Di seguito, la nota del Comitato Residenti di Colleferro sulla vicenda Minerva:
PERDITE MINERVA: FRUTTO INEQUIVOCABILE DELLA GESTIONE CIACCI
Il Consiglio regionale del Lazio si avvia a concludere l’esame del nuovo Piano di gestione dei rifiuti, che incrementerà il carico ambientale sulla valle del Sacco, nello stesso momento in cui i Comuni soci del consorzio intercomunale Minerva scarl riescono con molta fatica a raggiungere un approdo.
Abbiamo preso visione del primo bilancio 2019 presentato dall’Amministratore unico del consorzio, Alessio Ciacci, pubblicato dal Comune capofila Colleferro nel proprio sito (delibera Consiglio comunale n. 41, scaricabile al link http://www.albopretorio.it/albo/downloadAtto.php?a=368519&ida=423722&o=oggetto_allegati_atto), non reperibile nel sito web del consorzio, come impone la legge sulla trasparenza (D.Lgs. 33/2013).
Il primo bilancio del consorzio di Colleferro è in perdita, come gli ultimi 2 bilanci delle aziende di Rieti, redatti dal duo Ciacci-Bernardini, suo ex direttore e uomo di fiducia durante quelle gestioni.
Questo Comitato fin dalle prime battute procedurali per la nomina dell’Amministratore unico ha nutrito forti dubbi, a cominciare dal bando pubblicato dal Comune di Colleferro, e li ha denunciati agli organi competenti, tra cui la Procura della Repubblica, per scarsa trasparenza e pubblicità.
Tra i vizi riscontrati spicca il sincronismo quasi svizzero tra la scadenza temporale e l’incompatibilità tra la precedente attività di Ciacci a Rieti con la nascente esperienza a Colleferro. Ora, riguardo al primo bilancio di Minerva viene formalmente dichiarata una perdita di 92.428,00 € ma nulla viene esplicitato sul fatto che il Comune di Colleferro è intervenuto per almeno 2 volte con somme proprie in “soccorso finanziario”: la prima con 446.457,00 €, quale finanziamento soci, e la seconda con 310.971,32 €, come anticipo del servizio. Come si giustificano questi aiuti? Perché nel bilancio non sono riportati? Dovranno essere restituiti? Come e quando?
Sulla correttezza e trasparenza di questo bilancio aleggiano numerosi dubbi anche in considerazione delle ripetute, consistenti e dichiarate perdite annuali di esercizio del ramo d’azienda relativo al servizio di igiene urbana e, più in generale, della società Lazio Ambiente spa (di proprietà della Regione), da cui Minerva ha appunto affittato il ramo d’azienda.
Prima di procedere all’affitto del ramo d’azienda sarebbe stato necessario determinarne il valore in base ai dati di bilancio ( calcolo del flusso reddituale dei 3 anni precedenti, normalizzazione, identificazione del tasso di attualizzazione e conseguente adozione di un metodo reddituale per la determinazione del suo valore).
Non sappiamo se questa valutazione sia stata fatta (se eseguita, deve essere pubblicata sul sito istituzionale del consorzio) con l’aggravante che era a conoscenza dei bilanci in forte perdita di Lazio Ambiente nei 4 anni precedenti e che la società pubblica si reggeva in piedi solo grazie alle continue iniezioni di denaro pubblico da parte della Regione.
Sull’ex Direttore generale, Fabio Ermolli, sono state scaricate responsabilità che non gli appartenevano in riferimento ad errori macroscopici, che prefiguravano uno scenario futuro negativo in cui Minerva (e con essa i cittadini dei Comuni soci) si è venuta a trovare.
Ci riferiamo intanto al contratto di affitto di ramo d’azienda, in perdita, sottoscritto dall’Amministratore unico. Si può ritenere competente un amministratore che, senza una valutazione terza e attendibile, sottoscriva tale contratto?
Oppure possiamo dedurne che l’operazione di affitto di ramo d’azienda non era nata per rappresentare una soluzione di utilità economica per i cittadini dei Comuni soci, ma semplicemente come operazione politico-partitica per “liberare” la Regione di un ramo secco, che non riusciva a dismettere.
Appare rilevante la pochezza, anche in relazione al numero di pagine (7), della relazione al bilancio dell’Amministratore unico sulla gestione del consorzio, in cui ci si imbatte in invettive sulle passate gestioni dei rifiuti sul territorio colleferrino, invece di chiarire se la perdita di oltre 92 mila € è da attribuire alla discrepanza tra avvio delle attività di Minerva, sottostimate, e l’incasso dei primi proventi (ricavi da lui descritti) o ancora alla necessità di aumentare la solidità finanziaria del consorzio, del tutto insufficiente fin dalla sua nascita.
Oggi a Colleferro rischiamo di fare la fine di Rieti con il duo Ciacci-Bernardini, quest’ultimo, insieme a Zazza, subentrato all’ex Direttore generale, Ermolli (da quando, con quale contratto e compensi?) e che, con l’attuale, diventano 3 i bilanci in perdita nel giro di 4 anni consecutivi attribuibili al duo nei Comuni del Lazio.
Chiediamo lumi anche sull’applicazione dell’art. 2426 del c.c. in base al quale Ciacci preannuncia la scrittura in bilancio della perdita come quota di ammortamento quinquiennale: tale perdita è dunque maggiore di 5 volte e l’Amministratore unico si augura di poterla riassorbire in 5 annualità di pari importo?
Chiediamo pubblicamente e via pec ai responsabili dell’anticorruzione dei Comuni soci: – di avviare ogni azione volta all’analisi degli atti di valutazione del suddetto bilancio in cui sono evidenti considerevoli omissioni tra quanto avvenuto e continua ad avvenire nei fatti e quanto previsto dalle leggi; – di imporre con urgenza la pubblicazione degli atti che hanno sancito la nomina dell’Amministratore unico, comprese le dichiarazioni sull’assenza di procedimenti penali in corso.
Denunciamo pubblicamente e via pec ai responsabili amministrativi dei Comuni soci:
- L’assenza di pubblicità obbligatoria del Piano di Risanamento (sempre se redatto), di cui D.Lgs. 33/2013
- L’assenza di una valutazione economica, da assegnare ad un soggetto terzo, del ramo d’azienda di Lazio Ambiente spa (se eseguita, deve essere pubblicata sul sito istituzionale)
- L’illegittimità con cui Minerva ha operato ed opera in assenza di un contratto diretto e trasparente con i Comuni soci
- Che ad oggi i Comuni soci e non (Segni e Capranica Prenestina) sono serviti con gravi carenze/criticità ammesse dai Sindaci e dallo stesso Amministratore Unico, ma che, in assenza di contratto, si traducono per i cittadini nel completo pagamento della Tari a fronte di un servizio insufficiente e/o non reso integralmente;
- L’illegittimità, ai fini delle norme sulle società “in house providing”, per il servizio di igiene urbana svolto nei Comuni non soci di Segni e Capranica Prenestina essendo questo un servizio non accessorio ma totale e quindi soggetto obbligatoriamente al controllo analogo da parte dell’Ente affidatario (Segni e Capranica), cosa che i due Comuni non possono svolgere non essendo soci;
- Assenza di una valutazione economica per il consorzio del servizio reso al Comune di Capranica Prenestina che presenta una popolazione bassissima (351 abitanti), un territorio molto ampio (20,36 km2) ed un’elevata distanza, circa 30 km, dalla centralità del servizio (Colleferro). Capranica, logisticamente e sotto il profilo dell’economicità, potrebbe essere servito unitamente ai paesi ad esso limitrofi da altro gestore per evitare costi manifestamente troppo elevati e gravosi per gli altri soci;
- Invalidità sicuramente politica, se non anche formale, dell’avvenuto azzeramento e ricostituzione del capitale sociale (atto del 4/8/2020) senza il preventivo passaggio in tutti i Consigli comunali dei Comuni soci per l’adozione della delibera sul riconoscimento fuori bilancio della perdita di esercizio di Minerva, delle motivazioni che l’hanno determinata e senza la presentazione ed approvazione del Piano di risanamento, non allegata alla delibera comunale;
- Divieto di ricapitalizzazione e probabile nullità anche dell’atto di azzeramento e ricostituzione del capitale sociale (avvenuto il 04/08/2020) in base all’art. 14, c. 5, Dlgs 19.8.2016, n.175, dove espressamente cita ” Le amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, non possono, salvo quanto previsto dagli articoli 2447 e 2482-ter del codice civile, sottoscrivere aumenti di capitale, effettuare trasferimenti straordinari, aperture di credito, né rilasciare garanzie a favore delle società partecipate….che abbiano utilizzato riserve disponibili per il ripianamento di perdite anche infrannuali…“. Cosa quest’ultima attuata dal Comune di Colleferro almeno in due occasioni, come già riportato in alto (466.457,00 € e 310.971,31 €, indicate nella Determinazione dirigenziale n.772, 27/11/2019, Comune di Colleferro).
- L’assoluta mancanza di trasparenza riguardo l’impiantistica prevista nel “Programma di azione e piano economico finanziario” alla base del progetto Minerva, di cui all’elaborato “Dotazione Impiantistica di progetto”, quale elemento fondante e caratterizzante della costituzione del consorzio stesso.
Di tale impiantistica non si parla e non sappiamo se avvenga perché non si intende più realizzarla o per altre motivazioni. Fatto sta che senza l’impiantistica prevista, il progetto presenta una anomalia di fondo: assoluta ed accertata mancanza di economicità per i Comuni soci, qualora lo scopo del consorzio venisse ricondotto al solo servizio di igiene pubblica.
Minerva, senza know-how, capitali, mezzi, con pochi Comuni serviti, senza iscrizioni agli Albi, non può competere economicamente con nessun’altra realtà del territorio, sempre in house, capace di offrire da subito un servizio migliore, garantito ed economicamente di sicuro più vantaggioso non necessitando di avviamento, affitti di ramo d’azienda e capitali che ogni Comune socio deve “investire” (con possibilità di perderli). Inoltre, l’adesione ad un’altra società in house non vincola i Comuni ad investimenti decennali considerevoli e, qualora ci fossero società che offrissero un servizio migliore e/o più economico, in qualunque momento sarebbero liberi di cambiare gestore a vantaggio dei cittadini.
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Chiediamo all’Amministratore unico, Ciacci di rispondere all’accesso agli atti da noi formulato inerente la dichiarazione di assenza di procedimenti penali in corso al momento della candidatura in risposta al bando per tale incarico in Minerva. Risposta ad oggi, dopo oltre 60 giorni, ancora pendente in violazione delle norme sulla trasparenza e dell’anticorruzione.