Per la salute delle persone è necessario avere una corretta informazione, soprattutto per quanto riguarda l’argomento della contraccezione femminile. L’evento “All you need is love – Amore e Ormoni nella vita delle donne” si è svolto il 9 settembre a Roma. Nel mondo, ogni anno, un milione di donne è vittima di tumori.
Soltanto nel 2015, 222 milioni di donne non hanno avuto accesso alla contraccezione e 289.000 sono morte durante il parto. L’Italia, come al solito, è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda la contraccezione ormonale: il 59% delle donne in età fertile non usa alcun tipo di contraccettivo favorendo la diffusione di malattie.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le donne in Europa beneficiano delle migliori cure e di una maggiore prevenzione. Resta innegabile la disparità nel trattare il tema all’interno dei vari Paesi dell’Unione Europea. Per superare questo divario è necessario l’impegno condiviso tra Istituzioni, comunità scientifica e settore privato. La cultura sanitaria deve essere improntata sulla corretta informazione, sulla prevenzione e al ricorso di cure tempestive.
Proprio per far sì che non solo i cittadini, ma anche i media vengano sensibilizzati al tema, si è aperto il 9 settembre, a Roma, il congresso “All you need is love – Amore e ormoni nella vita delle donne”, promosso da MSD Italia con la partecipazione delle più importanti Società Scientifiche per la salute della donna.
Educare le persone sui temi della salute femminile per favorire una maggiore consapevolezza è una necessità prioritaria nel nostro Paese, lo dimostrano i dati. MSD, nella veste del Presidente e A.D. Nicoletta Lupi, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Nonostante, da sempre, le donne siano state investite del ruolo di caregiver, spesso sono troppo poco attente alla propria salute. Il primo passo verso una migliore gestione di sé è l’informazione. MSD si schiera al fianco del mondo scientifico e delle Istituzioni, sostenendo progettualità volte a superare le barriere della disinformazione, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo di una maggiore consapevolezza sui principali temi sanitari che riguardano le donne».
Solo il 16,2% delle donne italiane utilizza i contraccettivi ormonali mentre in altre nazioni si supera il 40%. Il divario tra Nord e Sud è evidente in Italia quanto in Europa: più si va verso le aree meridionali, meno l’utilizzo dei contraccettivi ormonali trova spazi e consensi. Basti pensare al 23% della Valle d’Aosta confrontato al 7,2% della Campania. L’unica eccezione del nostro Paese è rappresentata dalla Sardegna: l’utilizzo dei contraccettivi ormonali supera il 30% attestandosi quasi agli standard europei.
Questi dati lasciano perplessi se si pensa che da tempo sono disponibili diverse tipologie di contraccettivi ormonali, tutti di semplice gestione ed elevata efficacia, oltre che personalizzati in base alle preferenze di ciascuna donna: dal cerotto settimanale, all’impianto sottocutaneo, che, una volta applicato, offre garanzie per tre anni, all’anello vaginale mensile.
Roberto Bernorio, ginecologo, psicoterapeuta e sessuologo clinico ha commentato così questi dati: «In Italia la cultura della contraccezione ormonale è di tipo ormono-fobico: la donna la teme e la collega all’insorgenza di eventi avversi. La speranza è che le nuove generazioni cambino atteggiamento, ma perché questo avvenga è necessario che le ragazze vengano ‘educate’ a gestire la propria vita sessuale. Se è vero che la scelta di un contraccettivo è quanto mai personale e andrebbe decisa insieme al proprio ginecologo – continua Bernorio – è altrettanto vero che le giovani donne sono alla ricerca del metodo contraccettivo ideale che sia facile da usare ed efficace, sicuro e che non richieda un’attenzione continua. Ma, prima di ogni cosa, la donna deve superare le paure, l’ansia e i pregiudizi legati all’uso del contraccettivo ormonale e per questo ha bisogno di una figura di riferimento che la ascolti e la rassicuri».
Da diversi anni, la divisione Women Health di MSD è impegnata nello sviluppo di farmaci specifici e nel supporto a studi clinici finalizzati a trovare risposte ai bisogni terapeutici delle donne, e non solo. Una migliore cultura sanitaria per avere radici solide deve partire da una nuova consapevolezza della classe medica.
Il messaggio che MSD e le le Società Scientifiche vogliono lanciare alle donne è quello di non sottovalutare i sintomi che possano influenzare il loro benessere: la consapevolezza è l’elemento basilare della prevenzione.
Francesca Durco