Ecco la lettera aperta che il sindaco di Anagni, Daniele Natalia, indirizza ai suoi concittadini.
La lettera aperta del sindaco Natalia
Care Anagnine e Cari Anagnini,
dopo qualche giorno di ascolto e riflessione mi sento di rivolgermi a Voi, e lo faccio sia in ragione del profondo rispetto che nutro per la comunità che mi onoro di rappresentare in qualità di sindaco, sia per affrontare con oggettività un argomento che da giorni sta interessando i cittadini.
Il progetto del cosiddetto biodigestore è una proposta datata gennaio 2017 (vengo eletto sindaco nel giugno 2018), depositata in Regione Lazio ed autorizzata dalla Regione stessa qualche mese fa solo per una parte dell’iter amministrativo. Oggi mi viene attribuita in maniera assurda e strumentale da pochi, in buona fede da molti, la presunta paternità di questo progetto.
Il sindaco Daniele Natalia non ha approvato, non ha rilasciato e non rilascerà mai alcuna autorizzazione di tipo tecnico ambientale perché non è competenza comunale autorizzare tali impianti.
Al termine dell’iter amministrativo regionale, il Comune avrà esclusiva competenza per l’aspetto urbanistico dell’immobile e comunque solo dopo il nulla osta del Consorzio Industriale ASI di Frosinone. Il Comune di Anagni, dopo che la Regione Lazio ha istruito tecnicamente e amministrativamente il procedimento autorizzatorio, è stato invitato in sede di Conferenza dei Servizi, unitamente ad altri enti e associazioni, ad esprimere un mero parere non vincolante riguardo il progetto. In quella sede il Comune di Anagni ha espresso la propria opinione solo a patto che venissero rispettate una serie di prescrizioni e garanzie molto chiare ed assolutamente stringenti:
- assenza di emissioni nocive in atmosfera;
- assenza di problemi di natura odorigena;
- funzionalità dell’impianto con la più attuale tecnologia in materia;
- piano trasporti che escluda completamente le zone urbanizzate;
- in ultimo, tutto questo solo ed esclusivamente in caso di preventivo positivo parere degli enti di controllo ambientali e sanitari ARPA ed ASL che garantiscano l’assoluta salubrità ed il rispetto dei limiti di legge.
Qualora non fosse rispettata una sola delle dette prescrizioni e condizioni, il parere del Comune di Anagni non sarebbe e non potrebbe essere in alcun modo positivo. E questo è scritto nero su bianco sugli atti. Perché ho espresso un parere subordinato alle condizioni di cui sopra? Perché se non avessimo fatto sentire la nostra voce in quella sede, visti i pareri favorevoli di tutti gli altri Enti, nessuno avrebbe posto queste stringenti condizioni e l’impianto sarebbe sorto senza alcuna tutela.
Ma non è l’unico aspetto da sottolineare. Tutto va inserito in un quadro generale. Perché credo, come tutti i cittadini che hanno a cuore il nostro destino ambientale, nell’economia circolare e penso che dovremmo essere in grado di gestire in modo virtuoso il ciclo dei rifiuti del “nostro” territorio. Penso anche che la presenza di un impianto del genere possa scongiurare la nascita di discariche che inevitabilmente interesserà il nord della Provincia come in passato è stato per il sud. Una disgrazia da scongiurare con ogni mezzo.
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Chi sostiene il contrario è in malafede. Come è in malafede chi getta confusione sul piano amministrativo per coprire un dato di una certezza assoluta. L’ente titolare del procedimento è la Regione Lazio, ed è solo lei a poter autorizzare o meno.
Dal momento infatti che l’autorizzazione è stata rilasciata esclusivamente dalla Regione Lazio, non accetto che mi si venga attribuita la responsabilità da parte di chi era forza di governo cittadino dello stesso colore politico del governo regionale al momento dell’istruttoria dell’iter autorizzatorio.
In termini più semplici: gli amministratori del Partito Democratico di Anagni erano ben a conoscenza dell’approvazione in corso da parte della Regione Lazio, sempre a guida politica PD. Perché non hanno detto niente all’epoca? Perché non sono andati a protestare dai propri referenti regionali, con i quali hanno anche condiviso e condividono ruoli nelle segreterie politiche regionali? Si sono ravveduti solo ora, all’improvviso, mantenendo però le loro poltrone?
E allora, sempre per quel profondo rispetto che ho per la città e per i miei cittadini, con l’ausilio di tutti, partiti politici, associazioni ambientaliste, medici, associazioni di categoria, comitati e cittadini, invito formalmente tutti i responsabili politici regionali: Presidente Zingaretti, Assessore alla Sanità D’Amato, Assessore all’Ambiente e Transizione Ecologica Lombardi e On. Regionali Battisti e Buschini (quest’ultimo Assessore regionale all’Ambiente al tempo del deposito del progetto) a venire in città, ad esprimersi in merito all’impianto, a spiegarci se le garanzie a tutela dell’ambiente sono vere, se non ci sono rischi sanitari, se non ci sono problemi d’inquinamento e cattivi odori. Nello stesso tempo invito le società proponenti il progetto, l’ARPA e la ASL a spiegare e motivare la loro posizione, per ragionare e confrontarsi con tutti noi, e rispondere alle nostre legittime domande con oggettivi dati tecnico-scientifici e sanitari.
Se questo non dovesse avvenire, ribadendo che il sottoscritto non ha autorizzato nulla, e non potrà mai autorizzare nulla in materia ambientale perché non di propria competenza, sarò comunque il primo ad oppormi ad un impianto che non godrà di tutte le garanzie e di tutte le certificazioni ambientali idonee a tutelare il nostro territorio e la nostra città. Così come ho messo per iscritto nella conferenza dei servizi con chiarezza e coerenza. Al contrario di chi quell’impianto lo ha proposto, voluto ed approvato con un’autorizzazione emessa da quella Amministrazione Regionale rinnegata solo ora dai propri referenti locali per esclusiva strumentalizzazione politica.
Il Sindaco, Daniele Natalia
Foto di repertorio