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Rocca di Papa, lavoratori San Raffaele senza stipendio e senza cassa integrazione: è protesta

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Protesta dei lavoratori della Clinica San Raffaele di Rocca di Papa. Ecco la nota dei Comunisti Castelli Romani.

La nota dei Comunisti Castelli Romani

Dopo la revoca dell’accreditamento della Regione Lazio, nessun paziente risulta ricoverato. La clinica è completamente vuota e i lavoratori hanno dovuto svuotare gli armadietti. Anche la centralinista è stata mandata a casa.

In questa situazione di completa incertezza per un gigantesco scontro politico tra Zingaretti (PD) e Angelucci (Forza Italia), dieci infermieri si sono dimessi e sono stati assunti a tempo indeterminato a Villa delle Querce a Nemi.

Rimangono, però, 150 lavoratori, i nostri eroi, che hanno combattuto il coronavirus in condizioni difficilissime, che hanno chiesto aiuto ai colleghi della ASL RM6 e si sono sentiti rispondere “Noi non ci veniamo ad infettare a Rocca di Papa”, che hanno chiesto con insistenza i tamponi che la ASL RM6 non concedeva, che hanno atteso anche 5 giorni per le risposte dei tamponi dal Campus Biomedico di Trigoria quando erano già positivi in molti, che hanno chiesto al comune di Rocca di Papa di dichiarare zona rossa la struttura perché la situazione era ormai incontrollabile.

Le responsabilità della direzione del San Raffaele di Rocca di Papa e della ASL RM6 sono gravissime: 41 operatori sanitari del San Raffaele di Rocca di Papa si sono infettati, portando il covid anche nelle loro famiglie e pagando un prezzo altissimo, anche con dei familiari morti.

Oggi Angelucci, Zingaretti e D’Amato abbandonano questi lavoratori, questi eroi, al nulla: Zingaretti e D’Amato hanno tolto l’accredito alla struttura senza preoccuparsi minimamente dei lavoratori, mentre Angelucci non paga gli stipendi e dopo le proteste dei lavoratori ha chiesto con ritardo la cassa integrazione (la FIS) per i lavoratori, che ancora non arriva.

Da fonti ufficiose è emerso che il San Raffaele di Rocca di Papa cambierà ragione sociale, in modo da cestinare la revoca dell’accreditamento in una scatola vuota e di riciclarsi in una nuova società pronta per riprendere l’accreditamento regionale. Un classico gioco di scatole cinesi, tanto diffuso nelle società italiane.

Da fonti ufficiali è emerso un gravissimo accordo tra la Regione Lazio e i sindacati CGIL, CISL e UIL, predisposto ad hoc per il San Raffaele di Rocca di Papa e che “si applica ai lavoratori sottoposti a procedura di licenziamento di strutture sanitarie, ausiliari e OSS con contratti atipici o in forma esternalizzata, delle strutture che hanno avuto procedimenti di revoca o sospensione dell’accreditamento”.

Da queste informazioni emerge che il San Raffaele di Rocca di Papa effettuerà una modifica societaria e il licenziamento dei 150 lavoratori.

Per tale motivo il San Raffaele di Rocca di Papa, che vuole chiudere con un colpo di spugna le sue gravissime responsabilità sulla gestione dell’emergenza Covid chiudendo la società, ha esitato a chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti e non sta pagando gli stipendi ai lavoratori.

La procedura di licenziamento prevede l’eventuale ricollocazione nello stesso gruppo (“laddove possibile”, cioè a buon cuore degli Angelucci) oppure in un indefinito “Bacino”.

L’accordo prevede che il reinserimento del lavoratore entro 30 km dalla struttura di provenienza “ha carattere di obbligatorietà nell’accettazione, in caso di rifiuto il lavoratore viene cancellato dalle liste di bacino”.

Quindi, un lavoratore che risiede ad Aprilia, se viene spostato a Tivoli Terme (entro 30 km a Nord di Rocca di Papa) deve obbligatoriamente accettare tale spostamento pena la cancellazione dalle liste di bacino.

Questo accordo è semplicemente indecente, considerando che per spostarsi da Aprilia a Tivoli Terme (andata e ritorno) ci vogliono 4 ore coi mezzi pubblici e 3 ore con la propria autovettura.

Il Partito Comunista dei Castelli Romani dice “NO” al licenziamento dei 150 lavoratori del San Raffaele, i nostri eroi che hanno combattuto in condizioni difficilissime contro il covid.

Il Partito Comunista dei Castelli Romani condanna l’accordo vergogna tra D’Amato e i sindacati CGIL-CISL-UIL per salvare gli interessi di Angelucci e far pagare ai lavoratori con il licenziamento i drammatici errori della direzione aziendale e della ASL Rm6.

I lavoratori del san Raffaele di Rocca di Papa hanno deciso di organizzare una grande manifestazione pubblica a supporto della loro vertenza per venerdì 7 agosto alle ore 10 davanti la sede della ASL RM6 ad Albano in Borgo Garibaldi: lavoratori senza lavoro, senza stipendio e senza cassa integrazione che, con la firma dell’accordo della Regione con i sindacati CGIL, CISL e UIL, saranno “premiati” con il licenziamento?

A seguito delle nostre proteste, che hanno smascherato l’accordo truffa per il licenziamento dei lavoratori tra Angelucci, Zingaretti e i sindacati, sembrerebbe che la direzione del San Raffaele di Rocca di Papa abbia, invece, chiesto la cassa integrazione (la FIS) per i lavoratori dipendenti non occupati della clinica a causa del ritiro dell’accreditamento da parte della Regione Lazio.

Alcuni lavoratori stanno preparando la richiesta dei decreti ingiuntivi per veder pagato il proprio stipendio, che è in ritardo di quasi due mesi.

L’accordo tra D’Amato e i sindacati CGIL-CISL-UIL è indecente perché dimentica completamente i lavoratori a partita IVA del San Raffaele e della altre strutture sanitarie.

Tra i lavoratori del San Raffaele di Rocca di Papa va sottolineata la particolare situazione di 20 giovani operatori sanitari assunti a partita IVA, mandati a combattere il coronavirus senza i necessari DPI per pochi euro l’ora, con 10 di loro che si sono infettati e sono rimasti a casa non pagati, senza nemmeno poter usufruire della malattia. Questi sono gli “eroi precari” del San Raffaele di Rocca di Papa, con i contratti a partita IVA che scadono e non verranno rinnovati, privi delle tutele sindacali.

A questi “eroi precari” si aggiungono nei Castelli Romani tanti altri lavoratori a partita IVA, che sono stati mandati in prima linea a combattere il coronavirus e oggi si trovano senza alcuna garanzia e tutela sindacale.

Il Partito Comunista dei Castelli Romani esige che questi lavoratori precari a partita IVA che hanno combattuto in prima linea contro il covid siano immediatamente stabilizzati con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Questo sarebbe un serio accordo tra la Regione Lazio e i sindacati.

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Invitiamo tutta la popolazione alla manifestazione di venerdì 7 agosto alle ore 10 davanti la sede della ASL RM6 ad Albano in Borgo Garibaldi.