Roma. Arrestato dai “Falchi” della Squadra Mobile un 38enne iraniano: resistenza, lesioni a Pubblico Ufficiale e detenzione ai fini di spaccio stupefacenti i reati contestati.
I fatti
Nel corso di specifici servizi finalizzati anche a contenere l’emergenza Covid-19 il personale dei “Falchi” – Sesta Sezione “Contrasto al Crimine diffuso” della Squadra Mobile della Questura, oltre a collaborare nell’attività dei controlli sulla mobilità dei cittadini in osservanza delle disposizioni governative sul contenimento del contagio epidemiologico, svolge, come sempre, mirati servizi di prevenzione dei cosiddetti reati predatori.
Ieri, i poliziotti della Squadra Mobile, hanno notato una persona aggirarsi in zona San Lorenzo senza un’apparente motivazione. Dopo una breve osservazione a distanza, gli agenti hanno proceduto al controllo dello stesso, che si è mostrato da subito insofferente ed immotivatamente aggressivo nei confronti degli operatori.
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A quel punto i poliziotti hanno accertato che il 38enne, cittadino iraniano, con diversi precedenti di polizia, era in possesso di alcune migliaia di euro oltre che di un grammo di sostanza stupefacente del tipo “metanfetamina”. Vistosi scoperto e non riuscendo a sottrarsi al controllo, l’uomo ha provato a colpire ripetutamente il capo sul manto stradale e, nel tentativo di bloccarlo, uno degli operatori ha subito un violento e perdurante morso ad una falange della mano, con successiva copiosa fuoriuscita di sangue. Con non poca fatica il cittadino iraniano è stato bloccato per la propria ed altrui incolumità.
Una volta ricondotta la situazione alla calma, gli operatori si sono adoperati per rintracciare l’abitazione dello straniero e, nella successiva perquisizione domiciliare, hanno sequestrato altri 14 grammi di metanfetamina (del tipo “shaboo”) oltre che 84 grammi di oppio.
Al termine dell’operazione l’uomo è stato arrestato per i reati di resistenza e lesioni a Pubblico Ufficiale nonché per spaccio di sostanze stupefacenti e sanzionato ai sensi della normativa per il contrasto alla diffusione del Covid-19.
Al termine del giudizio direttissimo, avvenuto in videoconferenza dagli uffici della Questura, lo stesso è stato condannato alla pena di 3 anni e 2 mesi di reclusione e tradotto presso la Casa Circondariale di “Rebibbia”.