Attualità

Frosinone, choc al carcere: detenuto punta la pistola contro un agente e spara verso le celle

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
Ennesima protesta in carcere, questa volta all'interno del penitenziario di Regina Coeli a Roma

Paura al carcere di Frosinone dove un uomo di 28 anni, originario di Napoli, ha impugnato una pistola ed ha prima minacciato un agente della penitenziaria e poi ha sparato 6 colpi a tre detenuti. L’uomo era in carcere per reati di camorra.

La nota del Sindacato Sappe (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria)

Assurdo ed incredibile quel che è accaduto oggi nel carcere di Frosinone, dove un detenuto napoletano del circuito Alta Sicurezza, che era stato minacciato e picchiato nei giorni scorsi da altri ristretti, ha prima minacciato un poliziotto penitenziario con una pistola e poi ha sparato tre colpi verso le celle dove sono ristretti i detenuti che lo avevano minacciato.

Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che parla di “carceri allo sbando” e sollecita interventi urgenti da parte del Ministro della Giustizia Marta Cartabia.

Spiega Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Quel che è successo è incredibile e allucinante. Un detenuto napoletano di 28 anni, ristretto in Alta Sicurezza per reati connessi alla criminalità organizzata – camorra -, una volta autorizzato ad uscire dalla cella per fare la doccia ha puntato una pistola in faccia al poliziotto penitenziario e si è fatto consegnare le chiavi delle altre celle altrimenti lo avrebbe ammazzato. Poi ha raggiunto le celle di altri detenuti (napoletani e albanesi), che nei giorni scorsi lo avevano minacciato e picchiato, e, dopo avere tentato inutilmente di aprirle, ha sparato all’interno tre colpi di pistola, senza per fortuna ferire nessuno. Dopo gli spari il detenuto, che possedeva illegalmente anche un telefono cellulare, ha chiamato il suo avvocato che lo ha convinto ha consegnare la pistola al personale di Polizia Penitenziaria prontamente accorso. Cosa che ha fatto, non prima di ingoiare la sim card del telefonino…. Assurdo e incredibile!”.

“Quel che è accaduto è gravissimo e conferma quel che il SAPPE dice da mesi: ossia che le carceri sono allo sbando”, prosegue. “Se fossero state ascoltate le continue denunce del SAPPE, probabilmente tutti gli eventi critici denunciati e questa stessa evasione non sarebbe avvenuta. E la cosa grave è che questi numeri si sono concretizzati proprio quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria”.

LEGGI ANCHE – Frosinone, 4 camerieri di sala cercasi: dettagli e info

Il SAPPE chiede quindi al Ministro della Giustizia Marta Cartabia di adottare urgenti provvedimenti “per trovare soluzioni sulle criticità del carcere dal versante del Corpo di Polizia Penitenziaria, soprattutto rispetto all’esigenza di sospendere la vigilanza dinamica ed il regime detentivo aperto che sono stati la causa principale della crescita esponenziale degli eventi critici in carcere. Il SAPPe auspica di potere incontrare a breve la Guardasigilli per sollecitare tutele ai poliziotti per contrastare le aggressioni, le colluttazioni e i ferimenti che si verificano tante, troppe, volte all’interno dei penitenziari”.

Carceri, a Frosinone un detenuto armato spara all’interno del carcere. Branchi (FP CGIL Roma e Lazio): situazione ormai fuori controllo, siamo al capolinea

Dura e senza mezzi termini è la reazione della FP CGIL Roma e Lazio alla notizia dell’ennesima aggressione nel carcere di Frosinone, oggi pomeriggio, dove un detenuto ha impugnato un’arma ed ha minacciato poliziotti penitenziari e detenuti, all’interno di una sezione detentiva.
“Non possiamo accettare una situazione così aberrante – dichiara Stefano Branchi, Fp Cgil Roma e Lazio – il sistema penitenziario è ormai inevitabilmente compromesso, nelle sue sfaccettature generali”.
“Carenze organiche, di strumenti, di formazione, di risorse e strutture obsolete sono ormai la punta dell’iceberg che portano ormai a ricadute sempre più frequenti e preoccupanti per l’incolumità psico-fisica di lavoratrici e lavoratori. Urgono serie politiche di investimento nelle carceri – prosegue Branchi – prima che sia troppo tardi, o forse lo è già”.
“Abbiamo più volte stigmatizzato serie precarietà e problematiche che, quotidianamente, mettono in discussione l’ordine e la sicurezza, oltre a chiedere un rafforzamento dell’esecuzione penale esterna. Nessuno potrà fare finta di niente, la FP CGIL non indietreggia nella lotta e rivendicazione”, conclude.