Cultura

Artena, il patrimonio di Piana Civita nel museo archeologico R. Lambrechts

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Con le restrizioni e le disposizioni anti-Covid visitare un museo resta una remota possibilità. In zona rossa e in zona arancione i centri culturali, le mostre e i musei rimangono chiusi, ma crescono le opportunità e gli strumenti per fare un’esperienza virtuale e interattiva del patrimonio museale. Podcast, lezioni online, tour virtuali in 3D ed esposizioni con nuovi contenuti multimediali: al di là della situazione difficile segnata dalla pandemia, le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie offrono sistemi innovativi che possono arricchire la classica visita in presenza di un’esposizione artistica, di una galleria d’arte o di un museo.

Il museo civico e archeologico Roger Lambrechts di Artena

Visitare un museo è al momento impossibile e in questo fine settimana di zona rossa le feste pasquali non concederanno alcun tipo di spostamento, se non quello verso l’abitazione di un proprio caro. Anche i luoghi della cultura che abbiamo “sotto casa”  resteranno con i portoni serrati, in una solitudine che dura purtroppo da tempo, al momento colmabile soltanto con uno smartphone o un computer. In attesa di poter attraversare gli spazi culturali della zona, Casilina News offre ai lettori una breve presentazione dei musei archeologici della Valle del Sacco, partendo dal museo civico e archeologico di Artena intitolato al professor Roger Lambrechts, docente all’Università di Lovanio che dal 1978 al 2005 dedicò la sua vita all’esplorazione delle antichità custodite nel pianoro del paese, conosciuto come Piano della Civita.

Il sostegno e il contributo del gruppo archeologico

Gli scavi archeologici curati da Roger Lambrechts per il Centro Belga di Ricerca Archeologica nell’ Italia centro-meridionale hanno portato alla luce vestigia e reperti appartenenti a epoche diverse, dal IV secolo a.C. fino al II secolo d.C. Parliamo di un patrimonio immenso, ricco quanto delicato, che testimonia la presenza di un’antica città dal nome ancora sconosciuto. Un’eredità composta da una cinta muraria poligonale lunga 2.520 metri nella quale si apre una porta “scea” e un terrazzamento centrale, da cisterne per l’acqua, da edifici privati e forse da un luogo di culto, da una villa romana con tanto di complesso termale e affreschi, da un pavimento a mosaico e da una serie di utensili, monete e ceramiche. Decenni di scavi e di studi che si intrecciano con la nascita e i lavori del gruppo archeologico di Artena. Nato negli anni ’70, questa realtà di volontariato è stata una vera e propria garanzia per Roger Lambrechts, sia durante le campagne di scavi sia nella difficile convivenza con una politica locale non sempre all’altezza di capire e valorizzare il patrimonio culturale del proprio paese. I membri del gruppo archeologico hanno aiutato Lambrechts nelle attività di recupero dei reperti; li hanno custoditi e hanno lottato per ottenere un luogo degno e adatto alla conservazione di questa ricchezza. Oggi il museo si trova al primo piano del Granaio borghese, edificio settecentesco restaurato dieci anni fa  ospita anche il consiglio comunale.

Con alle spalle quaranta anni di attività associativa, tra conferenze, iniziative sociali e visite guidate, oggi il gruppo archeologico garantisce l’apertura del museo e segue le iniziative degli accademici che hanno raccolto l’eredità di Roger Lambrechts. Dal 2005 – anno della morte del professore –  la direzione degli scavi è passata agli archeologi Cécile Brouillard dell’Istituto Nazionale francese di Archeologia Preventiva e a Jan Gadeyne della Temple University, due personalità che hanno accompagnato per anni il loro mentore belga nell’esplorazione del Piano della Civita. Come trent’anni fa, gli archeologici possono dunque contare sui custodi dell’antichità di Artena: le iniziative del gruppo archeologico, le pillole divulgative realizzate da Augusto Iannarelli, fondatore del gruppo e grande appassionato di archeologia, impegnato quasi quotidianamente a pubblicare sui social un angolo di mura poligonale o una zona di campagna artenese in cui è stato rinvenuto un reperto, e ancora l’impegno di giovani come David Coculo, residente del centro storico che qualche anno fa ha promosso la candidatura di Piana della Civita ai “I luoghi del cuore”, il censimento e contest organizzati dal FAI, il Fondo Ambiente Italiano che sceglie annualmente una serie di siti culturali poco conosciuti da riqualificare, selezionandoli tra i luoghi più votati dagli utenti.

Un cittadino onorario che ha scelto Piana Civita

Roger Lambrechts scelse Artena. Rimase per amore, non solo per dovere professionale. A dirlo sono le voci di chi lo ha conosciuto, sono i racconti dei volontari del gruppo archeologico e anche una frase incisa sulla stele di marmo posta in suo ricordo sotto un albero di Piana Civita: “L ‘importante è amare”. È lì che Lambrechts decise di restare, consegnando come ultima volontà quella di far spargere le sue ceneri sul pianoro. Per sempre a Piano della Civita, assieme ai suoi allievi, agli amici e alle amiche del gruppo archeologico, e a chi, in cerca di mezz’ora di respiro in questo periodo complicato, la domenica passeggia vicino le rovine della villa rustica romana, cercando magari di distogliere lo sguardo dalla cava di calcare – che continua a mangiare un fianco della montagna –  trovando occasione di salutare il professor Lambrechts, un compaesano che cercò di preservare quella terra.

Il direttore Valenti: “Nuovi contenuti sul portale museum grand tour”

“I materiali che vengono da questi scavi sono stati schedati, catalogati, restaurati e spesso ricomposti interamente perché vengono da alcuni pozzi-cisterna utilizzati come deposito di materiale. Raramente ci sono musei che espongo materiali interi così antichi”, spiega il direttore scientifico del museo Massimiliano Valenti, docente dell’Università della Tuscia, impegnato da oltre venti anni nella valorizzazione del polo museale di Artena. Oltre ai reperti provenienti dal pianoro, le due sale del museo ospitano diversi materiali ritrovati nelle campagne delle zona, soprattutto in località Maiorana. L’ area della villa rustica di epoca tardo-antica, grazie al lavoro degli eredi di Lambrechts, continua a regalare tracce del passato e importanti indicazioni:  “Recentemente – racconta il professor Valenti – ha restituito importantissimi dati tardo-antico, tra le ultime scoperte ci sono materiali che arrivano fino al VII secolo d.C. e si sta colmando quell’intervallo che esiste tra la frequentazione del Piano della Civita e le prime notizie sull’abitato di Montefortino”.

Per approfondire la storia dei primi insediamenti del pianoro artenese  e per documentarsi sulle origini del centro di Montefortino si può anche visitare il nuovo portale del museum grand tour, progetto multimediale realizzato dal sistema museale territoriale castelli romani e prenestini, dove di recente è stata inserita una nuova collana di studi “I taccuini” dedicata proprio alla valorizzazione e alla scoperta dei territori compresi nel sistema museale. Tra queste pubblicazioni troviamo Paesaggi e architetture urbane di Montefortino (oggi Artena) Nascita, distruzione e trasformazione di una città medioevale, curata dal direttore Valenti. “Il sistema museale ha rinnovato il suo sito arricchendolo di tanti contenuti. È stata fatta la scelta di caricare online le pubblicazioni cartacee per renderle fruibili e consultabili gratuitamente. C’è un volume dedicato alla nascita di Artena e alle vicende architettoniche della sue origini fino al Rinascimento e ai rinnovamenti proposti dal Cardinal Scipione Borghese”  spiega Valenti.