“Vuoi un gelato?” – “OK”. “Ti sei fatto male?” – “Tranquillo, è tutto OK”. Due esempi semplici che racchiudono l’essenza e l’universalità di una delle espressioni affermative più famose al mondo. Si, stiamo parlando proprio della sigla OK, un acronimo che avremo scritto e pronunciato migliaia di volte, entrato a far parte del nostro tessuto linguistico e usato con una frequenza della quale probabilmente abbiamo perso anche l’esatta dimensione.
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Ma vi siete mai chiesti da cosa derivi questa espressione, del perché è così utilizzata e quali sono le sue origini semantiche? Innanzitutto bisogna chiarire che l’espressione OK è, come detto sopra, un acronimo derivante da una simbologia precisa. Al riguardo, c’è una teoria preponderante che spiega in maniera esaustiva quale sia stata l’origine del vocabolo.
ORIGINE MILITARE
La teoria più accreditata è che il termine OK abbia iniziato a diffondersi a macchia d’olio durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. I militari americani, infatti, dopo le sanguinose battaglie nelle quali erano impiegati dovevano, loro malgrado, riassettare le fila facendo una conta dei superstiti. Una vera e propria perlustrazione alla quale faceva seguito un elenco caduti.
Il risultato finale era quindi costituito da un numero a cui faceva seguito la lettera K, che indicava appunto “Killed”, il significato in inglese della parola uccisi. Nelle occasioni in cui non v’era nessun caduto, l’acronimo finale era quindi 0K, ovvero “zero uccisi”. Il simbolo veniva dunque scritto su un lenzuolo bianco per dare comunicazione all’intera truppa. Col tempo, e nel gergo comune, lo zero (0) è stato tramutato e pronunciato in “O”. OK divenne dunque l’acronimo di “zero morti”, assumendo l’accezione positiva che oggi tutti conosciamo.