Venerdì 9 Settembre, alle ore 22:00, a Piazza Umberto I, il tributo al concittadino danese residente a Giulianello e scomparso nel 2009, inaugura il ‘Pé ì ndó – Festival di musica, radici e sentimenti (im)popolari’.
Venerdì 9 Settembre, alle ore 22:00, il tributo a Ole Jorgensen inaugura il ‘Pé ì ndó: Festival di musica, radici e sentimenti (im)popolari’, organizzato dall’Associazione culturale ‘Zoo Concept’, dall’ASBUC di Giulianello e dal Comune di Cori. Dalle ore 19:00 saranno aperti gli stand gastronomici e birrifici artigianali. La condotta Slow food Raffaele Marchetti in collaborazione con altre condotte allestirà spazi dedicati al mercato contadino e a laboratori di panificazione e biodiversità.
Come ogni anno la manifestazione vuole rendere omaggio alla memoria di Ole Jorgensen, concittadino danese residente a Giulianello, scomparso nel 2009, considerato una delle migliori espressioni europee della musica jazz. Sposato con la modella giulianese Luigia Martini, Ole ebbe una fortissima influenza sul territorio, non solo come musicista, ma anche come attivista culturale e tramite di molti suoi connazionali che sono poi venuti a vivere nel paese lepino.
Già da piccolo suonava con la band Tivoli Boys Guards di Copenhagen. Negli anni ‘60 si unì all’orchestra diretta dal M° Bruno Martino. Negli anni ‘70 contribuì a formare la Scuola di musica Popolare di Testaccio con Giovanna Marini, Silverio Cortesi e altri musicisti. Fece parte di importanti formazioni jazz e collaborò con il trombettista Nino Rosso. Una personalità eclettica, che si occupò di musica e dei suoi ‘dintorni’.
Sul palco di piazza Umberto saliranno i The Flim Flam Gentlemen, al secolo Marco Tasciotti, clarinetto; Doriano Prati, fisarmonica; Fabio Menditto, banjo tenore; Fabio Giudice, ukulele basso e Mariano Gatta, batteria. Il gruppo deve il nome ad una composizione di William D. Moyer virtuoso del banjo nei primi anni del Novecento. La proposta tende a coinvolgere il pubblico nella scoperta di un repertorio tradizionale e originale nella storia del Jazz.
L’organico, apparentemente insolito, rappresenta il carattere delle piccole formazioni che negli anni del proibizionismo suonavano musica destinata al ballo personalizzando, attraverso l’idioma musicale afro-americano, brani tratti dai repertori del ragtime pianistico, marce bandistiche, canzoni popolari destinate al musical e agli spettacoli di rivista, originali composti dai grandi musicisti o formazioni dell’epoca.
Marco Castaldi