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Commercialisti, AIDC: “Si salvi il mese di giugno dal corto circuito di scadenze fiscali dovuto all’effetto Covid-19”

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Per l’Associazione Italiana Dottori Commercialisti è indispensabile un intervento urgente di riarticolazione delle scadenze fiscali, una riprogrammazione seria degli adempimenti che tenga conto della reale situazione operativa in cui versano imprese e professionisti.

Cosa succederà a giugno?

Se è pur vero che è ormai da diversi anni che giugno diventato il mese dell’ingorgo fiscale, quest’anno l’effetto Covid-19 rischia di farlo passare alla storia per l’impressionante coacervo di adempimenti e versamenti. Cittadini, imprenditori e professionisti arrivano a questo appuntamento dopo due mesi di lockdown, durante i quali il mondo economico si è quasi completamente fermato e le energie di tutti si sono dovute concentrare nel mantenere in vita, tra mille difficoltà, le proprie attività economiche. Preoccupazione ancora al centro dei pensieri di tutti coloro che stanno cercando di districarsi tra le regole ed i protocolli della ripresa ed un mercato da ritrovare. Per una volta si guardi in tempo al problema e si cerchi di affrontarlo: non ci sono le premesse per poter anche solo ipotizzare che fra qualche settimana tutte le difficoltà si siano magicamente risolte, il ritardo accumulato nei mesi di fermo operativo sia riassorbito e si possano, perciò, elaborare ed approvare serenamente i bilanci di tutte le società, predisporre le dichiarazioni IVA, calcolare e versare le imposte erariali e locali ed ottemperare a tutti gli altri adempimenti più o meno utili. Evidentemente non si è tenuto conto già solo della problematicità di reperire la documentazione necessaria ad assolvere gli adempimenti e della complessità nel gestirli, in vigenza delle misure di contenimento del Covid-19.
È indispensabile, allora, un intervento urgente di riarticolazione delle scadenze fiscali, una riprogrammazione seria degli adempimenti, che tenga conto della reale situazione operativa in cui versano imprese e professionisti. In primis, occorrerebbe disporre che al rinvio dei termini di presentazione delle dichiarazioni fiscali si unisse quello dei relativi versamenti, ripristinando al contempo la facoltà di usufruire dei crediti d’imposta sin dal 1° gennaio dell’anno successivo alla loro maturazione. Un’attenzione minima, ma ineludibile per non danneggiare ulteriormente i contribuenti già duramente colpiti dalle limitazioni conseguenti all’emergenza sanitaria. Una decisione per la quale non serve una Task Force, ma buon senso e rispetto.
Per Andrea Ferrari – Presidente AIDC Nazionale – “è evidente la mancanza, non solo in ambito tributario, di un disegno di complesso e, soprattutto, di un fine più alto. Si susseguono confusamente norme d’emergenza, ma sfugge l’obiettivo di dare impulso all’economia. L’Italia ha mezzi limitati rispetto ad altri Paesi europei e deve necessariamente integrare gli interventi di sostegno con uno sferzante programma di riforma. Invece la burocrazia e gli adempimenti continuano ad imperversare guadagnando addirittura forza. Se non si cambia oggi, quando?”.

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Edoardo Ginevra – Presidente di Aidc Milano – commenta: “Mi auguro davvero che il Governo abbia la lucidità di rivedere il calendario degli adempimenti fiscali in maniera chiara ed indistinta per tutti i contribuenti; la priorità è quella di mettere le imprese ed i loro professionisti nelle condizioni di concentrarsi al 100% sulla gestione dei molti problemi generati dall’emergenza e non di disperdere energie con scadenze ed adempimenti che potranno essere resi successivamente. Giugno sia pienamente restituito agli imprenditori ed a professionisti che vogliono ripartire”.