Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, nei confronti di 7 giovani cittadini italiani (3 in carcere e 4 ai domiciliari), accusati di aver costituito un vero e proprio “call center” della cocaina, a cui si rivolgevano centinaia di persone per ricevere, a domicilio, le dosi di stupefacente.
Ecco tutti i dettagli
Superando il concetto della “piazza di spaccio”, i fratelli M. (classe ’98) e S. B(classe ’01) e P.P (classe ’98, attualmente detenuto in relazione al procedimento penale per l’omicidio di L.S) avevano ideato un meccanismo – come definito dal G.I.P. – «estremamente efficace, sia nell’ottica di facilitare la domanda che di ridurre i tempi e i passaggi al fine di soddisfarla, ma anche di minimizzare i rischi».
I Finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno accertato che i sodali gestivano, con base operativa nel quartiere di San Basilio, un vero e proprio “centralino”, attivo tutti i giorni dalle 14.00 alle 02.00 di notte per l’acquisizione di ordini telefonici di cocaina, di cui poi curavano la consegna in tutta Roma tramite “pony express” reclutati, in prevalenza, tra i clienti in difficoltà economiche.
L’organizzazione era in grado di soddisfare, senza soluzione di continuità, dalle 30 alle 50 cessioni quotidiane nei giorni feriali, per arrivare anche a 80 nei giorni festivi e prefestivi. Nonostante il gruppo trattasse la vendita di piccole quantità di cocaina – nel gergo criptico utilizzato, “un amico” indicava una dose e “una mano” 5 grammi – il guadagno medio era di circa 15.000 euro a settimana.
Per minimizzare i rischi, il “corriere” portava con sé una o poche dosi da recapitare e tornava più volte a rifornirsi per le successive consegne.
Il sistema ideato ha consentito ai 3 giovani – come rimarcato nel testo dell’ordinanza – di «ritagliarsi uno spazio operativo di tutto rispetto (atteso il giro di clienti ed il “fatturato” della impresa delinquenziale messa in opera) in un contesto già a fortissima presenza criminale di gruppi agguerriti e con superiore caratura malavitosa come il quartiere romano di San Basilio”.
Nel corso delle indagini, P.P si è reso protagonista di un tentativo di investimento di due militari delle Fiamme Gialle che gli avevano intimato l’alt per un controllo: alla guida della sua auto, invece di fermarsi, accelerava tentando di travolgere i due Finanzieri prima di dileguarsi.
Al pari di tutte le imprese, al termine del periodo di lockdown, il “call center di San Basilio” aveva inviato il seguente sms promozionale per comunicare la ripresa delle attività: «Ciao bello\a sono lele di san basilio siamo stati fermi x un po a causa del covid19 comunque da domani alle 14 fino alle 2 di notte risaremo attivi con amichetti a 30 e (mani o tmax a 230) disponibili a raggiungerti dove sei siamo tornati al top top chiamami un abbraccio lele».
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Il Tribunale di Roma ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti dei fratelli B. e di P.P nonché gli arresti domiciliari per 4 “corrieri”: S.P (classe ‘90), N.M (classe ‘91), M.C (classe ‘79) e L.L (classe ‘93).
L’odierna operazione rappresenta un ulteriore, importante risultato ottenuto dalla Procura della Repubblica, dal Tribunale e dalla Guardia di Finanza di Roma nella lotta al traffico di droga.