Di seguito, la nota del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale in merito all’attuale situazione sanitaria locale, aggravata dal coronavirus:
Il Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale invita i Sindaci, i Consiglieri comunali, le forze sociali e i cittadini, venerdì 6 novembre 2020, ore 18, all’incontro online sulle carenze dell’Asl Rm5: il potenziamento negato anche in tempi di COVID19, con la moderazione dell’Associazione Medici di famiglia per l’ambiente di Frosinone e provincia.
Per partecipare basterà digitare in un canale web il seguente link https://www.facebook.com/ospedalecolleferro/?ti=as
Come componenti della società civile, da tempo impegnati nel difendere il diritto alla salute, alle cure e all’assistenza ospedaliera, raccogliamo la sollecitazione ad aprire una discussione pubblica, che possa poi proseguire nelle sedi della politica, sulla situazione della pandemia a livello locale. Ci interroghiamo sull’attuazione del piano di potenziamento della rete assistenziale ospedaliera e territoriale predisposta dalla Regione, sull’efficacia delle misure adottate, sulle carenze gestionali e operative che si stanno acutizzando, in particolare nel Polo ospedaliero unico Colleferro-Palestrina, come nel distretto sanitario, a cui afferiscono i restanti 3 ospedali della Asl Rm5, Tivoli, Subiaco e Monterotondo.
Di fronte all’aumento vertiginoso dei contagi dovuto alla diffusione del virus, la situazione attuale si presenta più critica di 7 mesi fa e non è una fatalità se la rete Covid non è stata prontamente allestita e riattivata, ma anzi è stata smantellata un po’ ovunque, quando si dovevano colmare i vuoti organizzativi della rete ospedaliera e della medicina territoriale di prossimità.
Si è perso tempo nel corso dell’estate e per tutta risposta la Regione Lazio ha “deciso” di fronteggiare l’emergenza con la “sospensione” dell’assistenza ospedaliera per i malati no Covid in tutta la Asl, con il blocco dei ricoveri di elezione, negando ai pazienti affetti da patologie diverse dal virus, che necessitano di visite ed esami diagnostici, il diritto alle cure.
Nello stop alle attività rientra anche l’ospedale di Colleferro, che abbraccia un territorio collinare e montuoso su cui vivono circa 100 mila persone e sul quale insistono depositi produttivi con un alto numero di operatori, ultimo dei quali è il Polo logistico con Amazon, e 2 stabilimenti a rischio di incidente rilevante (Avio spa e Simmel Difesa spa), sottoposti alla Direttiva Seveso. Nel Comune di Anagni ne troviamo 4 di soglia inferiore e 3 di soglia superiore.
La Regione ha inoltre deliberato la riapertura/riconversione dell’ospedale di Palestrina in struttura emergenziale Covid, appena smantellata al termine della prima fase. Anche quello di Subiaco è stato trasformato in Centro Covid. Quindi i posti letto esistenti sono stati sacrificati e quelli Covid non sono tutti aggiuntivi. Anche quelli di terapia intensiva e subintensiva sono insufficienti. A Colleferro sono solo 4, nonostante siano stati annunciati come disponibili a marzo 2 nuovi posti, finanziati da Avio spa e in parte con donazioni di privati.
La politica deve spiegare ai cittadini i motivi per il quale l’impegno preso di ripristinare l’attività ordinaria presso l’ospedale di Palestrina non è stato rispettato e le ragioni per le quali:
– Palombara Sabina (chiuso) non è stato trasformato in struttura permanente per l’emergenza sanitaria, come richiesto dall’Associazione CittadinanzAttiva
– non sono stati riattivati i posti di degenza Covid presso la struttura IHG di Guidonia (come avvenuto nella prima fase)
– non sono state sostituite le apparecchiature TAC, ormai obsolete e soggette a continue rotture e necessarie nella diagnosi differenziata da Covid
– sono state aperte sezioni Covid in tutte le strutture della Asl Rm5 senza i giusti requisiti strutturali e personale dedicato
– la struttura RSA di Zagarolo non è stata convertita in RSA Covid per aumentare l’offerta di posti letto dedicati
– non è stata potenziata l’assistenza territoriale
– è mancata una corretta informazione alla popolazione sulle attività sanitarie no Covid, indispensabili alla continuità delle cure per la vita di molti cittadini. La carenza maggiore, che ha alimentato un clima incontrollato di incertezza, si è registrata proprio nella comunicazione ai cittadini, spesso burocratica, standardizzata e invariata, pur nella sua crescente evoluzione negativa.
La politica deve chiarire le circostanze per le quali ospedali storici, come Anagni e Valmontone, restano inutilizzati e che invece potrebbero svolgere una funzione almeno per i paucisintomatici e i pazienti con sintomi iniziali lievi.
Solo con molto ritardo sono stati potenziati i Drive-In e i laboratori per processare i tamponi. Ritardi molto preoccupanti si sono registrati anche nei tempi di risposta dei tamponi sull’identità dei cittadini da porre in isolamento e sull’esito del tracciamento dei contagi.
Non sappiamo se sia stato attivato un sistema di percorsi protetti per i soggetti fragili e se il numero degli operatori dedicato è adeguato. Stessa sorte per il personale sanitario che, già carente e stremato prima della pandemia, non è stato incrementato in misura congrua. Gli operatori peraltro contestano le condizioni di insufficiente sicurezza e di stress in cui lavorano. In questi anni non è stato adottato un piano strategico per compensare la progressiva erosione dell’organico. Medici e infermieri non bastano e anche loro si ammalano, si contagiano e talvolta muoiono.
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Non è chiaro quali siano i Pronto soccorsi aperti a tutti i pazienti nella Asl Rm 5, dove le ambulanze “bloccate” con persone positive a bordo sostano per ore in attesa di un ricovero.
In questo contesto sanitario l’emergenza regionale è ormai una costante che riduce la sfera dei nostri diritti in materia di accesso alle cure sanitarie, di cui i Comuni devono responsabilmente farsi carico.
Rivolgiamo dunque un appello a tutti, soprattutto ai Sindaci, quali Primi cittadini e massime autorità sanitarie del territorio, affinchè intervengano nell’incontro online per far sentire la loro vicinanza alla comunità che ha diritto di sapere come si intende affrontare il futuro, ascoltino il disagio dei cittadini e diano aggiornamenti puntuali sulle azioni che intendono intraprendere, contribuendo concretamente a diradare dubbi e perplessità.
Insieme, politica e società civile, devono trovare la forza e il coraggio per affrontare il lungo inverno della pandemia nel rispetto delle “disposizioni impartite dal Governo, tramite il Ministero della Salute, sentito il Comitato tecnico-scientifico, adottate dalle Regioni e diffuse dai Prefetti.”
Gabriella Collacchi, Portavoce e Ina Camilli, Coordinatore del Comitato libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale