio ospedaliero significa che la sanità regionale non è più pubblica!

Un nuovo atto di ostilità verso l’Ospedale, che diventi pretesto per accelerare il suo smembramento, sarà osteggiato attivamente dalla città!

Restiamo tutti uniti in prima fila nella difesa dell’Ospedale di Colleferro, che anche oggi, se non venisse dismesso, chiudendo un reparto per volta, sarebbe punto di riferimento per gli abitanti della valle del Sacco; qui insistono importanti siti ad alto rischio industriale e la popolazione registra condizioni di salute sempre più gravi rispetto ad altre aree regionali.

Portiamo avanti la battaglia per tutelare il diritto alla salute e non nascondiamo ai nostri interlocutori che ci è chiaro il disegno strategico di chi ci amministra: arrivare alla chiusura dell’Ospedale attraverso il suo progressivo depotenziamento.

A questo scenario resisteremo con i mezzi e gli strumenti di lotta a disposizione dei cittadini.

Ina Camilli

Comitato residenti Colleferro