La Fontana delle Rane, al centro di piazza Mincio nel quartiere Coppedè, è stata oggi restituita alla città, nella sua rinnovata veste dopo un importante restauro terminato nei giorni scorsi.
Terminato il complesso intervento di restauro del monumento di piazza Mincio
L’intervento di ripristino del monumento, sotto la direzione tecnico-scientifica della Sovrintendenza Capitolina, è il primo di tale portata dal momento della sua inaugurazione, nel 1927.
Il restauro
Prima di poter intervenire sulla fontana è stato necessario consolidare il terreno di fondazione la cui natura instabile ha provocato, nel corso degli anni, l’inclinazione del bacino inferiore, terreno che con l’intervento è stato stabilizzato.
Il monumento appariva molto degradato a causa degli agenti atmosferici inquinanti da traffico veicolare e, come tutte le fontane romane, aveva risentito anche della composizione altamente calcarea delle acque di alimentazione, il cui getto continuo aveva prodotto incrostazioni calcaree di estrema resistenza.
La rimozione dell’enorme strato di calcare, spesso circa 17 cm., che ricopriva l’opera è stata un’operazione particolarmente delicata e lunga. I lavori, realizzati dall’Impresa Picalarga S.r.l., hanno riguardato anche l’impianto idrico e il marciapiede ornamentale che circonda la fontana, ricollocato in opera sostituendo e/o recuperando parti delle losanghe in travertino nel completo rispetto del disegno originario. L’importo totale delle attività di consolidamento e restauro è stato di 283.683,12 euro.
Cenni storici
La Fontana delle Rane, così denominata per le dodici rane che la ornano, è posta al centro di piazza Mincio, cuore del piccolo quartiere sorto tra il 1917 e il 1926 nelle adiacenze di via Po e noto come “quartiere Coppedè”, dal nome dell’architetto. Progettata da Gino Coppedè nel 1920, la fontana fu realizzata nel 1924 con alcune significative varianti: al posto dell’aiuola verde circolare con ciglio lapideo fu posizionata la vasca chiamata comunemente “il laghetto”.
Completavano il progetto due lampioni a candelabro alternati a due panchine, che furono poi rimossi.
Alimentata dall’Acqua Marcia e realizzata in malta cementizia e travertino, la fontana ha una vasca del diametro di circa 10 metri, il corpo scultoreo si eleva di 2,70 metri con un diametro di 7,50 metri, mentre il bacino superiore ha un diametro di 3,50 metri; l’altezza complessiva dal piano stradale è di 4,50 metri.
All’interno del cosiddetto “laghetto” si erge il corpo della fontana. Un possente pilastro circolare sorregge il catino superiore, ornato alla base da quattro mascheroni, e sul bordo superiore da otto rane nell’atto di spiccare un salto, ciascuna delle quali lancia uno zampillo d’acqua nel catino, al centro del quale sgorga lo zampillo saliente.
Intorno al pilastro, in corrispondenza ai quattro accessi stradali alla piazza, sono disposti quattro gruppi scultorei, composti da coppie di figure maschili inginocchiate, che sorreggono una monumentale valva di conchiglia, sul cui umbone è posta una rana che sprizza acqua dalle narici; le figure, con i capelli mossi dal vento e reti da pescatore fra le mani, soffiano acqua nelle vaschette semicircolari poste ai loro piedi.
Intervallano i gruppi scultorei sono intervallati da quattro massi l sormontati da una valva di conchiglia e da un’ape. Intorno al bacino corre un marciapiede con ciglio in travertino, suddiviso da fasce ortogonali in travertino ornate da losanghe.
A questa articolata macchina scultorea fa da contrappunto il gioco delle acque: quelle stagnanti del laghetto, gli spruzzi e i getti incrociati delle figure maschili e delle rane, le cascatelle delle valve di conchiglia, il velo del catino, l’esuberante getto superiore.
Foto di repertorio