Il 4 agosto 2016 la Giunta regionale ha emesso la delibera 495 relativa alle determinazioni da assumere nell’assemblea ordinaria e straordinaria di Lazio Ambiente S.P.A., di cui la Regione è socio unico.
Rimandiamo ad una lettura dell’atto completo per una compiuta descrizione del processo decisionale.
In sintesi la giunta regionale si comporta come segue:
· prende atto della proposta di un piano industriale 2016-2020 di Lazio Ambiente S.p.A., su cui ritorneremo;
· non approva il bilancio di esercizio 2015 in attesa delle decisioni sulla ricostituzione del capitale sociale, dopo le consistenti perdite degli ultimi due anni. La ricapitalizzazione deve essere sostenuta dal piano industriale;
· non approva modifiche statutarie richieste nelle more del processo di cessione della società, in attuazione del decreto del Presidente della regione Lazio n. T00060 del 21 aprile 2015 da realizzare sulla base delle linee guida individuate con la deliberazione della giunta regionale n. 129 del 31/03/2016;
· comunica che il 18 luglio 2016 si è conclusa la procedura di selezione dell’advisor che assista la Regione per la procedura di cessione.
Possiamo partire dagli ultimi due punti, in particolare la nomina dell’advisor che indicano come prossima (entro un anno?) la cessione – per intero o per parti, non è chiaro – di Lazio Ambiente. In base a ciò il piano industriale pluriennale non proietta nel futuro l’azione dell’ attuale direzione aziendale, ma definisce le condizioni della vendita ossia dell’ipotetico ritorno in pareggio della società per il 2018, cosa che riguarderà il futuro proprietario.
Cosa ne sarà di Lazio Ambiente nel frattempo? A quali condizioni potrà essere venduta?
Qualcosa avevamo detto con un nostro precedente comunicato. Vediamo i dati del piano industriale.
(..) la società sarà in grado di raggiungere l’equilibrio di bilancio, in presenza dei seguenti investimenti:
Anno 2016: investimenti complessivi per euro 12.600.000, di cui euro 1.500.000 da destinare al ramo discarica, euro 1.000.000 da destinare al ramo servizi, euro 3.500.000 da destinare al revamping del termovalorizzatore di Lazio Ambiente ed euro 3.500.000 al revamping del
termovalorizzatore di EP Sistemi S.p.A.;
Anno 2017: investimenti complessivi per euro 21.700.000, di cui euro 1.000.000 per il ramo discarica; euro 700.000 per il ramo servizi; euro 13.000.000 per il ramo termovalorizzazione.
L’entità degli investimenti ci dice con certezza che il cuore del rilancio della società è il revamping degli inceneritori.
Per quanto riguarda le perdite, il bilancio di esercizio al 31/12/2015 della società Lazio Ambiente SpA presenta una perdita di esercizio pari ad euro 13.926.786 che, sommata alla perdita degli esercizi precedenti di complessivi euro 3.643.547, riduce il patrimonio netto della società ad euro 5.246.668 rispetto ai 20 mln di partenza.
Una analisi puntuale dei dati di bilancio non rientra negli scopi di questo comunicato, comunque notiamo che sussistono crediti verso clienti per euro 32.355.560, di questi quanti riguardano servizi erogati a comuni inadempienti? Quanto incidono sui bilanci in affanno degli enti locali?
Quale il contesto in cui si deciderà della sorte di Lazio Ambiente S.p.A.?
Il punto essenziale è la situazione critica del ciclo dei rifiuti nella città di Roma; le soluzioni prospettate, coerenti con la politica nazionale, prevedono l’utilizzo degli inceneritori di Colleferro, visto che il CDR che li alimenta proviene in gran parte dagli impianti capitolini, E Giovi, Rocca Cencia, Salaria.
L’acquisente della società si troverà inevitabilmente nella conclusione della partita che vede protagonisti AMA, ACEA e COLARI (Cerroni). Della situazione di AMA, proprietaria del 40% di una delle due linee di incenerimento di Colleferro, si è molto parlato, meno della ambizione di ACEA di essere una piccola multinazionale nei servizi idrici, dei rifiuti e dell’energia, monopolista per l’acqua nel centro-sud d’Italia. Sulla questione rifiuti ACEA attraverso la controllata A.R.I.A. è già in possesso dell’inceneritore di Terni, dell’impianto di CDR a Paliano (Fr) e degli impianti di incenerimento di San Vittore del Lazio (Fr).
Lazio Ambiente S.p.A. è dunque vaso di coccio tra vasi di ferro, Colleferro e la Valle del Sacco ancora una volta dipendono dall’esito di giochi a cui non è dato di giocare.
La regione Lazio con la proposta di ricapitalizzazione di Lazio Ambiente S.p.A. si trova ad un bivio: la messa in liquidazione con relativi impianti in dismissione; la ricapitalizzazione funzionale alla cessione, con l’accortezza plausibile del giustificativo piano industriale-investimenti, ma con l’intenzione di condannare Colleferro al mantenimento degli impianti per almeno un altro decennio, se non più.
Cosa possiamo fare?
Da molti mesi insistiamo – senza esito alcuno – affinché le amministrazioni diano avvio ad un processo per la creazione di un ambito locale di gestione del ciclo dei rifiuti, fondato sui criteri di autosufficienza territoriale attraverso la riduzione, riciclo e riuso dei rifiuti.
SI tratta di progettarlo, di definirne la fattibilità in termini tecnologici, logistici, normativi partendo da una analisi dei bisogni e della struttura del territorio.
Si tratta di una condizione necessaria – benché non sufficiente – per avere diritto di parola, per scombinare giochi, per proporre la Valle del Sacco in una logica interprovinciale sganciata dagli interessi della Città Metropolitana, come esempio capace di contagiare altri territori della regione.
Siamo nel cuore di una questione strategica che riguarda tutto il paese:
· da un parte soluzioni di breve respiro predilette da un ceto politico che vuole solo evitare di avere rifiuti per strada guardando ai propri interessi nel breve periodo, lasciando terreno libero ai soliti poteri dai confusi confini tra legale ed illegale;
· dall’altra una profonda trasformazione di tutte le filiere produttive, distributive e di gestione dei territori, indirizzandosi verso un modello di economia circolare.
Abbiamo la possibilità di unire una battaglia per la salute delle popolazioni e dell’ambiente al rilancio economico e sociale abbandonando vecchie strade che continuano a rivelarsi fallimentari da ogni punto di vista. Così come è necessario superare politiche di piccolo cabotaggio che iniziano e finiscono con dichiarazioni di principio in assenza di passi concreti.
E’ necessario avviare una mobilitazione dei territori che è fatta di progettualità e di lotta, di partecipazione e condivisione della conoscenza, di mobilitazione di tutte le risorse disponibili.
Ci attende comunque una lunga fase di transizione, contro la riproposizione di una successione di emergenze e di presunte soluzioni obbligate dove il provvisorio diventa definitivo. Possiamo e dobbiamo determinare la direzione e le soluzioni finali che prevarranno.
Comunicato Stampa Retuvasa