Ecco le parole di Retuvasa in merito al processo Valle del Sacco.
La nota di Retuvasa
Con buona probabilità il processo sull’inquinamento della Valle del Sacco vedrà il suo primo epilogo con la lettura della sentenza di primo grado il giorno 16 luglio 2020 alle ore 11,30 presso il tribunale di Velletri. Diciamo con buona probabilità perché il procedimento ci ha già riservato risvolti negativi che ne hanno determinato l’allungamento dei tempi.
Come Retuvasa, alla prima esperienza nelle pratiche di giustizia in materia ambientale, salutavamo l’avvio del procedimento penale nel 2009 con la speranza che “finalmente può essere che qualcuno venga condannato”. Ben presto però abbiamo dovuto assistere alle rituali manfrine procedurali, tra difetti di notifiche, tentativi di estromissione delle parti civili, lungaggini per la fissazione delle udienze, passando per un cambio di giudice e rimando decisionale sui termini di prescrizione alla Corte Costituzionale.
D’altra parte ricordiamo bene anche il caso del processo inceneritori di Colleferro -26 indagati e 9 aziende- caduto in prescrizione in modo vergognoso per essere incappato negli errori madornali dei tribunali che hanno seguito il procedimento: se non fossimo determinati a lottare con tutti i mezzi a disposizione verrebbe meno la volontà di denunciare i misfatti ambientali.
Ora dopo l’emergenza Covid-19 che di fatto ha bloccato la semplice lettura della sentenza, si torna in aula nella speranza che questa volta si arrivi a una conclusione, tenendo sempre presente che, in caso di condanna, l’unica consolazione è che i risarcimenti in sede civile avranno un loro corso indipendente a differenza di quello penale che quasi certamente non arriverà in appello. Ad Enti, Associazioni, Cittadini contaminati resterà la speranza -col beneficio del dubbio sulle possibilità economiche degli eventuali condannati- di poter essere in qualche modo risarciti del danno subito.
Certamente scamperà alla sanzione penale o condanna in carcere che dir si voglia, chi ha procurato danni irreversibili all’ambiente, alla salute e all’economia di un territorio vasto per il cui recupero occorrerà mettere in campo ingenti risorse pubbliche.
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Questa esito deludente sul piano penale non fermerà la nostra volontà, la volontà dei tanti cittadini della Valle del Sacco di conoscere fino in fondo le responsabilità del disastro ambientale che ha colpito il nostro territorio, di controllare con tutti i mezzi disponibili le conseguenze sulla nostra salute, di lottare per una trasformazione radicale del modello di sviluppo. Abbiamo conquistato e condiviso uno straordinario patrimonio di conoscenze, una grande capacità di lotta e di organizzazione con cui siamo determinati a costruire un futuro sotto il segno della giustizia sociale ed ambientale.