Un gruppo di scienziati statunitensi e britannici ritiene di aver scoperto il meccanismo di innesco che porta ai coaguli di sangue nei rari casi di trombosi dopo la vaccinazione con l’AstraZeneca. Secondo i ricercatori il processo a catena inizierebbe con una proteina del sangue attratta da un componente del vaccino.
Lo studio e i risultati
Tutto avrebbe inizio con la proteina del fattore quattro delle piastrine del sangue, che verrebbe attratte come un magnete dalla parte esterna dell’adenovirus, il vettore virale usato nel vaccino anti-Covid AstraZeneca. Questo fenomeno darebbe il via ad un primo conglomerato, che poi scatenerebbe una reazione a catena del sistema immunitario che, in rari casi, può culminare in pericolosi coaguli.
Nella breve sintesi dell’articolo scientifico dello studio si legge: “I vaccini derivati dall’adenovirus scimpanzé Y25 (ChAdOx1), adenovirus umano di tipo 26 (HAdV-D26) e adenovirus umano di tipo 5 (HAdV-C5) sono fondamentali nella lotta alla pandemia di coronavirus respiratorio acuto grave 2 (SARS-CoV-2). Come parte della più grande campagna di vaccinazione nella storia, sono stati notati effetti collaterali estremamente rari non osservati negli studi di fase 3, inclusa la trombosi con sindrome da trombocitopenia (TTS), una condizione rara simile alla trombocitopenia indotta da eparina (HIT).
Questo studio dimostra che tutti e tre gli adenovirus impiegati come vettori di vaccinazione rispetto a SARS-CoV-2 si legano al fattore piastrinico 4 (PF4), una proteina implicata nella patogenesi dell’HIT. Abbiamo determinato la struttura del vettore virale ChAdOx1 e l’abbiamo utilizzato in simulazioni computazionali all’avanguardia per dimostrare un meccanismo di interazione elettrostatica con PF4, che è stato confermato sperimentalmente dalla risonanza plasmonica di superficie.
Questi dati confermano che PF4 è in grado di formare complessi stabili con adenovirus clinicamente rilevanti, un passo importante per svelare i meccanismi alla base della TTS”. Per arrivare a tale conclusione, gli scienziati hanno utilizzato una tecnica chiamata microscopio crioelettronico, che consente di avere immagini dell’adenovirus a livello molecolare.
In questo modo, hanno potuto osservare la propensione delle piastrine di finire attratte dall’adenovirus. Secondo la multinazionale biofarmaceutica anglo-svedese, con sede a Cambridge, il proprio vaccino avrebbe salvato più di un milione di vite in tutto il mondo e prevenuto 50 milioni di casi di Covid. Tuttavia, constatati i pur rari casi accertati di trombosi, l’utilizzo di questo tipo di vaccino nel mondo è stato fortemente ridotto.
Lo studio, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances, e merita particolare attenzione in relazione alle numerose segnalazioni pervenuteci da parte di pazienti che hanno manifestato le medesime conseguenze. A tal proposito, è in corso di valutazione da parte del nostro staff medico legale la possibilità di agire per il risarcimento dei danni lamentati nei casi sottoposti alla nostra attenzione.