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Roma, sciopero Ama e indotto venerdì 26 aprile 2021: i dettagli

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Giornate del riciclo a Roma: domenica 12 nei municipi dispari

La nota di Fp Cgil, Fit Cisl, Fiadel

“AMA è finita nel pantano e nell’opacità. Si licenzia negli appalti per fare cassa, si attacca il contratto nazionale con una violenza mai vista, si continuano a dispensare aumenti e favori. Il clima che si respira in azienda è quello della fine dell’impero, con costanti assalti alla diligenza”. Così in una nota Giancarlo Cenciarelli, Marino Masucci e Massimo Cicco, segretari generali di Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel Roma e Lazio, annunciano lo sciopero di tutti i lavoratori di AMA e di tutti i lavoratori in appalto per conto di AMA, per l’intera giornata del 26 aprile 2021. Una mobilitazione che si preannuncia lunga, per salvaguardare un’azienda pubblica ridotta all’osso, fuori controllo, senza regole.

“In queste settimane nel territorio spuntano come funghi aziende esterne che operano in affidamento diretto – continuano i sindacalisti – anche in servizi core come la raccolta domestica. Si producono 350 licenziamenti in meno di un anno, e le procedure assunzionali sono al palo. Si cancella il contratto nazionale negli appalti per creare lavoro povero e raschiare il fondo, mentre si procede con affidamenti fuori controllo, nella peggiore tradizione della Capitale. Un impazzimento senza progetto. E in questa confusione non esiste nessuna garanzia sul rispetto delle norme di sicurezza e sulla salute di chi lavora in AMA o in appalto per conto di AMA, e dentro l’azienda non si rispettano le norme di contenimento del Covid, con la situazione dei contagi che torna ad essere preoccupante”.

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“Vediamo usare i metodi del peggiore passato, nel silenzio della Giunta Raggi con cui avevamo provato a costruire un percorso due anni fa, con il patto per il decoro della Capitale. Siamo tornati alle selezioni interne e i trasferimenti senza regole, usati come strumento di potere e di clientela, mentre il management di AMA non è in grado di rispettare un singolo impegno, dall’apertura del tavolo per il lavoro baricentrato, alla riorganizzazione del servizio sul territorio, passando per le misure anticontagio e la crisi senza precedenti del settore Cimiteriale. E invece di occuparsi dei problemi dell’azienda, a Calderon De la Barca si impegnano anima e corpo a occupare caselle, promuovere dirigenti e quadri fuori dalle norme, dispensare indennità fuori dal contratto. L’azienda viene spezzettata e indebolita – concludono Cenciarelli, Masucci e Cicco – la sua immagine definitivamente compromessa agli occhi dei cittadini”.