Al termine di un’articolata attività investigativa coordinata dalla locale Procura della Repubblica, questa mattina la Squadra Mobile di Roma e il Commissariato di P.S. “Viminale” hanno dato esecuzione all’Ordinanza applicativa di Misure Cautelari n. 9469/19 R.G. G.I.P. emessa il decorso 11 settembre dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma nei confronti dei seguenti soggetti:
1) D. A. R – Direttore di esercizio ATAC delle linee metropolitane A e B,
2) B. E. – dipendente ATAC con la funzione di Responsabile Unico del Procedimento (R.U.P.) relativo all’appalto a favore della società “Metroroma s.c.a.r.l.”,
3) G. A. – dipendente ATAC con la funzione di Responsabile di esercizio degli impianti di traslazione per le stazioni “Repubblica” e “Barberini”,
destinatari della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici ricoperti dagli stessi per il periodo di un anno e da tutte le attività ad essi inerenti per il periodo di un anno;
4) O.G. – Responsabile tecnico preposto e amministratore unico di “Metroroma s.c.a.r.l.”,
destinatario della misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese di cui all’art. 290, comma 1, c.p.p. per il periodo di un anno,
indagati -unitamente ad altre undici persone, per i reati di frode nelle pubbliche forniture e di lesioni personali colpose gravi.
Le complesse indagini scaturiscono dal grave incidente occorso il 23 ottobre 2018 presso la Stazione della Metropolitana “Repubblica”, quando una scala mobile -che in quel momento trasportava un gran numero di tifosi di nazionalità russa, ucraina e della Repubblica Ceca, diretti verso lo stadio Olimpico per assistere alla partita di calcio A.S. Roma – CSKA Mosca- iniziava ad aumentare la sua velocità, facendo precipitare un gran numero di persone alla base della scala stessa e provocando molti feriti, alcuni dei quali anche gravissimi.
Il compendio del lavoro investigativo -corroborato da intercettazioni telefoniche e dall’analisi della copiosa documentazione acquisita sottoposta a sequestro- ha consentito di comprovare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, palesando la sussistenza di un reale e concreto pericolo per la sicurezza di numerosi impianti di traslazione presenti sulle linee della metropolitana della Capitale, come diretta conseguenza della condotta fraudolenta posta in essere dai dipendenti della ditta di manutenzione Metroroma s.c.a.r.l., segnatamente i tecnici per la concreta realizzazione di manomissioni ai dispositivi di sicurezza degli impianti di traslazione e O. G., per l’avere impartito disposizioni volte a porre in essere le dette manomissioni, occultarle in caso di verifiche e controlli, altresì certificando l’esecuzione di manutenzioni non effettuate o eseguite in maniera incompleta.
Il tutto con la volontaria compiacenza di chi, in ATAC, aveva il ruolo specifico di vigilare sulla corretta esecuzione del contratto ovvero garantire le fondamentali condizioni di sicurezza delle stazioni metropolitane di Roma.
Al fine di stabilire le cause che avevano determinato il grave incidente presso la stazione metropolitana di “Repubblica” e accertare le conseguenti responsabilità, presso la citata stazione sono stati effettuati diversi sopralluoghi, anche con l’ausilio del consulente tecnico nominato dall’Autorità Giudiziaria.
Le verifiche tecniche effettuate sulla scala mobile 339 hanno posto in luce tre punti di rilevante importanza penale:
– la manomissione del Freno di Emergenza: era stato, infatti, deliberatamente escluso uno dei due cunei del Freno di Emergenza, attraverso delle fascette in plastica che hanno impedito al meccanismo di rilasciare il cuneo stesso, compromettendo l’efficacia del Freno di Emergenza.
– l’omessa registrazione del Freno di Servizio: i due Freni di Servizio della scala 339 nel corso del sopralluogo hanno evidenziato uno scarso livello di efficienza, in quanto erano in grado di offrire una coppia frenante nettamente inferiore rispetto a quella prevista in progetto per frenare la scala in condizioni di massimo carico.
– la memorizzazione codici guasto: è stato appurato che nel marzo 2018 sulla scala mobile oggetto del sinistro, erano stati arbitrariamente modificati i parametri di memorizzazione dei “codici guasto”, impedendo che da quel momento in poi il sistema memorizzasse detti codici, con lo scopo di cancellare gli elementi di riscontro tra i guasti che si verificano sugli impianti e le chiamate di Pronto Intervento per fermo impianto.
Inoltre è emerso che, a decorrere dal 2017, anno in cui la consortile Metroroma s.c.a.r.l. ha iniziato ad esercitare il contratto di manutenzione, non sono state più effettuate annotazioni sul Libretto di Impianto relativamente ai lavori di manutenzione più significativi eseguiti sulla scala 339, cosa che invece si è accertato essere stata fatta dalla precedente ditta appaltatrice.
Le conseguenti intercettazioni avviate in considerazione dei consistenti elementi ottenuti in ordine al reato di frode nella pubblica fornitura del servizio di manutenzione degli impianti di traslazione -posta in essere da esponenti della società aggiudicataria della procedura di gara, con la volontaria connivenza di altri incardinati nella struttura di vertice di ATAC- consentiva non solo di acquisire ulteriori rilevanti riscontri su quanto già accertato in precedenza ma di delineare altresì un grave quadro probatorio in relazione agli aspetti legati alla sicurezza degli impianti di traslazione, risultata fortemente compromessa, con ricadute negative sull’incolumità della collettività, creando tra l’altro un evidente allarme sociale.
Nonostante il grave evento verificatosi presso la Stazione metropolitana “Repubblica” e la consapevolezza da parte degli indagati di essere sottoposti ad indagine, i soggetti riconducibili ad ATAC e alla Metroroma s.c.a.r.l. non adottavano alcuna condotta idonea alla salvaguardia della sicurezza degli utenti delle linee della metropolitana di Roma, tanto che il 21 marzo 2019 si verificava un sinistro alla scala mobile n. 330 sita all’interno della stazione metropolitana “Barberini“, ove solo per un caso fortuito non rimaneva ferita alcuna persona.
Il sopralluogo svolto lo stesso giorno dal personale operante, unitamente al consulente tecnico, consentiva di accertare che il sinistro aveva causato la deformazione e rottura di una decina di gradini e dei pettini alla quota di arrivo dell’impianto. Per di più, l’attività di intercettazione evidenziava un ulteriore pericolo per l’incolumità pubblica degli utenti, determinato da una manomissione posta in essere dai tecnici della Consortile Metroroma s.c.a.r.l..
Infatti, dalle conversazioni captate emergeva che un non meglio specificato dipendente della suddetta società aveva “ponticellato” volontariamente il sistema di sicurezza dell’anti-inversione della scala mobile n. 335 presente nella Stazione della Metro A “Barberini”, ossia aveva effettuato una manomissione che altera il sistema di sicurezza dell’impianto in caso di inversione di marcia involontaria della scala.
Motivo per cui, a seguito della tempestiva comunicazione da parte della polizia giudiziaria operante, l’Autorità Giudiziaria il successivo 23 marzo disponeva il sequestro preventivo degli impianti di traslazione ubicati presso la stazione “Barberini”.
Dalle verifiche tecniche effettuate emergeva che la scala mobile n. 335 era affetta da un problema strutturale di rilevanza tale da mettere a rischio la sicurezza di esercizio della scala stessa, non risultando documentato il flusso di informazioni tra il proprietario dell’impianto (ATAC), la ditta di manutenzione (Metroroma scarl), e il costruttore della scala (OTIS, che avrebbe partecipato alle ultime prove), in merito all’accertamento della descritta anomalia e alle intenzioni/programmi di re-immissione in servizio della scala mobile.
Nel complesso, le risultanze investigative hanno consentito di riscontrare la mancata effettuazione delle manutenzioni, ovvero la loro incompleta esecuzione, oltre che, in alcuni casi, la dolosa manomissione di dispositivi di sicurezza degli impianti di traslazione, rendendo conseguentemente concreto e attuale lo stato di pericolo per l’incolumità pubblica in relazione a svariate stazioni della metropolitana della Capitale, anche alla luce di ulteriori e non segnalati sinistri, successivi a quelli che hanno determinato il sequestro delle stazioni di “Repubblica” e “Barberini”.
Inoltre, l’attività di intercettazione ha evidenziato comportamenti volti ad inquinare le prove sia da parte degli indagati dipendenti di Metroroma s.c.a.r.l. -i quali hanno continuato a realizzare condotte finalizzate a occultare le manomissioni effettuate sugli impianti e a presentare ad ATAC documentazione falsa- che da parte dei dipendenti ATAC, che hanno modificato o tentato di modificare la documentazione da trasmettere all’Ufficio del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti preposto alla vigilanza, per nascondere l’irresponsabile condotta circa l’assenza di verifiche sulle manutenzioni non eseguite del tutto o non eseguite correttamente ovvero per restituire una diversa visione sulle condizioni di sicurezza degli impianti di traslazione, fortemente compromessi, con lo scopo di indurre quell’Ente ad effettuare i collaudi propedeutici alla loro messa in funzione.
Emblematica la vicenda relativa alla chiusura della stazione metropolitana “Spagna”.
A seguito del sequestro preventivo della Stazione “Barberini”, il Responsabile d’Esercizio di ATAC aveva ritenuto opportuno sospendere, lo stesso giorno, l’esercizio degli impianti di traslazione ubicati nella suddetta, determinandone conseguentemente la chiusura.
Il provvedimento adottato dal dipendente veniva fortemente contestato dai vertici ATAC, pur consapevoli delle problematiche esistenti sugli impianti a fronte anche della relazione conclusiva di OTIS -chiamata ad effettuare, in qualità di ditta costruttrice, delle verifiche straordinarie sulle scale mobili della stazione di “Spagna” a seguito della chiusura- che prevedeva delle prescrizioni, in quanto il mancato ripristino dei sistemi, delle dotazioni e delle apparecchiature evidenziate come “non conformi”, “fuori tolleranza” o “nei limiti delle tolleranze”, avrebbe inficiato le condizioni di sicurezza.
Tra l’altro, dalle conversazioni captate emergeva che erano state trovate delle fascette in plastica su dei sistemi di sicurezza di una delle scale verificate, apposte dolosamente.
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