“USB ha ripetuto centinaia di volte che gli impianti di Ama hanno prodotto solo rifiuti e che la produzione della frazione organica stabilizzata (fos) e del combustibile derivato da rifiuto (cdr) erano solo la foglia di fico per aggirare le normative europee. Dal 2013 denunciamo che non vengono rispettate le procedure per la stabilizzazione della frazione organica, per il semplice motivo che gli impianti TMB di Ama, insufficienti, obsoleti e sovraccarichi, non potevano rispettare i tempi di stabilizzazione della frazione organica che è di circa 28 giorni” – commentano dal sindacato dopo il sequestro dell’impianto TMB di Rocca Cencia.
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“Nella cronica emergenza rifiuti questi impianti sono stati trasformati in siti di stoccaggio per cui la priorità è stata sempre la trasferenza per far posto alla quantità incontrollata di rifiuti indifferenziati. Tutti ne erano a conoscenza: dalla Giunta Marino che chiuse Malagrotta, alla Sindaca Raggi e all’allora assessora Muraro che invitammo ad un sopralluogo a Rocca Cencia, alla Regione Lazio che ha dato l’autorizzazione al sito di stoccaggio, all’Arpa e alla ASL che vigilavano ma evidentemente non intervenivano. Lo sapeva benissimo tutta la dirigenza Ama che continua a mettere a rischio i lavoratori che operavano in discariche al chiuso, lo sapevano anche Cgil, Cisl, Uil e Fiadel che firmavano accordi per allungare l’orario di lavoro agli operatori degli impianti per qualche spiccio in più, e naturalmente lo sanno da sempre i residenti che hanno sopportato i miasmi di quelle discariche. Eppure gli incidenti non sono mancati, fino all’incendio del TMB Salario che ha avvelenato il quadrante nord-ovest fino al mare, ma si preferiva la caccia al “sabotatore” piuttosto che dare retta alla stessa relazione di ARPA Lazio che nel novembre 2018 denunciava la gestione criminale degli impianti”.
“Il sequestro del TMB di Rocca Cencia disposto dalla Procura di Roma, seppure con estremo ritardo, ci dà ragione ma soprattutto rende giustizia ad anni di proteste dei residenti. Ma di questo atto dovuto, purtroppo, potrebbero approfittare quanti in questi ultimi mesi stanno remando per trasformare Ama in una “bad company” che si occupa di spazzamento e raccolta e per consegnare la parte remunerativa, rappresentata dagli impianti, ai privati. Dietro questo tentativo c’è il ritorno alla raccolta stradale voluto dall’amministratore grillino di Ama, il ridimensionamento di Ama attraverso un fallimento pilotato dall’assessore Lemmetti e dalla Giunta Raggi, l’approvazione del Piano Rifiuti regionale che prevede un mega impianto di 500 mila tonnellate per la produzione di biogas a Colleferro e una cordata di privati che insieme ad ACEA sono proprietari di biodigestori e termovalorizzatori e pregustano la grande abbuffata di profitti con i rifiuti di Roma con buona pace del ciclo virtuoso dei rifiuti di cui si sono riempiti la bocca i tanti politici locali”.
“Non permetteremo l’ennesima regalia ai privati: USB sarà al fianco dei comitati cittadini e della provincia per un ciclo dei rifiuti virtuoso a difesa dell’ambiente e dell’occupazione”.