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Al Gemelli il V – Day. Si inaugura anche al Policlinico l’era della vaccinazione anti Covid-19

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Al Gemelli il V – Day. Si inaugura anche al Policlinico l'era della vaccinazione anti Covid-19

Al Gemelli il V – Day. Si inaugura anche al Policlinico l’era della vaccinazione anti Covid-19

Oggi le prime 50 vaccinazioni. Si riprenderà il 4 gennaio con 450 vaccinazioni al giorno. Un passo importante, che ci si augura decisivo, nella lotta contro Sars-Cov2   

È tutto pronto per il V-Day che, al Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, è fissato per lunedì 28 dicembre. Le scorte di vaccino saranno conservate negli iper-congelatori della Farmacia ospedaliera del Policlinico, mentre un intero reparto è stato allestito per le vaccinazioni anti Covid-19. Una “macchina” complessa definita in tutti i dettagli consentirà di vaccinare le oltre 6.500 persone che si sono finora prenotate presso l’hub vaccinale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Dopo le prime 50 vaccinazioni, che saranno effettuate lunedì 28 dicembre, a partire dal 4 gennaio si riprenderanno le somministrazioni di vaccino, al ritmo di 450 al giorno. L’obiettivo è di somministrare a tutti entrambe le dosi vaccinali, a distanza di 3 settimane una dall’altra, entro i tempi previsti, che sono di appena 40 giorni.

Tra i 6.500 prenotati figurano dipendenti della Fondazione (circa il 65% dei 5 mila dipendenti del Gemelli ha finora aderito alla campagna vaccinale), studenti, specializzandi e dottorandi dell’Università Cattolica, campus di Roma, ma anche personale delle ditte dei service esterni che lavorano per il Gemelli. L’ordine di vaccinazione viene stabilito in base al rischio di esposizione e alle priorità assistenziali. Inizialmente saranno vaccinati gli operatori sanitari dedicati all’assistenza nei reparti Covid di Gemelli e Columbus e quelli dei reparti ordinari. Anche chi ha avuto Covid-19 potrà essere vaccinato, ma solo nell’ultima finestra di prenotazione.

“Una giornata straordinaria quella che ci attende lunedì 28 dicembre, un’occasione imperdibile di modificare quello che è stato lo schema di tutto il 2020: guidare una situazione complessa guardando soprattutto nello specchietto retrovisore, inseguiti da un ‘killer seriale’ che ci ha costretto a cambiare spesso corsia, strada, velocità di marcia – afferma con orgoglio e speranza il Dottor Andrea Cambieri, direttore sanitario del Gemelli, coordinatore dell’Unità di crisi Covid-19 del Policlinico cui fanno parte tutti gli specialisti messi in campo dall’inizio della pandemia per fronteggiare Sars-Cov2 – . A reagire, in sostanza, anche se con tenacia, coraggio e flessibilità. Adesso no, finalmente si guida guardando avanti. Si avvia una nuova stagione di prospettive e di fiducia, quelle che sono mancate a volte a ciascuno di noi e alla collettività; si comincia in sostanza a vedere davvero una via di uscita. La tenacia, la flessibilità, l’impegno corale dei nostri professionisti sono garantiti, come sempre, e con questo l’orgoglio di far parte di una reazione corale di portata assai più ampia, che unisce tutte le strutture della nostra Regione, del Paese, dell’Europa in un unico grande obiettivo”.

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Arrivano gli iper-congelatori

“Appena avuto notizia che il primo vaccino che avremmo utilizzato sarebbe stato quello di Pfizer- Biontech – ricorda il Dottor Marcello Pani, Direttore della Farmacia Ospedaliera della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Segretario nazionale SIFO, Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie – ci siamo informati delle sue caratteristiche attraverso il canale del Commissario Domenico Arcuri, che era in contatto con Pfizer per pianificare l’approvvigionamento per l’Italia, sia attraverso SIFO”.

“Queste anticipazioni – aggiunge Pani – ci hanno permesso di pianificare e organizzare le strutture individuate come hub dal Commissario Arcuri e dalle Regioni (nel Lazio ce ne sono una ventina). Per il Policlinico Gemelli in particolare, all’inizio di dicembre, abbiamo acquistato due iper-congelatori da 800 litri l’uno, da dedicare completamente alle scorte vaccinali e con la sicurezza di avere un back-up in caso di guasto di uno dei due. Un passo necessario perché il valore di questo vaccino da un punto di vista etico ed economico è tale che era necessario predisporre una soluzione di questo tipo. Archiviato il capitolo della vaccinazione, questi congelatori ci saranno molto utili per le nuove terapie ATMP (Advanced Therapy Medicinal Products), quali CAR-T e terapie geniche, che richiedono uno stoccaggio a queste basse temperature”.

Il viaggio del vaccino

Il vaccino parte dallo stabilimento Pfizer di Puurs, una cittadina belga non lontana da Anversa conosciuta finora solo per la birra Duvel e arriva in Italia all’aeroporto militare di Pratica di Mare, dove c’è il centro di stoccaggio nazionale. “Da qui – spiega il dottor Pani – il vaccino verrà distribuito dalle forze armate, conservato in ghiaccio secco, per garantire che anche durante il trasporto resti alla temperatura di -80°, prima di arrivare agli hub di destinazione. Giunto al Gemelli, il vaccino verrà conservato subito nella cella dell’iper-congelatore, dove si può conservare, rimanendo inalterato, per almeno 6 mesi. Entro 21 giorni dall’inizio della vaccinazione dovranno essere fornite le dosi per la seconda somministrazione”. Il costo del vaccino Comirnaty (Pfizer), negoziato per tutti gli Stati dell’Unione Europea a livello centrale è coperto da riservatezza ma dovrebbe aggirarsi intorno a 12 €/dose.

Il percorso interno

Un intero reparto del Policlinico Gemelli è stato adibito a centro vaccinale. “Le fiale di vaccino per il fabbisogno della giornata – spiega Patrizia Laurenti, professore associato di Igiene all’Università Cattolica  e responsabile della UOC di Igiene Ospedaliera del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – vengono prelevate ogni mattina dagli iper-congelatori della farmacia e arrivano nella sala dedicata all’allestimento del vaccino. Un gruppo di infermieri opportunamente addestrati ricostituisce le dosi da inoculare, diluendo il contenuto di ogni fiala con soluzione fisiologica. Da ogni fiala, dopo questo procedimento, si aspirano 5 dosi di vaccino, pronte per essere somministrate”.

Il giorno della vaccinazione

Le persone prenotate per un determinato giorno si recano presso il centro vaccinale a orari prestabiliti; in tre stanze dedicate, collocate subito dopo l’ingresso del reparto, verrà raccolta la loro anamnesi e chiesto loro di firmare il consenso alla vaccinazione. Successivamente verranno inviati presso i sei ambulatori allestiti per la vaccinazione, dove sono già disponibili le dosi vaccinali allestite in precedenza. A ogni coppia di ambulatori vaccinali corrisponde infine una sala di osservazione dotata di un letto e di una serie di sedute, dove le persone vaccinate permarranno per 15-20 minuti dopo aver ricevuto il vaccino. “Questa organizzazione – afferma la professoressa Laurenti – ci consentirà di effettuare 6 vaccinazioni l’ora, presso ognuna delle sei sale vaccinali. Gli ambulatori lavoreranno 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, con squadre vaccinali che si alterneranno”. Il reparto è dotato di un carrello delle emergenze e tutto il personale è addestrato a far fronte a eventuali emergenze.

C’è anche un flusso informativo importate da presidiare perché ogni persona vaccinata sarà inserita immediatamente nell’anagrafe vaccinale della Regione Lazio, che saprà in tempo reale quante persone sono state vaccinate presso ogni centro vaccinale ospedaliero.

“A differenza di quanto realizzato in occasione della vaccinazione anti-influenzale – afferma la professoressa Laurenti – in questo caso abbiamo un ulteriore elemento di criticità: il fattore tempo, la rapidità con cui tutte queste migliaia di vaccinazioni dovranno essere effettuate. Se per l’influenza abbiamo avuto a disposizione tre mesi circa per effettuare le 7 mila vaccinazioni realizzate quest’anno, nel caso della vaccinazione anti-Covid-19, prima e seconda dose dovranno essere tutte somministrate (per un totale di circa 13 mila vaccinazioni) nell’arco di circa 40 giorni”.

Mascherine fino a primavera inoltrata

“Anche dopo aver effettuato la vaccinazione – conclude la professoressa Laurenti – dovremo tuttavia continuare a indossare la mascherina, per proteggere gli altri. Il titolo anticorpale protettivo indotto dal vaccino si stabilizza verosimilmente dopo circa 15 giorni dalla seconda somministrazione, anche se a già a 7 giorni dalla prima dose inizia la protezione. La mascherina insomma dovremo continuare a indossarla almeno fino alla fine della primavera”.