Il 5 ottobre, il Consiglio dei Ministri ha approvato la modifica dei decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno.
La normativa, arrivata dopo mesi di trattative tra il PD e il M5S, interviene soprattutto in materia di immigrazione, integrazione e ordine pubblico.
Immigrazione e integrazione
Nei precedenti decreti, il governo poteva impedire l’ingresso alle navi accusate di violare le leggi sull’immigrazione nelle acque territoriali italiane. Erano previste anche multe fino ad un milione di euro e la confisca della nave. Ora, invece, il divieto di ingresso sarà attuato solo in confronto delle navi che non avranno comunicato le proprie operazioni alle autorità italiane e a quelle del Paese di appartenenza. Le multe avranno come tetto massimo 50mila euro; inoltre, sono state eliminate anche le sanzioni amministrative. Per chi violerà il divieto di ingresso c’è comunque il rischio di reclusione fino a due anni, qualora venga compromessa la sicurezza pubblica o si violino le norme sul traffico dei migranti via mare.
Il nuovo testo prevede inoltre che i permessi di soggiorno per protezione speciale siano convertibili in permessi di lavoro. Nelle categorie di permessi convertibili rientrano ora anche quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.
Sulla protezione internazionale degli stranieri, si prevede il divieto di espulsione e respingimento del rimpatrio se questi comportano dei rischi per l’interessato, come per esempio il rischio di tortura o di trattamenti inumani e degradanti o nella violazione del diritto al rispetto della sua vita familiare e privata. I richiedenti asilo potranno anche tornare ad accedere al sistema di accoglienza diffusa. Inoltre, potranno di nuovo iscriversi all’anagrafe comunale e ottenere un documento di identità valido per tre anni. Il periodo massimo all’interno dei centri per i rimpatri è stato ridotto a 90 giorni, mentre il riconoscimento della cittadinanza deve avvenire entro 36 mesi.
Sicurezza pubblica e “Daspo urbano”
Viene rafforzato il cosiddetto “Daspo urbano”. Per il Questore sarà possibile impedire l’accesso nei locali pubblici a quei soggetti che abbiano riportato una o più denunce o una condanna non definitiva, in relazione alla vendita o cessione di sostanze psicotrope o stupefacenti, negli ultimi tre anni. In caso di violazione del divieto, sono previste multe fino a 20.000 euro o la pena della reclusione fino a due anni. Si inaspriscono le pene anche per i soggetti coinvolti nelle risse. La sola partecipazione può essere punita con la reclusione da sei mesi a sei anni. Si approva quella che è stata ribattezzata la “Norma Willy”.
LEGGI ANCHE – Inasprimento pene in vista e Daspo dai locali pubblici: la cosiddetta “Norma Willy” in via di definizione
Viene introdotto anche il reato per chi introduce un cellulare in carcere: la pena va da uno a quattro anni sia per chi lo porta sia per chi lo riceve. Per chi agevola la comunicazione con l’esterno ad un detenuto al 41bis la pena è dai due ai sei anni; nei casi di ipotesi aggravata, la condanna può arrivare anche a sette anni di reclusione.