Si comunica, nel rispetto dei diritti degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del Procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito, che i Carabinieri della Stazione di Ladispoli, al termine di un’approfondita attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia hanno dato esecuzione ad una misura cautelare personale nei confronti di un uomo 35enne, originario di Cagliari, già con precedenti, ritenuto gravemente indiziato del reato di maltrattamenti in famiglia.
Ecco cosa è successo
L’attività di indagine ha avuto origine dalla denuncia della convivente dell’indagato che ha trovato il coraggio di presentarsi presso gli uffici del comando Stazione Carabinieri di Ladispoli ed ha raccontato ai militari che la sera precedente era stata vittima di maltrattamenti e violenze fisiche, da parte del proprio convivente, mostrando i segni che le erano rimasti sul corpo.
La donna inoltre, ha raccontato che l’uomo avrebbe dato in escandescenze subito dopo aver visto alcune fotografie che ritraevano una delle loro figlie, intenta ad abbracciare e a baciare il proprio fidanzatino, custodite all’interno del suo cellulare. Relazione della quale, la donna lo aveva tenuto all’oscuro temendone proprio la reazione violenta.
La donna ha raccontato che la furia dell’uomo sarebbe stata tale da spingerla a meditare il suicidio, senza però trovare il coraggio di gettarsi nel vuoto proprio in ragione delle bambine.
L’uomo, pugile e praticante di arti marziali miste, era già assurto agli onori della cronaca per la propria violenza nell’estate dell’anno 2020 quando, unitamente al fratello e al cognato, aveva aggredito fisicamente un ex componente del loro gruppo di amicizie, reo a loro dire, di aver messo in guardia alcune ragazze dal frequentarli, malmenandolo selvaggiamente e causandogli la perdita di un occhio, fatto per il quale era stato poi condannato in via definitiva a 3 anni di reclusione.