Da qualche giorno oramai è uscito il programma dell’estate alatrense e come ogni anno da quando c’è questa amministrazione l’uscita è pressoché durante l’estate stessa, a dispetto di chi voglia organizzarsi anzitempo. Leggendo il manifesto si capisce che sarà la solita unione di festicciole per rallegrare il pubblico di Alatri che nulla hanno a che fare con un’ idea turistico-ricettiva. Perché una città organizza manifestazioni sfugge al delegato Fantini. All’interno dell’elenco “Estate 2016” si trovano manifestazioni che vengono riproposte da decenni, oramai autoreferenziali, non si curano più del reale impatto culturale e aggregante che quest’ultime dovrebbero avere. Stantie e ripetute sanno di ripresentate perché si fa così, senza confrontarsi con un obiettivo posto all’inizio degli eventi e che dia una netta divisione tra la riuscita e l’insuccesso. Tutta la kermes dà pochissimo spazio a giovanissimi e ragazzi, tranne una manifestazione organizzata da un privato cittadino e spontaneamente ci si chiede: cosa dovrebbero fare i giovani nei restanti tre mesi estivi? Probabilmente andare fuori da Alatri! La Città ha subìto negli ultimi 20 anni un costante e graduale degrado sia sulla quantità che nella qualità delle manifestazioni arrivando a far cessare organizzazioni che avevano un’impatto ricettivo superiore come: “Alatri Blues” “Acropolis” “Pelasgia” “Alatri da Vivo”, mai sostituite con migliori soluzioni affinché Alatri potesse crescere nel panorama degli eventi ciociari portando prestigio e turismo. Ci si è sempre chiesti perché siano state fatte cessare queste manifestazioni e dal comune non si è mai avuta una risposta a riguardo. Noi crediamo, che una Città che abbia l’appellativo di turistica debba esprimersi al meglio con manifestazioni e soprattutto con una campagna comunicativa che vada oltre i pochi manifesti affissi sul territorio. Creare obiettivi concreti che diano possibilità economico-commerciali a chi ha investito sul territorio e che tiri le somme alla fine di una stagione riconoscendo meriti e demeriti, criticandosi aspramente per poter crescere in capacità organizzative e qualitative, non nascondendosi dietro una fotografia di un palco quando la gente è poca e del pubblico quando le cose vanno un po’ meglio.
Insomma, forse è meglio andare al mare ed evitare di guardare con malinconia e tristezza quel che accadrà.