COMUNE; MEDICINA SOLIDALE, “BUON LAVORO A RAGGI, APPELLO CONTRO CHIUSURA NOSTRO SERVIZIO”
“Le auguro di cuore buon lavoro per il bene della nostra città. Nel giorno del suo insediamento mi trovo costretta a scriverle per scongiurare la chiusura del nostro servizio gratuito di assistenza medica, psicologica e alimentare a tante famiglie romane e immigrate nelle periferie di Roma e in particolare a Tor Bella Monaca dove assistiamo ogni anno oltre 12 mila persone di cui 4 mila bambini sotto gli 8 anni”.
E’ quanto scrive LUCIA ERCOLI, direttore di Medicina Solidale al neo-Sindaco di Roma Virginia Raggi in occasione del suo insediamento in Campidoglio
“Nel dicembre 2004 – prosegue ERCOLI – ho avviato un Servizio socio-sanitario ad accesso diretto assolutamente gratuito per la cura delle persone più emarginate, il Servizio di Medicina Solidale e delle Migrazioni, ubicato per 7 anni nei locali della Parrocchia Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca e riconosciuto dal policlinico universitario dell’Ateneo di Tor Vergata, come una attività istituzionale dell’Ospedale”.
“Quest’anno – aggiunge ERCOLI – negli ambiti dei nuovi accordi tra le Regione Lazio e l’Ateneo di Tor Vergata la nostra esperienza non ha trovato posto e per questo rischiamo di dovere chiudere lasciando nella disperazione tante famiglie. Non abbiamo voce per farci ascoltare e per questo ci rivolgiamo a Lei come Sindaco di questa grande città che, come noi, ha tanto bisogno di speranza”.
“La nostra attività gratuita – spiega ERCOLI – è cresciuta e dal 2006 abbiamo esteso i nostri servizi anche ad alcuni campi nomadi della città e dal 2009, abbiamo aperto con i nostri medici volontari, altri tre centri della Medicina Solidale, uno nella Parrocchia di Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, il secondo nella Chiesa di San Filippo Neri a Pineta Sacchetti, il terzo presso una struttura dell’AMA a Piazza dei Caduti della Montagnola insieme all’UNITALSI e recentemente di fronte al carcere di Regina Colei”.
“Il numero dei nostri assistiti – prosegue ERCOLI – è oggi cresciuto ulteriormente così come il numero dei poveri a Roma ed il mio desiderio sarebbe quello di poterli assistere non più da “clandestina” ma con una qualche forma autorizzativa. Questo si scontra certamente con la logica aziendale che la Sanità italiana ha assunto a livello nazionale e regionale, escludendo di fatto migliaia di persone dal diritto alla cura, logica che però non posso condividere né come medico, né come donna, né come credente”.
“Per tutte queste ragioni – conclude ERCOLI – ho preso coraggio e ho pensato di rivolgermi alla Sua sensibilità di prima donna Sindaco di Roma”.