Numeri importanti, dati significativi che emergono già in queste prime ore di protesta, che testimoniano non solo la massiccia adesione degli infermieri italiani allo sciopero che ha avuto inizio questa mattina e perdurerà fino alle 7 di domani, ma soprattutto l’evolversi di uno stato d’animo che racconta la rabbia, lo stress, l’insoddisfazione per le richieste che da tempo immemore non vengono ascoltate da un Governo “cieco e sordo”, ma soprattutto, mai come ora, anche la legittima paura, quella del confronto diretto con la morte.
Lo sciopero degli infermieri di oggi
«Perché avere paura è umano, esordisce Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani. Bene intero che non ci tiriamo indietro, continueremo a combattere a rischio della vita, ma questa seconda ondata di emergenza andava gestita in modo diverso. Siamo di nuovo alla situazione di marzo. L’unica vera forza in gioco siamo noi, gli infermieri italiani. Conosciamo meglio il nemico ma non per questo affrontiamo una battaglia semplice, a fronte di situazioni organizzative deficitarie, di reparti accorpati, di almeno 53000 mila mila colleghi in meno da Nord a Sud ai quali si aggiungono quelli che vanno via con quota 100 sino a raggiungere le 70000 unità. Tutto questo nonostante le integrazioni “in corsa”, con colleghi precari e contratti brevi, che le ASL cercano di fare, seppur con scarsi risultati. Per trattare pazienti di questo tipo occorrono decine di migliaia di infermieri in più rispetto alle esigenze ordinarie , altrimenti non saremo in grado di reggere l’onda d’urto dei continui ricoveri».
«Lo sciopero, continua De Palma, andava fatto e non ci potevamo tirare indietro.
Abbiamo garantito che almeno la metà di coloro che avrebbero dovuto e voluto partecipare è stata precettata per i servizi minimi che sono garantiti come vuole la legge.
Ma calcoliamo che fino a domani mattina verranno meno almeno un milione e mezzo di prestazioni infermieristiche, più tutte le altre che dipendono dai colleghi che non ci hanno informati della loro adesione ma che intendono scioperare. Questo sta a testimoniare, seppur consapevoli che in un momento così difficile è una pesante mancanza per la sanità pubblica, che gli infermieri italiani sono arrivati al limite. Ma da domani, i cittadini lo sanno, riprenderemo la nostra battaglia contro la morte».
I PRIMI DATI TERRITORIALI
Alcuni infermieri, in alcune città, hanno organizzato picchetti di protesta pacifica e mini raduni per manifestare agli occhi dei pazienti il nostro stato d’animo. È successo , solo per citarne alcuni, al Sant’Anna di Como, al Moscati di Avellino
Lazio: adesioni massicce nel viterbese dalle prime ore del mattino dove spiccano le “non presenze” all’ospedale di Civita Castellana. Nella capitale uno degli ospedali con maggiore presenza allo sciopero in queste ore sembra essere il Santo Spirito, dove all’unità coronarica già dalla mattina mancava un buon numero infermieri.
Lombardia: uno striscione del Nursing Up, dalle prime ore del mattino, campeggia davanti all’ingresso degli spedali Civili di Brescia. Ci sono alcuni infermieri a presidiare in una sorta di mini picchetto.
Liguria: Policlinico San Martino di Genova, ospedale nell’occhio del ciclone da giorni per le immagini della barelle ammassate nei corridoi, qui sono saltati tutti gli interventi chirurgici programmati. Stessa situazione all’Asl 2 di Savona. Ospedale Galliera Genova: interventi chirurgici in elezione saltati e disagi in molti ambulatori con appuntamenti cancellati.
Sardegna: molti infermieri sono stati precettati per i servizi minimi che come noto sono stati garantiti. Ma si registrano anche moltissime adesioni, soprattutto negli ospedali di Cagliari, dove un alto numero infermieri è rimasto a casa per partecipare alla protesta che perdurerà come noto fino a domani.