Torna la nostra rubrica dedicata al mondo della psicologia con Alberto Sivo. L’argomento di oggi è: le riunioni virtuali.
Le riunioni virtuali influenzano il nostro cervello?
Da quando a metà Marzo l’Italia è diventata zona protetta, il governo ha dato ai lavoratori la possibilità di ricorrere al lavoro agile. Passato il picco dell’emergenza, occorre fare il punto della situazione in materia di salute e benessere. Il cosiddetto “Smart Working” ha avuto come risultato quello che tutti conosciamo, siamo chiusi in casa, spesso con i nostri figli, a dover gestire le richieste e le necessità di ogni persona in casa, cercando di far rientrare tutto nei vincoli orari di “prima”.
Tutto giustificato ovviamente, la priorità è quella di evitare il contagio, ma questo ha avuto ripercussioni preoccupanti.
Le videochiamate sono un’ottima soluzione per il lavoro da remoto in questo periodo.
Sono molte attività che oggi facciamo attraverso lo schermo e le piattaforme di video chiamate: ci sono le riunioni di lavoro, le video lezioni di scuola, ma anche l’aperitivo settimanale con i nostri amici, le serate del fai da te, le cene o i compleanni tutti insieme distanza… Insomma siamo in video chiamata tutto il giorno. Tutto per limitare la solitudine di una vita sociale limitata ad un rettangolo digitale… ma questa esperienza sta avendo delle serie conseguenze.
Pur essendo un’ottima soluzione che ha il vantaggio di non farci uscire di casa, di limitare i nostri movimenti e di poter raggiungere persone anche molto lontane da noi, le videochiamate stressano fortemente il nostro cervello in diversi modi, al punto che è stato coniato un termine per descrivere queste difficoltà “Zoom Fatigue”, letteralmente “Affaticamento da Zoom!” che ovviamente si applica a tutte le app di videochiamata, Skype, Face time, Google Meet, Teams…. ma perché questo succede?
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Durante una normale conversazione in vivo, la nostra attenzione è rivolta a degli elementi che vengono chiamati non verbali o para verbali. In poche parole il nostro corpo comunica anche quando non parliamo. La conversazione infatti si arricchisce di tutta una serie di segnali inviati dal corpo del nostro interlocutore e questi segnali non hanno bisogno della nostra attenzione per poter essere decodificati. Durante una videochiamata la comunicazione avviene principalmente tramite il canale visivo e quello uditivo e spesso l’inquadratura è limitata a poco sotto le spalle, ciò taglia letteralmente via tutti quei tutti i messaggi che il nostro cervello è abituato ad usare per decodificare cosa stiamo ascoltando.
Un’altra caratteristica delle video conferenze è la cosiddetta “Gallery view”, ovvero la visualizzazione contemporanea di più persone in piccoli riquadri, che tra l’altro non vediamo nitidamente, che mette a dura prova la nostra attenzione creando un fenomeno che gli psicologi chiamano “Attenzione parziale continua” che in altre parole è come se dovessi imparare a cucinare e a dipingere allo stesso tempo! Il nostro cervello cerca di cogliere segnali utili alla conversazione da più persone contemporaneamente ed inevitabilmente fallisce, ma non prima di aver sostenuto uno sforzo ed un dispendio di energie tale da suscitare un certo senso di sfinimento e la sensazione di aver prodotto molto meno di quanto si sarebbe potuto fare durante una con videoconferenza con poche persone o in una riunione a due.
Come fare quindi?
Come detto partecipare ad una video chiamata richiede una quantità di energia maggiore rispetto a quella di una conversazione in vivo. Il primo suggerimento è di limitare le videochiamate a quelle strettamente necessarie o comunque considerare se è necessario che la telecamera rimanga sempre accesa;
Altro suggerimento è quello di considerare se la videochiamata sia davvero la soluzione più efficiente, ad esempio la condivisione di file potrebbe essere un’alternativa valida così da evitare il sovraccarico di informazioni, cosi come prendersi del tempo tra una riunione e la successiva per poter recuperare in parte le energie spese; ti basta fare una pausa e distanziare le riunioni usando questo tempo per una passeggiata, prendere un tè o un caffè o comunque qualcosa che non richieda uno sforzo cognitivo eccessivo.
Infine un consiglio che in un certo senso rimanda alla vecchia scuola “Scrivere invece di videochiamare”. Scrivere richiede un minor consumo di energia e minore impegno ed è un modo per riconnetterti al mondo, per ridurre la fatica e la preoccupazione.
Ecco il video