Si è svolto nella giornata di ieri l‘incontro on-line tra l’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino, i rappresentati del sindacato USB e alcuni degli ex lavoratori Amazon di Colleferro e Passo Corese.
Di seguito, i comunicati su quanto è emerso dall’incontro.
Il comunicato stampa degli ex lavoratori Amazon
Ieri, 21 luglio 2021, si è svolto l’incontro on line tra l’assessore al lavoro della regione Lazio, Claudio Di
Berardino, i rappresentanti del sindacato USB e una rappresentanza di ex lavoratori Amazon di
Colleferro e Passo Corese.
Era presente anche il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna.
Dopo l’ennesima esposizione dei fatti da parte del sindacato e le testimonianze dirette riguardanti la
situazione lavorativa dello stabilimento Amazon di Colleferro e Passo Corese, dove l’utilizzo di personale somministrato precario è avvenuto e avviene attualmente con percentuali abnormi
rispetto ai lavoratori stabili, si è passati a fare proposte concrete all’assessore.
Si è proposto di aprire un tavolo di lavoro permanente presso la regione perché si occupasse meglio della vicenda e delle possibili iniziative da porre in atto. Si è proposto all’assessore di presentare la questione
alla conferenza delle regioni, in modo da coalizzare le altre regioni in cui Amazon è presente e usa
lo stesso sistema di precariato.
Si è altresì proposto di portare la questione al livello superiore e incentivare la creazione di un tavolo di lavoro presso il Ministero del Lavoro, data la nazionalità del problema, perché indagasse tramite l’ispettorato del lavoro sui numeri reali dei lavoratori stabili e somministrati presso gli stabilimenti di Amazon, cifre che Amazon e Adecco si rifiutano categoricamente di fornire. L’intento di coinvolgere il Ministero del Lavoro era auspicabile anche per chiedere di nuovo quantomeno che il governo possa prevedere una qualche modifica
dell’articolo 31, comma 2, del Dlgs 81 del 2015, che permette l’uso distorto del precariato di
lavoratori svantaggiati e molto svantaggiati.
Questo in considerazione del fatto che gli emendamenti di modifica dell’articolo suddetto, presentati in occasione del Decreto Sostegni Bis, si sono dispersi nella moltitudine di emendamenti e non sono stati purtroppo accolti. Comunque, pur nella cortesia di aver concesso disponibilità all’ascolto, l’assessore ha chiuso preventivamente ogni possibile proposta, adducendo la motivazione che già era stata presentata una questione simile presso il ministro Orlando, i cui sviluppi risultano però tuttora ignoti, e che quindi la regione
non aveva altri strumenti se non continuare la sua opera di sensibilizzazione verso Amazon perché
riveda bonariamente i suoi progetti di lucro e diventi più “umana” verso i lavoratori.
Probabilmente la regione spera in una realtà distopica in cui Amazon si scoprirà benefattrice dell’umanità per improvvisa “beatificazione” dei suoi dirigenti, anche se l’attuale realtà dice esattamente l’opposto delle utopie della regione. C’è però da essere sconcertati e sembra alquanto mortificante constatare che l’ente regionale, che dovrebbe tutelare, nel rispetto dei compiti di ogni ente territoriale, i lavoratori del proprio territorio, non abbia altri strumenti se non sperare nel ravvedimento di un’azienda che si è dimostrata fin da subito disumana e alla ricerca del solo profitto a scapito di ogni etica sociale.
Le istituzioni, che dovrebbero agire in contrasto contro tali fenomeni, sembrano invece succubi di un sistema economico, retto da aziende senza scrupoli, che sta fagocitando i diritti delle persone a un lavoro dignitoso e non precario. In questo caso, la cosa è resa ancor più evidente perché si tratta di una delle aziende più ricche nel mondo e che produce profitto proprio sfruttando il precariato locale. Il senso di impotenza, o noncuranza, delle istituzioni non deve però costituire motivo di rassegnazione, anzi, ora più che mai bisogna agire dal basso per ripristinare l’equilibrio che si sta pericolosamente spostando in maniera netta a favore dei pochi ricchi che possiedono le aziende, e a sfavore della maggioranza dei lavoratori che
si ritrovano sempre più poveri dal lato economico e dal lato dei loro stessi diritti che vengono
negati dalle aziende anche grazie a norme dubbie e sbagliate.
Dopo il discorso avuto con l’assessore, quel che appare chiaro è che Amazon, con il suo prossimo magazzino di Fiumicino, avrà di nuovo terreno fertile per continuare a sfruttare i precari del posto e dintorni, nel silenzio colpevole della regione Lazio. A questo punto, la decisione degli ex lavoratori di costituire un vero e proprio comitato di denuncia di quanto accade nella nostra società, appare l’unica idea
democratica sensata che possa quantomeno sulla carta costituzionale contrastare lo strapotere di
aziende senza scrupoli come Amazon nel nostro territorio, constatando amaramente l’apparente
servilismo delle istituzioni locali.
Con tutto il rispetto per quelli attuali, ci auguriamo che vengano scelti altri rappresentanti delle istituzioni, più attenti ai problemi del territorio, ma nel frattempo gli ex lavoratori, tramite il comitato, proporranno nuove manifestazioni e nuove iniziative di sensibilizzazione, non delle aziende, ma delle persone che vivono, lavorano o meno, ma che hanno davvero a cuore il loro territorio, per culminare poi nella giusta manifestazione a Montecitorio, quando si potrà finalmente chiedere direttamente a questi nostri/vostri parlamentari un po’ svogliati, prima che tornino a casa, un cambiamento delle norme che purtroppo rendono l’Italia una repubblica fondata sul precariato e non sul lavoro come dovrebbe invece essere. Noi
continueremo a credere nell’Italia, nonostante tutto e tutti.
Comitato Manifestazione ex lavoratori Adecco/Amazon di Colleferro
Il comunicato USB/SLANG
Dopo quasi due mesi di attesa, l’assessore al lavoro della Regione Lazio, Claudio Di Berardino, si è
degnato di concedere un’oretta del suo prezioso tempo agli ex lavoratori degli Hub di Amazon di
Colleferro e Passo Corese e all’USB.
Al di là della ben nota situazione vissuta da migliaia di precari finiti negli ingranaggi della
multinazionale, che sullo sfruttamento estremo delle persone ha costruito il proprio profitto, le richieste avanzate nell’incontro erano chiare e semplici.
All’assessore è stato chiesto di istituzionalizzare un tavolo volto a governare sul territorio una situazione destinata ad acuirsi nel prossimo futuro, con la prossima apertura del nuovo Hub di Fiumicino e la ricaduta in termini di precarietà della prossima fine del blocco dei licenziamenti.
All’assessore, ancora, è stato chiesto, nella sua veste istituzionale, di portare la questione all’attenzione della Conferenza delle Regioni, in larga misura coinvolte in situazioni analoghe, in moda da costruire le opportune sinergie, necessarie a determinare uno sviluppo positivo della questione.
Allo stesso assessore, infine, è stato chiesto di attivarsi perché il ministero del lavoro e delle politiche
sociali, avvii un confronto al fine di giungere ad una modifica della normativa vigente, attraverso le maglie della quale la multinazionale aggira senso, spirito e logica della legislazione sociale, riducendo ai minimi termini il numero di lavoratori “garantiti”, rispetto a quelli somministrati.
A queste richieste, l’assessore, semplicemente, non si è degnato di rispondere. Chiarito come un tavolo sia stato già attivato presso il ministero del lavoro, senza spiegare con la partecipazione di chi e per discutere cosa – ma conoscendo i trascorsi sindacali dal personaggio, le deduzioni sono abbastanza semplici –, l’ineffabile assessore ha affermato come avesse già provveduto a porre in essere quanto di propria competenza.
Cosa?
E’ qui che Claudio Di Berardino ha superato sé stesso, affermando come si fosse adoperato per
“sensibilizzare” la multinazionale in ordine alle condizioni contrattuali dei lavoratori coinvolti.
In sostanza, assumendo l’escamotage con cui Amazon fa profitto sulla pelle di coloro che lavorano
per essa, come la “legge” – lex dura lex -, ha trasformato la regione Lazio nella Repubblica delle
Banane. In cui, ad esempio, ad un rapinatore non si impedisce di rapinare, ma gli si raccomanda di
farlo con garbo …
E’ chiaro che fino a quando saranno questi gli amministratori che dovrebbero tutelare il territorio ed
il lavoro del territorio, gli affari dei Bezos continueranno a superare la linea di Kàrmàn, prosperando
sullo sfruttamento delle nuove generazioni di schiavi.
A margine dell’incontro telematico, è stato concordata l’organizzazione di una conferenza con i
sindaci dei territori coinvolti, attraverso la quale rilanciare anche sul piano delle istituzioni la vertenza.
Ma non si illuda, il signor Claudio Di Barardino, di aver chiuso, oggi, la questione con gli ex lavoratori
Amazon e con l’USB.
Non siamo usi accontentarci di parole – peraltro vane e vuote – e, ben consapevoli da che parte
stiano la ragione e la giustizia, non mancheremo di turbare sonni e veglie di chi sta altrove.
USB Lavoro Privato SLANG
Foto di repertorio