Cultura

Le città di Saturno: la fondazione mitica di Anagni, Alatri, Arpino, Atina e Ferentino

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Secondo una profezia, Giove sarebbe diventato re degli dei solo una volta spodestato suo padre, Saturno. Questi, ben sapendo che uno dei suoi figli gli avrebbe rubato la corona, decise allora di divorare la sua discendenza: ogni volta che sua moglie, la Regina Cibele, dava alla luce un dio, Saturno lo divorava. La triste sorte toccò a ben cinque divinità, fino alla nascita di Giove. Quest’ultimo, una volta diventato adulto, riuscì a sconfiggere il padre e a liberare i fratelli che, nel frattempo, erano cresciuti nel ventre paterno.

E allora Saturno venne mandato in esilio dall’Olimpo proprio nel Lazio: “Tellus Saturnia” è l’epiteto con cui gli autori latini, come per esempio Virgilio, indicavano la nostra Regione. Qui, Saturno divise il suo regno con Giano: al primo sarebbe toccato regnare nella parte che si trova a sud del Tevere, al secondo in quella a nord.

Successivamente, l’espressione “Terra di Saturno” avrebbe indicato l’intera penisola italica.

In questo contesto mitico, quasi ancestrale, sembrerebbe essere collocata la fondazione di cinque città della Ciociaria. I cinque centri sarebbero stati eretti da Saturno durante l’aetas aurea, la mitica età dell’oro, in cui il dio aveva insegnato agli uomini l’agricoltura, l’allevamento del bestiame e la vita aveva prosperato in queste terre, scandita dai ritmi della natura e dalla pace che regnava tra gli abitanti.

Le cinque città, Anagni, Arpino, Atina, Alatri e Ferentino (conosciuta prima come Antino), non solo hanno nomi che presentano la stessa iniziale ma hanno anche le stesse mura, definite ciclopiche. Tutti e cinque i centri, infatti, presentano queste enormi costruzioni megalitiche, che sembrano ripercorrere il perimetro della costellazione dei Gemelli. Ancora oggi, mancano delle teorie pienamente convincenti sulla costruzione delle mura: mancanza che incrementa ancora di più l’aurea mitica che avvolge queste cinque città. Il mito racconta, infatti, che tali mura sono da attribuire ai Ciclopi, figli del Cielo e fratelli di Saturno stesso.

Secondo l’archeologia tradizionale, Anagni, Atina, Ferentino, Arpino e Alatri sarebbero sì preromane ma la loro fondazione è da attribuire ai popoli degli Ernici, dei Volsci e dei Pelasgi, che abitavano queste terre prima dell’avvento dei Romani.

ANAGNI

Conosciuta come la Città dei Papi, Anagni vanta una storia millenaria. Fu a lungo capitale degli Ernici, una delle popolazioni preromane prima citate. Con l’avvento della Chiesa, Anagni divenne famosa per essere stata a lungo residenza e sede papale e per aver dato i natali a quattro pontefici, Innocenzo III, Alessandro IV, Gregorio IX e Bonifacio VIII. Legato a quest’ultimo, il celeberrimo episodio dello Schiaffo di Anagni, avvenuto nel settembre del 1303.

ARPINO

“Arpinum a Saturno conditum Volscorum civitatem Romanorum municipium Marci Tullii Ciceronis…”.

Comincia così l’iscrizione in latino, posta sulla lapide che si trova sulla porta medievale di ingresso da est, meglio conosciuta come Porta Napoli. La traduzione in italiano suona più o meno così:

“O viandante, stai entrando ad Arpino, fondata da Saturno, città dei Volsci, municipio dei Romani, patria di Marco Tullio Cicerone, principe dell’eloquenza, e di Caio Mario, console per sette volte. L’aquila trionfale, preso il volo da qui all’Impero, sottomise a Roma tutto il mondo. Riconosci il suo prestigio, vivi in salute.”

La fama di Arpino è indissolubilmente legata ai nomi di due illustri cittadini: il principe del Foro Cicerone e il console romano Caio Mario. Inoltre, lo storico romano Tito Livio racconta di rocche ciclopiche di origine volsca esistenti nella zona già quattro secoli prima della nascita di Cristo.

ATINA

La parte antica di Atina è completamente arroccata su un colle: anticamente, la città era talmente inespugnabile che Virgilio, nella sua opera più famosa, l’Eneide, la definisce “Atina Potens” (Virgilio, Eneide, VII, vv. 629 – 631). Il poeta latino cita Atina come una delle città alleate di Turno, nemico di Enea (Atina, insieme ad altre quattro città, forniva le armi a Turno, testimoniando così quanto la lavorazione dei metalli fosse di vitale importanza per questo centro).

Successivamente, Virgilio menziona “Acer Atinas”, il combattente fortissimo (acer) di Atina (Atinas), che si contrappone ad Enea (Virgilio Eneide, XI, 868; XII 662). Questa menzione ricorda quindi la forza e la tenacia con cui Atina cercò di resistere alla dominazione romana, prima di essere completamente conquistata.

ALATRI

Alatri si potrebbe definire il cuore della Ciociaria. Anticamente chiamata Aletrium, era uno dei centri più antichi del Lazio, oltre che una delle principali città degli Ernici.

Il punto più alto di Alatri è costituito dall’acropoli, cinta dalle mura, con i vertici che replicano, nuovamente, la disposizione astronomica della costellazione dei Gemelli.

Alatri ha moltissimi monumenti e chiese che meritano di essere visitate; un legame della città con il suo mitico fondatore si può rivedere alla base di quella che oggi è conosciuta come la Basilica di San Paolo, che si erge sui resti di un tempio dedicato a Saturno.

FERENTINO (ANTINO)

Si te grata quies et primam somnus in horam delectat, si te pulvis strepitusque rotarum, si laedit caupona, Ferentinum ire iubebo” (“Se ti diletta il riposo gradito ed il sonno fino al mattino, se ti infastidiscono la polvere e lo strepitìo delle ruote, le osterie, ti consiglierei di andare a Ferentino) – Orazio, Epistole, I, 17, vv. 6-8.

Arroccata su un colle, Ferentino domina la Valle del Sacco. Anche qui si incontrano le mura presenti nei quattro altri centri: una cinta composta da blocchi di pietra, posati a secco e ad incastro, danno vita a fortificazioni lunghe oltre 2mila metri.

Tra le varie porte che si possono ammirare lungo le mura, una delle più conosciute è la Porta Sanguinaria, che deve il suo nome ad una leggenda risalente all’epoca romana. Si narra, infatti, che durante un’invasione romana, presso questa porta i ferentinesi riuscirono a massacrare migliaia di generali nemici.

Foto di repertorio della Porta Maggiore di Alatri