22 anni di carcere. Questo quanto deciso dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma, che ha condannato l’ex sottufficiale dell’Areonautica Eraldo Marchetti per l’omicidio dell’ex moglie Maria Manciocco, uccisa barbaramente a martellate nella sua abitazione nel marzo 2014.
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L’uomo, che si era precedentemente separato dalla coniuge prima del tragico evento, si era visto annullare dalla Cassazione la sentenza di secondo grado – la quale aveva già espresso una condanna a 22 anni di reclusione – poiché gli erano state riconosciute le attenuanti dovute all’incapacità di intendere e di volere. Il processo d’appello bis ha però nuovamente ribaltato le carte in tavola, ripristinando la pena di 22 anni che l’uomo dovrà quindi scontare.
Si mette dunque a parola fine a un iter procedurale lunghissimo, nel quale non sono mancati vari colpi di scena. La prima condanna a 27 anni di carcere era stata ritoccata dalla Corte d’Appello, che aveva diminuito la pena a 22 anni, sentenza poi cancellata – come detto – dalla Cassazione e riabilitata nel processo d’appello bis. Nel corso dell’ultima udienza l’uomo aveva anche provato un riavvicinamento con i figli, dichiarando spontaneamente il proprio pentimento per quanto successo e chiedendo scusa. Una redenzione tardiva, visto che la famiglia viveva ormai da anni con il timore che la catena giudiziaria potesse cancellare le condanne inflitte all’uomo, che avrebbe quindi potuto godere anche della libertà di tornare nei luoghi dove si era consumato il misfatto.
Il cruento delitto aveva lasciato una traccia profonda in tutta la comunità: Eraldo Marchetti non era mai riuscito a superare la condizione che lo vedeva ormai separato dalla moglie, commettendo l’atroce omicidio davanti agli occhi dei propri figli, due gemelli che all’epoca avevano 9 anni. Un sanguinoso fatto di cronaca che aveva fatto emergere anche una condizione anacronistica dell’uomo nell’approccio al concetto di moglie e di famiglia, intese quasi come una “proprietà privata” dalla quale era inaccettabile allontanarsi.