Per arrivare a questa conclusione, il direttore del programma di urologia riproduttiva della Miller School of Medicin (Università di Miami), Ranjith Ramasamy, ha esaminato con altri ricercatori del suo team i tessuti precedentemente prelevati dai testicoli di sei uomini positivi e altri tre negativi per il coronavirus.
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L’obiettivo era quello di ricercare la presenza o l’assenza del virus nel sistema riproduttivo maschile e il suo possibile impatto sulla capacità riproduttiva degli uomini.Secondo i risultati dello studio, il virus era presente nei campioni.
I ricercatori hanno anche notato una riduzione del numero di spermatozoi in tre dei sei uomini risultati positivi al coronavirus. Hanno anche trovato il virus nei testicoli di un uomo affetto da Covid, tre mesi dopo la guarigione. Secondo lo studio e i suoi risultati, il sistema riproduttivo maschile, in particolare i testicoli, potrebbe sviluppare infezioni da Covid-19.
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L’infezione colpirebbe anche il pene. Come ha spiegato Ranjith Ramasamy a Slate, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“, in due ex pazienti è stata scoperta una “significativa disfunzione erettile”. Si dice che questa infezione abbia causato una “riduzione del flusso sanguigno” al pene. “E, ancora, l’analisi del tessuto penieno ha mostrato la persistenza del virus, da sette a nove mesi dopo aver contratto il Covid.. Una forma apparentemente lieve di Covid potrebbe portare a gravi disturbi erettili, anche dopo la guarigione”.