Le paludi delle Marshlands nel sud dell’Iraq, sono entrate a far parte dei siti tutelati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, e assieme a questo straordinario eco-sistema deltasico è stata accettata anche l’immissione di tre città che fiorirono proprio in questo ambiente naturale oltre seimila anni fa, Ur, Eridu ed Uruk. Il riconoscimento del valore culturale delle aree irachene, sede dei primi insediamenti della civiltà sumerica, è stato possibile anche grazie al contributo fornito dalle ricerche della missione archeologica della Sapienza, co-diretta da Franco D’Agostino e Licia Romano.
Siamo a sud-ovest della città di Nasiriyah, nell’Iraq meridionale. Il cuore della missione è il sito di Abu Tbeirah, un’area di 42 ettari a circa una ventina di chilometri dalla grande capitale di Ur, cioè nel cuore della regione che è stata la culla della civiltà sumerica nel corso del III millennio a.C. Le attività della missione italiana si sono concentrate sullo scavo di un grande edificio in mattoni crudi di più di 600 mq che ha consentito di portare alla luce evidenze di cultura materiale, come per esempio cesti e stuoie risalenti a quasi 4500 anni fa e ancora perfettamente conservati nei loro intrecci. I manufatti documentano come la vita quotidiana del mondo sumerico avesse delle sorprendenti e puntuali analogie con pratiche ancora correntemente in uso presso gli abitanti della zona delle paludi irachene.
Attiva dal 2011, la missione della Sapienza è stato il primo scavo archeologico nel sud della nuova Repubblica irachena affidato a una missione straniera, in collaborazione con archeologi locali, dopo le guerre del Golfo e tuttora condotto dal team Sapienza coordinato da Franco D’Agostino e Licia Romano. Gli scavi precedenti in quest’area risalivano agli anni ’60, quando i sistemi di datazione e le tecnologie applicate alla ricerca archeologica non consentivano di giungere all’eccezionalità dei risultati raggiunti fino ad oggi e che hanno permesso alle autorità locali di rinnovare l’autorizzazione a lavorare per altri 5 anni nel sito iracheno.
È anche grazie alla collaborazione e al clima di fiducia che si sono creati tra i ricercatori della Sapienza e le autorità e la popolazione locale che è stato possibile far emergere il patrimonio ambientale e culturale di questi siti e farli conoscere alla comunità internazionale. “Proprio questo clima di fattiva cooperazione ha fatto sì che le autorità irachene offrissero al nostro team l’opportunità di indagare e valorizzare anche il sito di Eridu, ormai sito sotto protezione Unesco”.