Intorno alle 10:50 di ieri mattina presso la Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Anzio sono giunte numerose telefonate da parte di alcuni cittadini residenti nel consorzio residenziale “Colle Romito” di Ardea che segnalavano tre persone attinte da colpi d’arma da fuoco esplosi in strada da un soggetto non identificato. I Carabinieri, dopo aver sollecitato l’intervento urgente di personale medico, si portavano prontamente sul luogo in cui era stata segnalata la sparatoria.
I tragici fatti di ieri ad Ardea
Gli equipaggi dell’Arma, giunti sul posto pochi istanti dopo, notavano la presenza di tre persone riverse a terra in via delle Pleiadi, che necessitavano di urgente soccorso sanitario.
Dalle prime informazioni reperite i militari avevano modo di apprendere da alcuni residenti che un soggetto di circa 35 anni poco prima aveva esploso vari colpi di pistola all’indirizzo dei tre soggetti feriti; pertanto una delle pattuglie intervenute sul posto raggiungeva immediatamente l’abitazione – ubicata nel vicino viale Colle Romito 238 – ove era stato notato far rientro il malvivente al termine della sua azione criminosa.
Mentre una prima aliquota di personale dell’Arma dei Carabinieri si occupava di prestare i primi soccorsi ai feriti ponendo in sicurezza l’area della sparatoria, una seconda aliquota di Carabinieri cinturava l’abitazione in cui si era rifugiato il malfattore.
Si rendeva altresì necessario l’intervento di personale specializzato dell’Arma dei Carabinieri per un’eventuale negoziazione e irruzione presso l’abitazione in cui si era barricato il soggetto.
Durante le citate fasi, venivano presi contatti con il Sostituto Procuratore di turno della Procura della Repubblica di Velletri, Dott. Vincenzo Antonio Bufano, il quale giungeva poco dopo sul luogo dell’evento criminoso.
Alle ore 15:30 circa, personale specializzato del Gruppo Intervento Speciale dell’Arma dei Carabinieri, elitrasportato immediatamente sul posto, previa autorizzazione del P.M., faceva irruzione all’interno dell’abitazione del PIGNANI, rinvenendo lo stesso nella camera da letto posta al secondo piano della struttura, cadavere.
Ai piedi del corpo del PIGNANI Andrea veniva rinvenuta una pistola Beretta mod. 81 cal. 7,65, verosimilmente la stessa utilizzata poco prima per uccidere le tre vittime.
Non è emerso alcun contatto tra l’omicida e le sue vittime né alcun rapporto di conoscenza tra gli stessi
Sul conto dell’omicida – PIGNANI Andrea, classe 1986 – figura solamente una lite in ambito familiare, verificatasi con la madre l’11 maggio 2020, che ha reso necessario l’intervento di una pattuglia di Carabinieri presso la loro abitazione di viale Colle Romito.
A seguito di ciò, il PIGNANI veniva fatto accompagnare da un’ambulanza presso il Pronto Soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli di Ariccia (RM) ove giungeva volontariamente nel pomeriggio stesso per “stato di agitazione psicomotoria” con codice azzurro, venendo sottoposto a consulenza psichiatrica, a seguito della quale veniva dimesso la mattina successiva con diagnosi di “stato di agitazione – paziente urgente differibile che necessita di trattamento non immediato Si affida al padre.”.
Dagli accertamenti eseguiti non risultano ulteriori denunce o segnalazioni a suo carico né che l’omicida fosse in cura per patologie di carattere psichiatrico né tantomeno che fosse in possesso di certificazione medica rilasciata da strutture sanitarie.
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Le attività di indagine svolte dai Carabinieri di Frascati e di Anzio, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Velletri, proseguono, anche al fine di verificare eventuali responsabilità in ordine all’illecita detenzione dell’arma da sparo, per la quale non risulta sporta alcuna denuncia.
Per quanto la situazione del TSO, invece, la Asl Roma 6 spiega quanto segue:
“La Asl Roma 6 vuole essere vicina alle famiglie coinvolte nella drammatica vicenda di Ardea e per questo ha attivato un intervento di supporto psicologico con i servizi dedicati. Si precisa inoltre che il sig. A.P. non è mai stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio presso le nostre strutture aziendali e non era in carico ai servizio territoriali di salute mentale”.
Foto di repertorio