Lazio, 50 anni di Consiglio Regionale.
Si è tenuta alle ore 18 di ieri, lunedì 6 luglio, la seduta straordinaria del Consiglio regionale del Lazio dedicata al 50° anniversario della prima riunione di insediamento, avvenuta nello stesso giorno e alla stessa ora dell’anno 1970.
La seduta straordinaria
Ha aperto la seduta un emozionato presidente del Consiglio regionale, Mauro Buschini, ripercorrendo l’iter di formazione della Regione Lazio che ha portato sugli scranni in 50 anni 659 eletti, dal 1975 nella sede attuale di via della Pisana ma anche le norme più rilevanti. “Oggi celebriamo un patto – ha detto Buschini – che ha radici molto profonde e solide che in questi anni ha conosciuto profondi cambiamenti, un patto che va rispettato ogni giorno da tutti coloro che hanno l’onore di rappresentare i cittadini”, ricordando le 2377 leggi approvate in questi anni, di cui 1392 in vigore. “Ci attende un’opera vasta, impegnativa e complessa – riprendendo le parole pronunciate nel discorso di insediamento dal primo presidente Mechelli. – Governare è un cantiere aperto, specie nel tempo in cui viviamo. Il Consiglio regionale è garanzia dei diritti dei cittadini, la pandemia ci ha scosso, dobbiamo insieme mettercela tutta”.
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Sono poi seguiti gli interventi dei capigruppo, a partire da Stefano Parisi (Lazio 2018) che ringraziando per l’organizzazione della giornata odierna ha però detto che il periodo attuale “non consente celebrazioni retoriche”, esponendo critiche sulla frammentazione delle regioni specie a livello legislativo, chiedendo di attivare da subito una fase di semplificazione con la riduzione delle norme, “non è il numero di leggi e regolamenti approvati che interessa chi paga le tasse, ma se la nostra azione ha prodotto sviluppo sociale, civile ed economico”.
È seguito poi l’intervento di Paolo Ciani (Centro solidale – Demo S.) che ha messo in luce i continui ricorsi alla Corte Costituzionale nell’attribuzione delle funzioni ma allo stesso tempo rivendicando la necessità delle Regioni.
Giuseppe Simeone (FI) ha ricordato il Maestro Ennio Morricone scomparso oggi. “Le Regioni non sono nate per amministrare ma per legiferare e programmare dando agli enti intermedi, comuni in primis, tutti gli strumenti necessari. Venendo meno a questo compito non abbiamo fatto altro che creare un mini-Stato, in uno Stato già percepito dai cittadini distante dai processi economici e territoriali di cui dovrebbe farsi parte responsabile”.
Alessandro Capriccioli (+ Europa) ha invece fatto una riflessione sul rapporto fra Regioni e Europa, “la regione è il luogo migliore di tutti per fare l’Europa ma è anche un ente di prossimità. Credo che questo salto di qualità possa partire proprio dai consiglio regionali”, ha detto.
Daniele Ognibene (Liberi e uguali nel Lazio) ha evidenziato, come Parisi, che all’emergenza Covid le amministrazioni hanno risposto in maniera molto variegata, “manca la capacità di coordinamento”, ha detto, con un pensiero particolare ai ragazzi e alle ragazze di oggi ai quali occorre “garantire spensieratezza”.
Orlando Tripodi (Lega) ha espresso vicinanza all’assessore allo Sviluppo economico e commercio Paolo Orneli che ieri ha perso la moglie Nikki, attivista, impegnata in ambito sociale e in difesa delle donne. “Siamo pronti ad accettare la sfida, a metterci insieme per snellire la burocrazia, soprattutto in questo momento in cui c’è difficoltà a capire cosa succede domani”, ha detto, pensando anche alla legge Del Rio, da “annullare”.
Marta Bonafoni (Lista Civica Zingaretti) ha ripercorso la vita del Paese dalla Liberazione a oggi, ricordando la riforma elettorale del 2017 che anche grazie alla doppia preferenza di genere ha portato le donne in Consiglio, “ma ancora troppo poche, perché una rappresentanza deve somigliare alla società che rappresenta”.
Enrico Cavallari del Gruppo Misto, come Tripodi e altri, si è soffermato sulla Riforma del Titolo V della Costituzione, auspicando nei prossimi mesi di metterci mano.
Anche Fabrizio Ghera (Fratelli d’Italia) ha sottolineato il “numero imponente di leggi” e l’urgenza di semplificare così come la necessità di uscire definitivamente dal commissariamento della sanità, in modo che “il Consiglio regionale dopo 11 anni possa dare il proprio contributo”, nonché “chiarire finalmente i rapporti fra Roma Capitale e Regione Lazio”.
Anche Roberta Lombardi (M5S) come il presidente Buschini, ha citato il presidente anziano della prima seduta del Consiglio 50 anni fa, Luigi Alberto Gigliotti e i problemi da lui evidenziati, “problemi che ancora oggi siamo chiamati a risolvere”. Lombardi ha ricordato quanto l’emergenza Covid ha evidenziato: “venti sistemi sanitari separati e differenti non fanno la forza ma la debolezza di un Paese”, e i “1818 ricorsi dal 2001 al 2018 alla Corte Costituzionale sul Titolo V”. Rivolgendosi al presidente Zingaretti anche in qualità di segretario del PD, ha detto “il problema del nostro Paese non è solo se usare o no i fondi del Mes, ma il Paese ha problemi profondi che si chiamano burocrazia, inflazione, superfetazione legislative e sovrapposizioni di competenze. Il Titolo V va riformato, prendiamoci l’impegno”, ha concluso.
Marco Vincenzi per il Pd ha concluso “la lunga carrellata di interventi appassionati e sinceri”, ringraziando il presidente Buschini per aver organizzato questa celebrazione e per come “ha condotto fin qui il Consiglio regionale, insieme al presidente Leodori che ha condotto la legislatura precedente e al presidente Zingaretti e a tutti i presidenti di Regione e Consiglio regionale e tutti i consiglieri e assessori di questi 50 anni. “Questa assemblea rappresenta un punto di riferimento per 5 milioni di elettori ed elettrici che vogliono vedere risposte alle loro esigenze e ai loro problemi”.
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Ha concluso il presidente della Regione Nicola Zingaretti, con un lungo intervento che ha guardato al mezzo secolo di vita di questa istituzione. “La celebrazione andava fatta nelle forme dovute perché dobbiamo guardare anche al futuro. Un’occasione per ribadire la presenza di questa istituzione anche nei momenti più difficili. Il Lazio è cambiato profondamente, è una regione che ha saputo cogliere meglio di altre le opportunità. Su di noi ci sono stati tanti pregiudizi… nel Lazio si è lasciato alle spalle lo stereotipo di un mercato assistito, dipendente dal sistema pubblico. Tutti dobbiamo essere orgogliosi che nel 2019 il Lazio è la prima regione italiana per innovazione, la seconda per numero di start-up innovative. Oggi è una grande regione produttiva con un Pil di 197,7 miliardi di euro, la seconda regione italiana per contributo alla creazione di ricchezza. Il Lazio oggi genera l’11,2 per cento del Pil italiano, un dato superiore a quello di interi Paesi dell’Unione europea. Nel 1970, il Pil del Lazio era solo l’8 per cento del Pil italiano. Oggi il Lazio è caratterizzato da un tessuto produttivo solido e strutturato con 660mila imprese (l’11 per cento delle imprese italiane), ed è uno dei motori creativi e culturali europei. Questo non significa in alcun modo nascondere o sottacere le gravi crisi o pericoli che abbiamo davanti ma bisogna leggerle dentro un percorso che è stato in questo 50ennio un percorso di conquiste e di emancipazione di un territorio molto molto complesso”.
Alla seduta è seguita una cerimonia con la consegna di medaglie ricordo agli ex presidenti di Regione presenti quali Giulio Santarelli, Gabriele Panizzi, Sebastiano Montani e il vice presidente Danilo Collepardi, Piero Badaloni, Francesco Storace e ai presidenti del Consiglio regionale Massimo Pineschi, Guido Milana, Bruno Astorre, Mario Abbruzzese, Daniele Leodori e lo stesso Mauro Buschini, oltre al presidente Zingaretti.