Nella giornata di ieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Roma, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia hanno eseguito un’ordinanza relativa all’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto, ritenuto responsabile del reato di ricettazione di immobili occupati abusivamente.
I dettagli
Il provvedimento, emesso dalla sezione speciale riesame del Tribunale della Capitale, costituisce il risultato del ricorso, presentato dalla locale Procura, in relazione all’indagine, avviata nel febbraio 2019 e condotta dai militari per circa un anno.
L’attività ha consentito di acclarare la presenza di un gruppo criminale che gestiva il racket delle occupazioni abusive delle case popolari, in particolare nel quartiere Dragoncello. Il sodalizio, composto in buona parte da appartenenti alla famiglia C. (di origini campane ed a Roma ormai da diversi anni, conosciuti come i “napoletani” e dimoranti in varie abitazioni, pur non avendo mai ottenuto alcuna assegnazione formale), operava con un modo semplice ma consolidato: i soggetti occupavano abusivamente gli appartamenti trovati liberi, per poi rivenderli a persone in cerca di un alloggio.
Nell’ottobre 2020, i Carabinieri avevano posto sotto sequestro 13 abitazioni, tutte occupate abusivamente.
Per due soggetti (un uomo ed una donna), il GIP aveva disposto la misura cautelare del divieto di dimora nel X Municipio del Comune di Roma, con l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
La Procura ha quindi presentato ricorso alla Sezione Speciale del Riesame, per il riconoscimento del delitto di ricettazione degli immobili, relativamente alla mediazione posta in essere dagli indagati per la vendita di un bene di provenienza delittuosa.
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In particolare, all’uomo vengono contestati n. 2 episodi nei quali ha svolto la funzione di intermediario per cercare di vendere e far rioccupare abusivamente 2 appartamenti.
Dopo il ricorso della Procura e la pronuncia del riesame, il 18 giugno la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il riscorso, questa volta presentato per conto di uno dei due soggetti già sottoposti al divieto di dimora.
Per l’uomo, si sono quindi aperte le porte del carcere, mentre alla donna è stato notificato un altro divieto di dimora nel X Municipio del Comune di Roma.
Per quanto attiene gli altri soggetti coinvolti nella vicenda, alcuni indagati dovranno rispondere dei reati di sostituzione di persona, furto aggravato ed in un caso truffa, in relazione agli allacci delle forniture presenti negli alloggi: alcuni hanno presentato il documento di altri ignari soggetti, stipulando a loro nome il contratto per l’erogazione di energia elettrica (nel caso della truffa, omettendo anche il pagamento delle bollette per il servizio offerto), altri hanno allacciato illegalmente il cavo alla rete pubblica.
In ultimo, si rappresenta che, ad oggi, delle 13 abitazioni sequestrate, 11 sono state liberate ed affidate agli Enti proprietari (INPS – ENASARCO ed ATER, quest’ultimo per conto del Comune di Roma).