La risposta anticorpale al vaccino anti COVID-19 è migliore nelle donne, nei soggetti più giovani, non fumatori e in assenza di patologie ad alto rischio di eventi cardio-vascolari e si mantiene anche dopo sei mesi dalla prima dose: i risultati dello studio coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Policlinico Umberto I di Roma.
Sono stati presentati nel corso dell’assemblea della Facoltà di Medicina e odontoiatria della Sapienza che si è tenuta martedì 19 ottobre, i risultati dello studio sulla risposta anticorpale a distanza di 2 e 6 mesi dalla seconda dose di vaccino Pfizer-Biontech in 2065 operatori sanitari (Età: 46+13 anni; 63% donne).
La ricerca, promossa e incentivata direttamente dalla rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni, e dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico Umberto I, Fabrizio d’Alba, ha messo in evidenza che a distanza di 2 mesi dalla seconda dose di vaccino, solo lo 0,14% (3 soggetti) dei soggetti ha mostrato una insufficiente risposta anticorpale (<13 Au/ml o 34 BAU/ml).
Il titolo degli anticorpi anti-S TrimericS ha mostrato valori mediani più alti nelle donne rispetto agli uomini (674 vs. 591 AU/ml) e nei soggetti più giovani (18-30 anni =>800 AU/ml – 2080 BAU AU/ml), riducendosi con l’età fino a livelli mediani di 535 AU/ml (BAU=1391 AU/ml) nei soggetti sopra i 60 anni.
Inoltre, la presenza di patologie concomitanti, ad alto rischio di eventi cardiovascolari, come ipertensione, diabete e dislipidemia correlava con un più basso titolo di anticorpi.
Anche il fumo sembra essere un importante determinante della risposta anticorpale. Infatti, i soggetti fumatori presentavano una risposta anticorpale significativamente più bassa rispetto ai non fumatori (674 vs. 551 AU/ml).
A distanza di 6 mesi dalla prima dose di vaccino, il titolo di anticorpi si è ridotto di circa il 75% ma, la maggior parte dei soggetti mostrava ancora una buona risposta anticorpale: passando dalla mediana a 2 mesi di 626 AU/ml a quella a 6 mesi di 147 AU/ml. Inoltre, solo lo 0,8% (12 soggetti) mostrava una risposta anticorpale insufficiente.
Il sesso è l’età si confermavano, anche dopo 6 mesi dalla somministrazione del vaccino, determinanti della risposta anticorpale con una più marcata riduzione dei livelli di anticorpi negli uomini e nei soggetti più anziani.
Lo studio prevede ulteriori analisi dei dati allo scopo di individuare i determinanti indipendenti della risposta anticorpale ed è prevista la valutazione della risposta alla somministrazione della terza dose che da oggi è già in corso presso l’Azienda Ospedaliera-Universitaria Policlinico Umberto I.
“Il monitoraggio clinico post vaccinazione rappresenta una fase importante della ricerca medica e i risultati dell’indagine che stiamo conducendo ci permettono di associare il tipo di riposta anticorpale con variabili importanti come l’età, il sesso, la presenza di comorbidità e gli stili di vita” – sottolinea la rettrice Antonella Polimeni. “Sapienza ancora una volta mette le proprie risorse a servizio della società civile, anche grazie alla disponibilità del personale sanitario che ha colto l’importanza di questo studio: la valutazione della quantità e qualità della risposta immunitaria indotta dalla vaccinazione consente di valutare l’efficacia protettiva del vaccino”.
“Questo importante lavoro scientifico – dichiara Fabrizio d’Alba Direttore generale del Policlinico Umberto I – aggiunge un tassello importante a quanto l’Università ed il Policlinico stanno facendo a sostegno della salute pubblica nell’ ambito della Campagna nazionale di vaccinazione contro COVID-19. L’imponente macchina organizzativa messa in campo per la campagna di vaccinazione che vede i professionisti tutti schierati a difesa della salute pubblica e le significative evidenze scientifiche emerse dal monitoraggio post- vaccinazioni confermano come la sinergia tra Università e Policlinico rappresenti un valore aggiunto ineguagliabile in tema di ricerca scientifica e presa in carico dei cittadini”.