È ormai insostenibile e non più accettabile lo stato in cui versa il sistema di emergenza 118 della Regione Lazio.
La ingravescente carenza di personale dovuta al blocco delle assunzioni e della mobilità da altre Aziende sanitarie della nostra Regione rende sempre più difficili gli interventi di soccorso sul territorio regionale.
La Cisl di categoria del Lazio è dovuta intervenire sulla Direzione Generale con un Atto di Diffida e Messa in Mora per pretendere il rispetto della legge regionale 1004 che fin dal 1994 detta le regole di funzionamento ed organizzazione dell’ARES 118 del Lazio.
Sono diventate troppo ricorrenti le uscite dei mezzi di soccorso con un equipaggio a bordo composto da soli due operatori invece dei tre previsti, non solo dal buonsenso, ma dalla stessa legge. Legge che sulle province è ormai routine non rispettare a causa della drastica riduzione del personale.
Il tutto a discapito della qualità assistenziale e con gravi ripercussioni anche sulla salute degli stessi operatori che si trovano ad intervenire spesso e volentieri in situazioni difficilmente sostenibili, con tipologie di pazienti difficilmente trasportabili ed in condizioni ambientali che, soprattutto per i soccorsi effettuati nelle periferie, mettono a rischio il risultato stesso del soccorso.
Con tali carenze di organico si determinano aumenti esponenziali degli infortuni sul lavoro e/o delle malattie professionali connesse ad esempio e soprattutto alla movimentazione manuale dei carichi (MMC) dovute prevalentemente al fattore “peso e sue caratteristiche”.
E con la conclusione dell’anno giubilare della Misericordia la situazione potrà solo peggiorare. Perché allora termineranno le assunzioni straordinarie a tempo determinato e che invece sarebbe necessario trattenere in servizio o trasformare a tempo indeterminato. Non servono altre esternalizzazioni a privati con costi che superano anche quelli del servizio totalmente Pubblico.
Solo una cifra: il ricorso alle ambulanze private cosiddette no-profit in caso di necessità (sempre più quotidianità) le chiamate a SPOT a circa 1000 euro per turno non sono sufficienti e la CISL FP ritiene che non servano neanche a risolvere il problema. Serve un tavolo Regionale che affronti queste problematiche. Subito. La Regione si pronunci con urgenza.