Riceviamo e pubblichiamo un comunicato a firma di Ina Camilli, Rappresentante Comitato residenti Colleferro, sulla questione inceneritori
Con la Conferenza di servizi del 5 ottobre 2016 inizia il riesame periodico dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) per il rinnovo dell’autorizzazione all’esercizio dei 2 inceneritori “gemelli” di colle Sughero, richiesto dalla società di gestione dei rifiuti, Lazio Ambiente spa.
La sua convocazione da parte della Regione è il primo risultato positivo della battaglia legale che abbiamo iniziato, insieme a diversi comitati, associazioni e Comune di Colleferro il 9 dicembre 2015, presentando ricorso al TAR del Lazio contro Regione, Lazio Ambiente spa e Ministero dell’ambiente.
Il procedimento in Conferenza inizia mentre il ricorso è ancora pendente, ma l’udienza è già fissata per il 7 novembre 2016, un lasso di tempo – solo un mese – che per ragioni di opportunità la Direzione Regionale Ciclo dei rifiuti avrebbe fatto bene ad attendere.
Il ricorso chiede l’annullamento della delibera di Giunta dell’8 ottobre 2015, con la quale la Regione ha esteso la durata dell’AIA all’8.5.2019, senza convocare la Conferenza di servizi (la sede istruttoria dove esaminare tale autorizzazione) e senza coinvolgere il Comune di Colleferro.
Di fatto la Regione con questa forzatura ha aggirato il procedimento facendo approvare l’AIA dalla Giunta, organismo politico, non tecnico, per accelerare il rilancio di Lazio Ambiente spa, la società di gestione dei rifiuti di proprietà regionale, procedere all’ammodernamento (revamping) degli inceneritori e incrementarne la capacità di esercizio.
Per ragioni di economia non è possibile puntualizzare tutte le questioni che in questi giorni ruotano intorno ai due “gemelli” (udienza il 12 ottobre del processo penale, dismissione della società e del suo personale, l’inchiesta Muraro, spostamento dei tralicci, ecc.). Ci limiteremo quindi ad affrontare le questioni del riesame dell’AIA, del revamping e del ricorso al TAR Lazio.
Va però puntualizzato che l’inceneritore di proprietà di Lazio Ambiente spa e quello di proprietà di EP Sistemi spa saranno pure “gemelli” ma sono due stabilimenti distinti, ai fini del riesame, e devono essere autorizzati separatamente.
Contro il revamping anche numerosi Sindaci del comprensorio della valle del Sacco hanno partecipato alla manifestazione di protesta politica RIFIUTIAMOLI! Basta inceneritori! del 9 aprile 2016, mentre non ci risulta che abbiano sottoscritto il ricorso al TAR, grave e irresponsabile segnale di ritirata.
Su queste tre questioni – autorizzazione, revamping e ricorso al TAR Lazio – la battaglia è appena iniziata. Il procedimento per il rinnovo dell’AIA in Conferenza di servizi – dove saremo presenti – finalizzato al rilascio dei nulla osta, dell’assenso di tutti gli enti, amministrazioni e organismi pubblici, compresi quelli preposti alla tutela della salute e della pubblica incolumità, alla tutela territoriale e ambientale comporta una serie di oneri a carico del proponente, Lazio Ambiente spa.
Non sarà facile autorizzare i 2 inceneritori, definiti “un rottame” da Fortini, ex Presidente del Consiglio di Amministrazione AMA, resa il 3 agosto 2016 in Commissione parlamentare di inchiesta sui Rifiuti. E il dissenso motivato, a causa dell’impatto che essi hanno sulla salute e sull’ambiente, e un conflitto tra Regione ed Ente locale (il Sindaco) è un ostacolo insuperabile alla conclusione del procedimento.
Alla battaglia amministrativa si deve legare quella sul piano tecnico, affidando l’incarico di predisporre le osservazioni ad un esperto, un consulente (scelto anche attraverso una pubblica selezione) che, al pari di un bravo avvocato, sappia far valere le ragioni contrarie al rilascio dell’autorizzazione.
Il revamping inoltre richiede ingenti risorse, ma anche una dirigenza virtuosa, un piano industriale e un nuovo Piano regionale dei rifiuti, che al momento Lazio Ambiente spa e Regione non hanno adottato.
I tempi autorizzatori potrebbero essere brevi, ma l’iter è molto articolato e la normativa per il rilascio del titolo abilitativo è così stringente che per il gestore – qualunque esso sia – non sarà facile osservare tutte le prescrizioni che saranno dettate per rimettere in piedi il “rottame” con il revamping.
La normativa europea prevede accertamenti, indagini, fissa valori limite per le emissione, obblighi documentali, condizioni di operatività dell’impianto, analisi periodiche, verifiche tecniche, ecc., che devono essere rispettate, anche per non violare il decreto legislativo n. 46/2014, che ha inasprito gli aspetti sanzionatori.
Questi ed altri fattori ci sono favorevoli e ci consentono di organizzare una ragionevole opposizione sul territorio.
La partita è aperta, la palla è nel campo e a giocarla sarà soprattutto la nostra Amministrazione comunale, in particolare il Sindaco Sanna, che su questa drammatica questione deve spendere la sua autonomia politica e un potere negoziale quasi illimitato. Ciò è vero, e per ragioni opposte, sia a livello locale, sia regionale.
La sua Giunta e la Maggioranza consigliare in campagna elettorale hanno sempre anteposto gli interessi economici la salute, come diritto superiore a qualunque altro. E’ difficile immaginare su questo tema, davanti ai cittadini, una posizione diversa della minoranza in Consiglio comunale, specialmente se venisse chiamata ad un voto.
A tutela dei cittadini che rappresenta, il Sindaco lavori intensamente per far uscire Colleferro dall’autoisolamento e recuperi la solidarietà degli altri Sindaci della valle del Sacco. L’Amministrazione comunale assuma una posizione pubblica condivisa e strategica in materia di gestione dei rifiuti (discarica, inceneritori, TMB, raccolta differenziata, ecc.). Esprima contrarietà, avanzi richieste, deliberi, ma il Sindaco coinvolga l’intera città, i suoi rappresentanti, le diverse anime ambientaliste; condivida, anche con i Comitati di quartiere, ma non solo, la “rotta”, l’indirizzo da seguire, nel quale tutti possiamo riconoscersi e ci renda partecipi delle azioni che intende portare avanti. E’ sicuramente questo il momento di costituire l’Osservatorio, un Tavolo tecnico, un organismo che nella sua composizione consenta alla città di partecipare agli obiettivi e di collaborare.
Battaglia legale, tecnica ma anche una battaglia in punta di diritto. Il Sindaco – qualunque primo cittadino – “è titolare di un generale potere di vigilanza sulle industrie insalubri e pericolose che può anche concretarsi nella prescrizione di accorgimenti relativi allo svolgimento dell’attività, volti a prevenire, a tutela dell’igiene e della salute pubblica, situazioni di inquinamento“.
Avvalendosi degli strumenti normativi a sua disposizione un sindaco “contrario” alle scelte regionali sul proprio territorio può mettere in atto una strategia politica in grado di frenare qualunque progetto di revamping, insostenibile per la valle del Sacco, dal punto di vista sanitario e ambientale
Per questo il Sindaco Sanna, sostenuto apertamente dall’intera Amministrazione comunale e dai suoi concittadini, assuma una posizione politica intransigente sul rispetto del diritto alla salute.