Il CBD è stato recentemente oggetto di attenzione da parte dei media e sono numerosi i siti internet che ne parlano, ma di cosa si tratta esattamente?
CBD sta per cannabidiolo, un composto naturale che si trova nel fiore resinoso della cannabis. Si tratta di uno dei tanti fitocannabinoidi presenti nella struttura molecolare della pianta ma, a differenza del THC, non è una sostanza psicoattiva dunque, se assunto, non va ad alterare lo stato psicofisico della persona.
Vi sono numerose varietà di canapa sativa e, tra queste, alcune vengono selezionate per essere utilizzate in campo medico. Il motivo sembra essere strettamente correlato ai presunti effetti benefici attribuiti al cannabidiolo, che in alcune piante risulta essere maggiormente concentrato rispetto ad altre.
A tal proposito è proprio una pubblicazione della Harvard Health Publishing, la divisione editoriale dell’Università di medicina di Harvard, che parla di come oggi le proprietà terapeutiche del CBD siano state dimostrate da diversi test clinici, e di come il cannabidiolo possa effettivamente ridurre o neutralizzare l’effetto psicoattivo del THC.
I benefici del CBD sull’organismo
L’articolo di cui sopra, mette in evidenza i numerosi studi in cui il CBD si è dimostrato in grado di ridurre il numero di crisi epilettiche nei bambini affetti da sindrome di Dravet e di Lennox-Gastaut. Inoltre, viene confermata la proprietà ansiolitica del CBD, usato in molte terapie per abbassare i livelli di ansia e aiutare i pazienti affetti da disturbi del sonno.
Il CBD sembra altresì in grado di offrire una valida alternativa ai classici antinfiammatori, risultando efficace anche nel trattamento di diverse tipologie di dolore cronico. Uno studio dell’European Journal of Pain ha dimostrato come il CBD, applicato sulla cute degli animali, aiuti a ridurre dolore e infiammazione dovute all’artrite.
Un altro studio, ha invece individuato il processo chimico tramite il quale la sostanza riesce a inibire la dolenzia infiammatoria e neuropatica, due dei dolori cronici più difficili da trattare. Ciononostante, è doveroso dire che sono necessari ulteriori studi sull’uomo per rafforzare le affermazioni sull’efficacia del CBD nel controllo del dolore.
CBD per curare l’ansia
Un esperimento pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology, ha scoperto che il CBD sembra responsabile della riduzione del nervosismo e del deterioramento cognitivo nei pazienti affetti da ansia sociale generalizzata, una delle condizioni d’ansia più comuni e che spesso compromette la vita sociale delle persone.
In un altro caso, la somministrazione di CBD per via orale, in aggiunta alle cure psichiatriche di routine, è stata associata alla riduzione dei sintomi del disturbo post-traumatico da stress. Il cannabidiolo sembrava inoltre offrire sollievo anche a quei pazienti che soffrivano, a causa del PTSD, di frequenti incubi.
Nonostante il mondo della medicina ritenga necessario condurre ulteriori studi, quelli fatti finora sembrano riconosce al fitocannabinoide numerose proprietà, tra cui quelle ansiolitiche, antipsicotiche, antiemetiche e antidolorifiche. Attualmente sono oggetto di studio anche le possibili applicazioni del CBD nelle terapie antitumorali.
In linea di massima è dunque possibile riconoscere al cannabidiolo delle proprietà rilassanti e distensive, ma è bene non confondere un momento di stress con un problema di gestione dell’ansia. Meglio evitare le autodiagnosi e rivolgersi a un buon medico.
Inoltre, è importante tenere presente che ogni persona è differente e perciò differenti potranno essere gli effetti del CBD a seconda del soggetto da cui è assunto.
Il cannabidiolo è sicuro?
Come in ogni cosa l’eccesso può essere dannoso per la propria salute e in quest’ottica anche l’assunzione di CBD, se sovrabbondante, può dare degli effetti collaterali quali nausea, stanchezza e irritabilità. Nonostante questo, non sono state rinvenute nel cannabidiolo proprietà potenzialmente tossiche per l’uomo. Al contrario, proseguono gli studi per attestarne a livello formale le proprietà benefiche.
Alcuni dubbi che sorgono, sono piuttosto legati alla purezza di certi integratori alimentari contenenti CBD, non venduti come farmaci e presenti sul mercato americano.
La Food and Drug Administration, di cui FDA è l’acronimo, è l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici del Paese. Dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti, la FDA evidenzia come in determinati prodotti da banco la quantità del principio attivo possa non combaciare con il dosaggio indicato sull’etichetta.
Perciò l’ente ritiene necessario aumentare i controlli inerenti alla messa sul mercato dei prodotti contenenti CBD che sono sotto la sua giurisdizione, in maniera tale da non incorrere in spiacevoli sorprese.
La linea italiana
Sul sito del Ministero della Salute, è possibile visionare la normativa inerente all’uso medico della cannabis in Italia. Ministero della Salute e della Difesa hanno stretto un accordo di cooperazione per la creazione del progetto pilota relativo alla produzione nazionale di sostanze di origine vegetale a base di cannabis.
L’accordo ha lo scopo di arginare l’uso e la vendita illecita prodotti non autorizzati, contraffatti o illegali e consente l’uso della cannabis a scopi terapeutici.
In collaborazione con il Ministero dell’Agricoltura, AIFA, ISS, AID, SCFM e personale esperto qualificato è stata avviata la produzione nazionale di cannabis a fini medici.
In questo senso, sono nate numerose realtà commerciali dedicati alla vendita di cannabis legale e dei suoi derivati, tra cui anche, degno di menzione, si trova JustBob.it, una piattaforma online completamente italiana che pone estrema attenzione alla qualità dei prodotti offerti ed alla soddisfazione dei clienti.
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