[di Redazione U.G.I. ]
Dalle mancanze capitoline alle intenzioni dei vertici di LazioAmbiente
Il problema dei rifiuti nella Capitale è stato accantonato. Ogni criticità dovrà attendere la fine della crisi politico-amministrativa della nuova giunta. Dalle difficoltà di gestione del ciclo dei rifiuti si è passati a gestire esclusivamente il caso Paola Muraro, assessore all’ambiente della giunta Raggi.
Un caso che continua a procedere con poca trasparenza e con una difesa ad oltranza dell’ex consulente Ama da parte della nuova amministrazione.
DA VIA SALARIA A COLLEFERRO – DAL TRIBUNALE DI VELLETRI A ROMA.
Il 22 agosto scorso, il sindaco di Roma e l’assessore Muraro hanno visitato l’impianto Tmb (Trattamento Meccanico Biologico) di via Salaria ( di proprietà dell’Ama), promettendo – si legge in una nota dell’Ansa di quel giorno – la riconversione del Tmb in un polo tecnologico.
Per Colleferro, l’impianto capitolino non è una novità: è proprio da via Salaria che arrivavano le tonnellate e tonnellate di rifiuti irregolari fatte bruciare all’interno degli inceneritori fino al 9 marzo 2009, data del sequestro degli impianti da parte del NOE e dell’arresto di venti tra dirigenti e impiegati dell’allora consorzio Gaia, oggi LazioAmbiente.
Il processo penale su questa vicenda si sta legando con la maxi-inchiesta sugli impianti TMB romani.
Inchiesta condotta dal PM Alberto Galanti il quale- come riportato da Il Messaggero di domenica 28 agosto- ha richiesto di acquisire i fascicoli del processo sugli inceneritori sostenendo il forte nesso tra il traffico illecito di rifiuto avvenuto a Colleferro e le ipotizzate irregolarità nei Tmb dove Paola Muraro ha lavorato per la municipalizzata romana come referente Ippc ( Prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento).
Le indagini sui Tmb sono soltanto un pezzo dell’affare rifiuti romano che da anni causa impatti ambientali e sanitari nella periferia ( Malagrotta) e nella provincia di Roma.
Il processo penale che accusa i dirigenti degli inceneritori di Colleferro è stato sposato dalla procura di Velletri a quella di Roma per incompetenza territoriale del primo.
Come parte civile, L’UGI, sarà presente alla prossima udienza a Roma fissata per il prossimo 12 ottobre alle ore 10.
UNA PERICOLOSA SUPERFICIALITA’
Dopo il “blitz” estivo agli impianti TMB, la gestione dei rifiuti è scivolata fuori dal dibattito e ancora oggi non se ne discute organicamente.
La provincia di Roma rischia ancora una volta di essere la soluzione al problema rifiuti di una capitale paralizzata da inchieste e indagini.
Le mancanze capitoline sulla gestione del ciclo dei rifiuti si traducono sistematicamente in sterili proclami e decisioni dannose soprattutto per i territori appartenenti all’area metropolitana.
Ci sono situazioni legate al ciclo dei rifiuti, sospese da anni, che vanno necessariamente affrontate con una seria programmazione.
Il 21 giugno scorso, nell’ultima riunione del coordinamento del tavolo dei sindaci della Valle del Sacco, l’assessor all’ambiente della Regione Lazio, Mauro Buschini aveva dichiarato l’intenzione di voler discutere organicamente la questione rifiuti in una riunione ad hoc in Regione.
Nessuna riunione ad oggi è stata fissata e nessuna amministrazione ha sollecitato l’incontro.
Diverse le istanze e i problemi venuti fuori durante la riunione del 21 giugno: dai rifiuti, passando per alcune criticità ambientali in Ciociaria, fino ad arrivare allo stato di avanzamento della bonifica.
La superficialità con cui si sta procedendo è pericolosa perché non permette di affrontare tecnicamente la questione rifiuti, lasciando inoltre come uniche risposte le disposizioni regionali e le direttive nazionali.
Sulla gestione dei rifiuti e nello specifico sul futuro degli inceneritori, il tavolo dei sindaci non ha prodotto alcun documento di indirizzo né tantomeno delle osservazioni capaci di contrastare dettagliatamente lo scenario proposto dalla regione che, ricordiamo, nella Determinazione del Fabbisogno si esprime chiaramente:
“Gli impianti di termovalorizzazione al momento insufficienti, raggiungono il pareggio nell’anno 2019 nella 1° ipotesi e nell’anno 2020 della 2° ipotesi. In entrambi i casi la necessità della realizzazione di ogni ulteriore impianto, per il quale occorre un periodo tra iter amministrativo e realizzativo superiore ai 3 anni, viene annullata proprio per l’aumento della raccolta differenziata. Per questo non si prevede in alcun modo la necessità di ulteriore impianto oltre quelli già in esercizio. Sarà invece valutato l’eventuale adeguamento a carico termico degli impianti di Colleferro in sede di revamping dei medesimi.” ( p.38)
Questo è quanto elaborato dalla Regione negli scenari ipotizzati per i prossimi anni.
L’unica richiesta istituzionale di tavolo tecnico per scongiurare il revamping è arrivata dall’assessorato all’ambiente del Comune di Colleferro che più volte ha ribadito – anche in sede di coordinamento dei Sindaci- di istituire una commissione fatta di esperti al fine di elaborare uno scenario senza inceneritori.
LE INTENZIONI DEI VERTICI DI LAZIO AMBIENTE
A tutto ciò si aggiunge la situazione finanziaria di Lazio Ambiente che tenta disperatamente di riapparare il bilancio attraverso il totale azzeramento della precedente amministrazione, per tentare un’azione manageriale oculata che porti alla vendita/ svendita delle quote azionarie di proprietà della regione Lazio. L’azienda a totale controllo pubblico è decisa alla ricapitalizzazione ed alla cessione di tutto ciò che risulta “ingombrante” da gestire a livello politico
Di cosa stiamo parlando? Dei soliti impianti di incenerimento, ormai carrozzoni in perdita senza gli incentivi statali e sempre meno affidabili a livello tecnologico. Quindi nel nuovo piano finanziario Lazio Ambiente punta a spendere quei due spiccioli per rendere appetibili questi “catafalchi” che servirebbero a garantire vitalità ad un’azienda altrimenti destinata al fallimento, così da poterli cedere con oneri e onori connessi. Passa la palla a chi li comprerà, e nel bel mezzo di questa mera speculazione finanziaria ci sono sempre i cittadini che pagheranno lo scotto maggiore.
Non accettiamo questo modo approssimativo di affrontare la questione . A proclami e annunci risponderemo con relazioni, osservazioni e documenti che ribadiranno l’impatto sanitario e l’inefficienza degli inceneritori.
Alla volontà aziendale e politica di effettuare il Revamping delle strutture replicheremo con una forte opposizione sociale che non permetterà alcun passo in avanti nelle procedure di ammodernamento.
L’unico Revamping per gli inceneritori che l’UGI consentirà sarà il loro smantellamento.