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Industria 4.0 e Università: col piano Calenda si rischia la desertificazione culturale e la discriminazione sociale

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Con il piano Industria 4.0 annunciato al Forum Ambrosetti dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, il Governo punterebbe a identificare quattro o cinque università da finanziare robustamente per trasformarle in centri d’eccellenza nazionale.

La sollecitazione a stimolare innovazione e rapporti tra università e impresa è senza dubbio un elemento di sviluppo. Tuttavia, selezionare pochi centri per valorizzarli solo in alcuni settori può comportare un indebolimento e un abbassamento complessivo del sistema universitario“, commenta Mario Panizza, rettore dell’Università Roma Tre e presidente del Crul (Comitato regionale di coordinamento delle università del Lazio).

Ben vengano i finanziamenti alla ricerca e all’innovazione, ma occorre avere la consapevolezza che un Paese si sviluppa se cresce in modo omogeneo e in tutti i campi. Diversamente, si rischia di ottenere un impoverimento del livello generale del sapere e condizioni discriminatorie nel territorio nazionale. Potrebbe risultarne una penalizzazione dei centri di qualità periferici rispetto al nucleo industriale, circostanza che determinerebbe uno squilibrio socio-economico in un settore finanziato con denaro pubblico come quello delle università statali“.