Con sentenza dell’11 maggio il Tribunale del Lavoro di Roma ha dichiarato illegittima la cessione del ramo d’azienda di PAM Panorama S.p.A. a Grande Mela s.r.l. annuncia in una nota USB, che segue così:
Pam Panorama, nulla la cessione come ramo d’azienda del punto vendita Morena. Una grande vittoria di USB e dei lavoratori
Il 1° febbraio 2019 il punto vendita di Morena (Roma) veniva ceduto da PAM Panorama a Grande Mela, operando poi sotto il marchio MD. Con un colpo di mano le sicurezze dei 12 lavoratrici e lavoratori che hanno in seguito impugnato la cessione venivano spazzate via, catapultati presso una nuova società senza che venisse rispettato alcun parametro di anzianità di servizio e carichi familiari. PAM sic et simpliciter si era disfatta di questi dipendenti onerosi.
Una modalità comune in una pletora di aziende del commercio e della Grande Distribuzione Organizzata al fine di abbattere i costi e sbarazzarsi di contratti più tutelati, come tutti quelli che ancora conservano il diritto alla reintegra sul posto di lavoro.
Tenacemente i 12 lavoratori hanno tenuto duro e si sono rivolti a USB e all’avvocato Bartolo Mancuso, che ha preso in carico una causa che era stata impostata in maniera debole e sembrava persa in partenza contro un gigante della GDO.
Dopo oltre due anni di attesa, però, il giudice ha dato ragione ai lavoratori e ha dichiarato nulla la cessione, disponendo il ripristino dei contratti dei 12 dipendenti alle dipendenze di PAM. Un vero e proprio schiaffo al padronato. A quei padroni (a noi piace chiamarli così perché è questo che sono taluni datori di lavoro) che credono di poter disporre della vita dei loro dipendenti come se fossero stracci vecchi da buttare. Non servono più? Costano troppo? In men che non si dica si trovano acquirenti disposti a rilevare quelle che possiamo tranquillamente definire bad company: porzioni di società e centri di costo con alle dipendenze lavoratrici e lavoratori costosi, con livelli alti, con anzianità di servizio, tutele e poca voglia di abbassare la testa.
Riteniamo che questo sia un segnale importante da raccontare a tutti i lavoratori di questo settore e di altri, che anche per via dell’emergenza Covid–19 si trovano in questa situazione, con un’azienda che vuole disfarsi di loro come scarpe vecchie.
Riporre la fiducia in un’organizzazione sindacale sempre schierata davvero dalla parte dei lavoratori, che non firma accordi capestro e contratti peggiorativi, è il primo passo per far valere i propri diritti non solo sulla carta.
#nonperfavoremaperdiritto
USB Commercio