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Lazio, riscontrati casi di Trinchinosi su cinghiali abbattuti: come prevenire il rischio di infezione

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Roma Nord, branco di cinghiali "invade" via Cortina d’Ampezzo e altre zone della Capitale (VIDEO)

Nelle ultime settimane diversi casi di trinchinosi sono stati riscontrati sui cinghiali abbattuti in Lazio, Molise e alcuni giorni fa in Sardegna in territorio di Oliena. Questi casi devono sicuramente generare consapevolezza nei cacciatori e nei consumatori di carne proveniente dai cinghiali e comprendere l’importanza dei controlli e della prevenzione.

Casi di trinchinosi riscontrati su cinghiali abbattuti nel Lazio

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Pertanto, vista la rapida diffusione in diverse regioni italiane, è necessario che tutti i cinghiali abbattuti vengano sottoposti ad analisi, ponendo la massima attenzione nella fase di eviscerazione e prelievo dei campioni da analizzare. A rilevare la spiacevole notizia gli Istituti zooprofilattici di Lazio, Molise, Sardegna e Toscana a seguito dei prelievi dei veterinari delle Asl dei comprensori citati.

Una prassi virtuosa che consente di avere il polso della situazione territoriale e di prevenire eventuali pandemie. Il rischio è che può accadere che la selvaggina catturata può essere consumata al livello domestico oppure venduta a ristoranti e macellerie per la preparazione di pietanze tipiche locali.

La Trichinellosi è una zoonosi parassitaria del genere Trichinella. Presente in tutti i continenti tranne che nell’Antartico, è stata segnalata in più di 100 specie di mammiferi, 13 specie di uccelli, 3 specie di rettili e colpisce oltre 2.500 persone all’anno. L’infezione, come noto, può essere trasmessa sia ad altri esemplari che all’uomo il quale, poco dopo l’ingerimento del pezzo di carne contaminata, sviluppa sintomi quali diarrea, febbre, cefalea e malessere.

Questo è il periodo di maggior rischio di infezione

Il periodo invernale rappresenta il momento di maggior rischio di infezione per l’uomo poiché in questa stagione, tradizionalmente, molte famiglie macellano il maiale per preparare prosciutti, salsicce, guanciali, pancetta e altri derivati.

Come rendere innocua la carne infetta

Per rendere innocua la carne infetta, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” è necessaria la cottura a temperature superiori ai 70°: particolare che espone a seri rischi salsicce e affettati.

Fonte: Sportello dei diritti

Foto di repertorio