Durante la giornata dell’11 ottobre 2021, la Digos di Frosinone, con la collaborazione della Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino, ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare a carico di un cittadino libanese che era riuscito a sottrarsi all’esecuzione della misura emessa a suo carico a seguito dell’operazione, denominata “Avium”, effettuata lo scorso mese di febbraio, che aveva permesso di eseguire 10 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di stranieri di origine prevalentemente curdo-irachena, emesse dal GIP della Procura della Repubblica di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per reati connessi al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina anche attraverso il procacciamento e la falsificazione di documenti.
Le indagini
L’uomo, che si era reso irreperibile, è giunto in Italia con un volo di linea da Beirut e ad attenderlo presso lo scalo ha trovato gli investigatori della Polizia di Stato che hanno dato esecuzione alla misura cautelare e lo hanno condotto presso la casa circondariale di Civitavecchia.
L’indagine aveva tratto origine da procedimento instaurato presso la Procura della Repubblica di Cassino, nato dal sequestro nel 2017 di un’ingente somma di denaro in valuta contraffatta, trasportata da 4 cittadini curdo-iracheni, tutti residenti in Paesi Schengen.
Le articolate investigazioni, supportate dal Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Esterno della D.C.P.P./U.C.I.G.O.S., avevano consentito di individuare un’ampia organizzazione a carattere transnazionale attiva nel favorire l’ingresso illegale di immigrati ai quali veniva richiesto il versamento di ingenti somme di denaro. Questi, accedevano in area Schengen sia dalla Grecia sia da Bari, Roma, Venezia e Pisa. Dopo una breve permanenza in alcune abitazioni a Roma, gli stranieri, muniti di documenti contraffatti, proseguivano per i Paesi del nord Europa. Le risultanze probatorie avevano anche evidenziato che i componenti dell’organizzazione risultavano tutti regolarmente soggiornanti sul Territorio Nazionale in quanto riconosciuti asilanti.
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Per ogni singolo trasferimento veniva richiesta la somma di 2.500 euro attraverso la cosiddetta hawala (sistema di rimessa di denaro fortemente radicato nella cultura araba e basato sulla fiducia). La perdurante illecita attività aveva così consentito l’accumulo di ingenti somme di denaro da parte del sodalizio che, inviava parte dei proventi all’estero attraverso operazioni di money transfert sui circuiti Western Union e Moneygram.
La rilevanza del contesto criminale era stata ulteriormente supportata dalla circostanza che nel corso degli ultimi mesi erano stati arrestati in Italia numerosi stranieri trovati in possesso di documenti contraffatti provenienti dalla medesima filiera oggetto delle indagini e di come l’organizzazione si fosse adoperata per garantire il transito di minori non accompagnati attraverso fittizi nuclei familiari.