Continua incessante il depotenziamento dell’Ospedale di Colleferro, nonostante le consuete promesse elettorali palesemente disattese oltre che, a giunta insediata, gli accordi intrapresi il 05/07/2015 tra i sindaci del distretto e la Regione Lazio nella persona, quest’ultima, del segretario regionale dott. D’Amato, a “garanzia“ – si fa per dire – della struttura, mai attuati o attuati solo in minima parte.
L’Ospedale versa in condizioni gestionali oramai estremamente precarie, interi reparti vivono da tempo carenze di personale medico ed infermieristico a tutt’oggi mai integrato a scapito, chiaramente, dell’utenza, ogni giorno in balia di liste di attesa infinite, prestazioni ambulatoriali intermittenti, percorsi diagnostici e di cura sempre meno definiti ed efficienti.
A partire dall’Atto aziendale si evince un chiaro intento politico demolitivo nei confronti della nostra struttura ospedaliera, a palese vantaggio di altri presidi ospedalieri e delle strutture private. Colleferro, a detta del Presidente Zingaretti in visita all’ospedale circa un anno fa, durante la campagna elettorale, avrebbe dovuto risorgere come presidio di riferimento nella nuova rete di cura territoriale prevista dalla regione, mentre la realtà dei fatti è ben diversa, visto che gli organici delle varie specialità chirurgiche non sono mai stati integrati con nuove assunzioni, a danno di una corretta attività di reparto (guardie mediche e reperibilità) e di una regolare attività chirurgica. Il reparto di Ortopedia, in sofferenza nel coprire i turni di reperibilità del mese di Maggio e Giugno, data la carenza di medici, che destino avrà? Cosi come anche il reparto di Chirurgia senza il dovuto organico? La sala operatoria è infatti quasi ferma, anche per la sopraggiunta disposizione aziendale che impone al servizio di Anestesia e Rianimazione di garantire i servizi aziendali essenziali (in questo caso guardia anestesiologica presso l’ospedale di Subiaco e copertura turni presso la Rianimazione di Colleferro) a discapito dell’attività di elezione (sedute operatorie e attività ambulatoriale di pre-ospedalizzazione).
IL risultato di tutto ciò si riversa su una utenza costretta a confrontarsi con liste di prenotazione chiuse, ambulatori chirurgici in affanno, liste di attesa interminabili ed inoltre la costante presenza di un clima di precarietà sconfortante che alimenta animosità ed insofferenza verso la sanità pubblica.
Dove sono gli interventi tecnico/sanitari promessi per far diventare l’ospedale di Colleferro “centro di eccellenza”? In realtà è in atto un progressivo depotenziamento del nostro ospedale, se cosi ancora si può chiamare, dal momento che non ci sono più il Centro Trasfusionale, la Ginecologia, l’Ostetricia, la Neonatologia e la Pediatria; il medico radiologo è assente nei giorni festivi e nelle ore notturne, è stato ridimensionato il Laboratorio di analisi, la Camera operatoria è stata ridotta nella sua capacità operativa a solo una seduta al giorno, il servizio di Endoscopia non ha più un medico reperibile e le prenotazioni sono bloccate, l’ambulatorio Pediatrico è chiuso, l’ambulatorio di Ginecologia ridotto a due giorni la settimana e tutti i reparti sono in affanno nel garantire servizi e assistenza.
Questo è il risultato dell’accordo del 5 luglio 2015?
E mentre il progressivo smantellamento del nosocomio continua, la nostra amministrazione, come isolata iniziativa concreta, ha intrapreso una battaglia giuridica unicamente concentrata sulla contestazione dell’Atto aziendale di chiusura dei reparti di Ostetricia, Ginecologia, Pediatria e Neonatologia dell’Ospedale di Colleferro per il trasferimento a quello di Palestrina; azione dagli esiti incerti che, visti i tempi della nostra giustizia, quand’anche andasse a buon fine, non inciderebbe in tempi utili sulla situazione di inadeguatezza del presidio ospedaliero appena descritta, non impedendo quindi l’ulteriore aggravio di una struttura che già oggi si dimostra insufficiente ad assistere la propria utenza.
Qualche tempo fa abbiamo letto comunicati dell’amministrazione che esprimevano soddisfazione per l’Ordinanza emessa dal Consiglio di Stato, ordinanza che in realtà conferma l’efficacia dei provvedimenti di trasferimento dei reparti materno-infantili e accoglie l’appello cautelare, ma ai soli fini di una sollecita fissazione del merito da parte del Tar del Lazio. Una sorta di vittoria di Pirro quindi, sbandierata come chissà quale conquista. L’impressione che ne deriva è che, nell’incapacità di prendere posizione e di pretendere il rispetto degli accordi presi durante la precedente campagna elettorale, l’amministrazione si serva dei famosi “specchietti per le allodole”…
…MA NOI NON SIAMO E NON VOGLIAMO ESSERE NÉ ALLODOLE NÉ ALLOCCHI!!!
Il Movimento 5 Stelle, da sempre critico verso il modello di sanità perseguito nella nostra Regione dal PD in primis, ma anche da tutte le altre forze della vecchia politica e di cui l’ospedale di Colleferro, per quanto sopra riportato, ne è un drammatico esempio, propone un’alternativa che metta in primo piano l’efficienza qualitativa del “servizio pubblico” che la Sanità deve perseguire.
Per i motivi esposti, comprese l’arroganza, l’inerzia e l’inadeguatezza che le istituzioni hanno dimostrato nella triste vicenda del nostro ospedale, il Meetup Colleferro 5 Stelle propone all’attenzione della cittadinanza e di tutte le forze politiche e sociali di Colleferro e dei comuni limitrofi, la possibilità di addivenire alla proposta di referendum abrogativo regionale dell’Atto aziendale che ha dato il via alla riorganizzazione dei presidi ospedalieri di cui oggi raccogliamo le macerie, per un cambiamento di rotta che non può essere più derogato né delegato alla lenta quanto inefficace azione istituzionale. La popolazione del nostro territorio, in difesa dell’interesse che la coinvolge direttamente, deve farsi parte attiva ed incalzare concretamente le amministrazioni locali.
Il Meetup Colleferro 5 Stelle è inoltre intenzionato ad appoggiare tutte le azioni di protesta e tutte le iniziative democratiche che possano portare al raggiungimento di un risultato positivo per la collettività, come sempre evidenziando le passate e presenti responsabilità politiche, rifuggendo qualsiasi strumentalizzazione e sottolineando con forza la necessità di mantenere le strutture ospedaliere esistenti quali irrinunciabili baluardi della Sanità pubblica, ripristinando e riqualificando quanto sottratto o depotenziato.
Al sindaco Sanna consigliamo, se veramente ha a cuore il futuro del nostro ospedale, di non fidarsi troppo delle promesse dei Direttori Generali di turno. Gli si ricorda che le decisioni vengono assunte nelle alte cabine di regia della politica di cui questi ultimi sono i meri esecutori. Pretenda dalla Regione Lazio, in concerto con gli altri sindaci del circondario, che l’ospedale venga mantenuto e ripotenziato anche a parziale compensazione di un secolo di sfruttamento e inquinamento, ancora perduranti, di un territorio, la Valle del Sacco, per tale motivo classificato SIN (Sito di Interesse Nazionale) con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 maggio 2005, ovvero da sottoporre a bonifica, e inserito nello studio SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento), pubblicato nel 2011, poiché tra la popolazione “si è osservato un eccesso di mortalità per tutte le cause”.